L'oro di Napoli 
 Il boom dei bancomat della disperazione che non hanno regole 
di Paolo Ariete

L’oro di Napoli

di Paolo Ariete

Pochi , maledetti e subito. E’ questa la formula vincente dei negozi che comprano e vendono oro spuntati ovunque come funghi. Ma c’è chi dice che il boom è già dietro le spalle. Ed intanto agli Orefici…

Una volta bisognava andare dalle parti del mare, fra via Marina ed il Rettifilo, un dedalo di viuzze che girava intorno a piazzetta Orefici e dove bisognava sempre guardarsi alle spalle perché non si poteva mai sapere. Il rione era un pullulare di botteghe specializzate nella lavorazione di oro ed argento, e c’era un nugolo di gioiellerie piccole e grandi. E non erano lì a caso, alla fine del diciassettesimo secolo il Marchese del Carpio, viceré di Napoli stabilì l’obbligo di esercitare l’arte degli argentieri e degli orefici unicamente nella zona del borgo, creando di fatto un monopolio a favore di quella corporazione, che oggi si è evoluta, diventando un consorzio cui hanno aderito gran parte degli operatori orafi della città. Si andava da quelle parti per comprare, ma anche per vendere oro, per fare piccoli, grandi affari.

posillipoOggi, invece, non è più così. Siamo invasi, circondati, accerchiati di piccoli negozi dalle grandi insegne. Dal centro storico alla collina di Posillipo, dalla periferia tradizionale al Vomero. “Trattativa veloce. Massima valutazione e massima riservatezza”. Il cartello illustra efficacemente i tre grandi vantaggi che offrono oggi i Compro oro, i bancomat della disperazione. Gioielli acquistati ad un prezzo fuori mercato, con pagamenti in contanti di gran lunga anche oltre il limite consentito dalla legge e spesso senza alcuna registrazione dell’identità del venditore e senza alcuna fattura.

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Secondo una recente indagine dell’ Eurispes il bisogno immediato di liquidità e le condizioni di accesso al credito restrittive fanno sì che crescano sempre di più coloro che preferiscono la vendita del proprio oro, piuttosto che fare ricorso ad un prestito in banca. Nel 2012 circa il 28 per cento degli italiani ha venduto un bene al Compro oro, una vera e propria impennata se consideriamo che l’anno precedente erano stati l’8,5 per cento. Una escalation che fotografa in modo esemplare la crisi che attanaglia la società italiana e napoletana.

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E i “Compro oro” sono comparsi come funghi nel 2008, proprio con l’inizio della grande crisi economica: oggi sono oltre 28 mila, uno ogni 13 mila abitanti, movimentano circa 400 tonnellate di metalli preziosi, per un giro di affari stimato che supera i 7 miliardi di euro all’anno. Che è bene dirlo subito nasconde moltissime zone d’ombra e lati oscuri. Soprattutto nelle zone ad alta densità mafiosa e camorristica.

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Forse quello che dice il presidente dell’Aira, l’Associazione italiana responsabili anti-riciclaggio e consulente della Commissione parlamentare antimafia Ranieri Razzante è anche leggermente esagerato ma di certo non molto distante dalla realtà “Il 60 per cento dei negozi compie azioni illecite o criminali. Basti pensare che controllando solo 3.000 negozi si è giunti ad individuare 113 milioni di euro non dichiarati, Iva evasa per 36,5 milioni e 31 evasori totali”. Più che allarmante una nota del Senato che rende noto che solo il 30-40 per cento delle attività di Compro Oro sono “imprese di tutto rispetto, trasparenti e fondate sulla serietà professioale”, mantre il resto sarebbe fondato su attività illecite”. Insomma pieno Far West, eppure non si fa niente.

