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I separati sono i nuovi poveri
E allora fondano un partito …

di Carlo Alberto Visconti

 In Campania solo ottomila separazioni l’anno scorso. Mancano i soldi: anche separarsi è un lusso. E per “difendersi” i separati fanno un partito .

C’è un dato che deve far riflettere e che fotografa la società italiana di questi tempi. Secondo il Rapporto 2014 della Caritas sulla povertà e l’esclusione sociale intitolato “False partenze”, il 66,1 dei separati che chiedono aiuto dichiarano di non riuscire a provvedere all’acquisto dei beni di prima necessità.

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Prima della separazione erano solo il 23,7. Le motivazioni spingono queste persone a rivolgersi alla Caritas sono legate a bisogni di tipo materiale e immateriale: le difficoltà economiche (21,7 per cento), il disagio abitativo (15 ), l’impossibilità di accedere ai beni di prima necessità (cibo e vestiario 12,1 per cento); il bisogno di ascolto (13,1 per cento) e l’assistenza psicologica (12,3 per cento). Gli occupati rappresentano meno di un terzo dei separati e divorziati intervistati mentre coloro che sono in cerca di un’occupazione (disoccupati e inoccupati) sono quasi la metà ( 46,1 per cento).

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Su novantamila separazioni giudiziarie concesse nel 2012 in Italia, Napoli e la Campania sono ferme a 7.900. Ma questo non significa che il vincolo del matrimonio da queste parti è più saldo, forte.
La verità è più amara. A Napoli non ci sono i soldi per sostenere una separazione. Valentina Di Giovanni, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti in un convegno nel fine settimana ha spiegato come stanno realmente le cose. “Al Sud si resta sotto lo stesso tetto, si sceglie di fare i separati in casa, perché non ci sono i soldi, le famiglie sono monoreddito, le donne non lavorano. Separarsi significa mantenere due case, due condomini, raddoppio delle bollette … “ Un lusso che i napoletani non si possono permettere.

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Un quadra disperato, drammatico. Ed allora in Italia chi trova in una soluzione difficile, apparentemente senza via d’uscita che fa? Ma fonda un partito, è elementare. Alle prossime elezioni politiche ci sarà un nuovo simbolo sulla scheda elettorale. I genitori separati scendono in campo con Mois (Movimento Italiano Separati), che sarà presentato ufficialmente, insieme all’organigramma e al programma, il prossimo 4 aprile a Roma.

Gianluigi Lassana

Gianluigi Lassana

Madri, padri, giovani o più maturi tutti insieme appassionatamente sotto l’insegna del Mois tutti accomunati dall’esperienza, vissuta in prima persona o indirettamente, di un matrimonio fallito e dal desiderio di lavorare per migliorare una legislazione in materia di separazione e divorzio che presenta molte lacune. “Abbiamo inutilmente per anni atteso le riforme sulle tematiche della famiglia – ha detto Gianluigi Lassana segretario del Movimento dei separati, già fondatore e presidente nazionale dell’Associazione Mamme Papà Separati – Il nostro obiettivo è quello di rivedere profondamente la legge sull’affido condiviso che troppo spesso rimane sulla carta e non viene applicata nei tribunali e di dare nuovi impulsi e vigore al decreto legge sul diritto di famiglia entrato in vigore a febbraio, che rischia di rimanere solo un collage di buoni principi teorici, ma in pratica non risolve le questioni. Nel nostro movimento ci sono avvocati e professionisti competenti che stanno lavorando per presentare al Parlamento una nuova legge”.

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La domanda è d’obbligo: da che parte sta il Mois col centrosinistra o col centrodestra? “Affronteremo tutte queste questioni con gli eletti in Parlamento – ha detto Lussano che è stato candidato alle regionali in Lombardia in una lista che appoggiava Maroni- Vogliamo vedere quale sarà la nostra forza. Io ho una sensazione: faremo o un boom o un flop. O prenderemo una valanga di voti o molto pochi. Io, comunque, resterò segretario politico e non entrerò in Parlamento: non condivido l’usanza di tenere il piede in due scarpe”.
Secondo Alessandro Amadori, numero uno di Coesis Research il Movimento Italiano Separati potrebbe raccogliere tra 900 mila e 1,2 milioni di voti, equivalenti a circa il 3 per cento, se si presentasse da solo alle prossime elezioni politiche. Se invece il nuovo partito decidesse di correre insieme a una delle due principali coalizioni, la stima di voti potenziali sarebbe leggermente inferiore.
L’obiettivo, chiariamo subito, sono le politiche. Il Mois non sarà presente alle prossime europee.

 

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