Negli anni 2011 e 2012 sono state vendute 300 tonnellate di oro per un giro di affari di 14 miliardi di euro.
Eppure secondo Nunzio Ragno, presidente dell’associazione nazionale “Tutela i Compro Oro” non è tutto oro quello che luccica il periodo d’oro è già passato. Alla fine del 2013 il numero di esercizi in funzione avrebbe subito un brusco calo (intorno al 25-30 per cento). Negozi falliti o piegati da un mercato avverso, meno favorevole.ornaL’attuale legge prevede un periodo obbligatorio di giacenza dell’oro di 10 giorni prima che possa essere rivenduto alle fonderie, al fine di consentire alla Polizia di controllarne la provenienza qualora ve ne fosse necessità. Ma c’è un modo facile e semplice per eludere ogni controllo: se il negozio chiude o cede la licenza prima che questo periodo sia trascorso è praticamente impossibile controllare la provenienza dell’oro.

Manca un ordinamento specifico, ed è un handicap enorme. La mancanza di regole non aiuta di certo affinché tutto si possa svolgere nella massima legalità. Sebbene il commercio dell’oro sia disciplinato, la normativa 7 del 2000 non si applica alle attività di “Compro oro”. Per questi esercizi commerciali non si prevedono particolari procedure di apertura, è sufficiente una licenza della Questura, né il rispetto di requisiti quali la registrazione a un albo o il rilascio della ricevuta ai clienti. Su 28 mila agenzie solo 554 sono gestite da Bankitalia, una inezia.

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La transazione avviene direttamente tra il compratore, che dovrebbe tenere un registro di carico e scarico per la merce, e il privato che deve necessariamente esibire un documento d’identità valido, anche se, di fatto, si tratta di una transazione finanziaria e non di beni, considerando che chi compra paga in denaro e rivende valuta visto che l’oro acquistato viene venduto alle fonderie per essere fuso.
C’è poi un grande paradosso, che la dice lunga. Il compro oro non è tenuto a rilasciare lo scontrino fiscale: non vende ma acquista da soggetto privato che non fattura. E tutto molto empirico. Ogni qual volta è stata fatta un’ispezione nei registri si sono trovate persone defunte, inesistenti o che non hanno mai venduto nulla. O, ancora cittadini che hanno venduto un braccialetto o una collanina, ma che si ritrovano ascritti molti preziosi. La ricettazione, con regole così elastiche, diventa facile. Nell’ultima maxi operazione nel napoletano dei carabinieri su 237 controllati sono state riscontrate una quarantina di irregolarità dall’esercizio senza licenza, al possesso di monili di dubbia provenienza, alla mancanza del registro giornaliero di carico e scarico dei preziosi, all’alienazione dei preziosi prima dei previsti 10 giorni dall’acquisto, alla mancata esposizione delle tabelle di quotazione dell’oro sino, all’uso di bilance con taratura scaduta di validità.

or11Quella dei negozi che comprano oro è una vera e propria giungla. Il prezzo che dovrebbe seguire il fixing diventa una variabile incontrollata, manca trasparenza, manca informazione.
Non tutti i negozi espongono il cartello con i prezzi di acquisto; la pesatura non sempre viene fatta sotto gli occhi del cliente né viene riferito il prezzo al grammo.
Secondo una inchiesta sul territorio nazionale svolta a Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli con lo stessa collana d’oro da 18 carati (circa 13 grammi di peso) si sono riscontrate enormi differenze da un negozio all’altro. Se riguardo alla pesatura la differenze sono state minime, la stessa cosa non si può dire dei prezzi. Anche di cento euro da un Compro oro ad un altro. E grossi sbalzi registrati anche a Napoli fra un punto vendita e l’altro.

compro-oro-usatoMa esistono delle precauzioni, per non farsi “imbrogliare”? Alcune minime accortezze ci sono. Prima di andare in negozio, misurare (al grammo) il peso dell’oggetto che vuoi vendere. Si può evitare il raggiro legato all’uso di bilance truccate. Così com’è bene controllare (internet o giornali) la quotazione della giornata dell’oro in modo da non farsi trovare impreparati dinnanzi all’offerta del commerciante.

 

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