nichi vendola

Il governatore è nudo

 di Gianpaolo Santoro

Il governatore è nudo. Non è la prima volta. Ma questa volta è solo. Vendola si guarda intorno, e vede il deserto. Oddio, non è che prima ci fossero masse di militanti ed un tripudio di bandiere rosse, però questa volta Nichi è davvero solo. Sinistra ecologia e libertà, si è svegliata dopo l’avventura greca, e ritornata in Italia si è accorta di essere diventata ancor più marginale. Un partito liquido. Anzi evaporato.

Claudio Fava e Gennaro Migliore sono stati i primi, due lettere hanno sancito l’ennesimo strappo a sinistra. “ Le mie posizioni sono ormai incompatibili con l’appartenenza al nostro partito e di conseguenza, vado dove mi porta la ragione” ha scritto Gennaro Migliore che era il capogruppo di Sel alla Camera.

Sono passati 93 anni dal quel lontano 21 gennaio quando al teatro San Marco di Livorno un folto gruppo di delegati uscì dal Partito Socialista, per fondare il Partito comunista d’Italia. Esattamente tre anni e due mesi dopo la Rivoluzione d’ottobre. Sono passati quattro mesi e qualche giorno dalla rivoluzione di Renzi, ed ecco l’ennesima diaspora comunista, l’ultima lacerazione. Ormai, fra poco, i comunisti faranno i congressi in un condominio.

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Nichi, l’affabulatore. “Bisogna difendere con le unghie e con i denti la nostra costituzione, la carta d’identità della nostra dignità.” Nichi, il narratore. “Noi abbiamo svegliato la Bella Addormentata nel bosco che era la nostra Puglia dopo dieci anni di stagnazione civile, economica a culturale. È stato un decennio nel quale la Puglia è rimasta orfana di una narrazione, senza visione: se manca questa non c’è capacità di narrare.” Insomma, il Vendola che conosciamo. Ed allora se Migliore è andato dove l’ha portato la ragione (e la chance di poter essere il candidato a sindaco per il centrosinistra a Napoli) Vendola continua ad andare dove, a detta sua, lo porta il cuore. “Questi sono i miei giorni più difficili. Quando una comunità si spacca, si apre una grande ferita. Per me poi Migliore era come un figlio…”

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Ed infatti il buon Migliore non ha fatto niente di diverso da Vendola. Anzi. Ne ha seguito le gesta sino alla fine. Dobbiamo fare un salto all’indietro, tornare a quel tragico 2008 che dopo la caduta del secondo governo Prodi vide stravincere le elezioni Berlusconi.

Era proprio di questi tempi, un luglio caldo ed afoso: Rifondazione comunista, che era stata la spina nel fianco del governo Prodi celebrava il suo congresso, quello del rilancio. Da una parte c’erano Fausto Bertinotti, sino ad un mese prima presidente della Camera, la vecchia gauche caviar, ed il suo pupillo Nichì Vendola,  presidente della Regione Puglia già da tre anni, il “rivoluzionario da salotto”, come l’aveva definito Armando Cossutta, uno che le cose non le ha mai mandate a dire. Dall’altra c’era  Paolo Ferrero, ministro  (alla Solidarietà sociale) prima di lotta e poi del governo dell’Ulivo, un valdese della val Germanasca, una delle aree montane della provincia di Torino, nemico giurato del capitalismo e del lusso, abituato nelle sue terre ad andare in giro con i sandali senza calze, un vecchia camicia da campagnolo ed una tracolla di cuoio di quando era ancora un ragazzo.

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Il montanaro scontroso che sfidava il presidente della Camera e il governatore della Puglia, ricercate e contese star dei salotti romani e televisivi, sembrava proprio non esserci partita. Ed in effetti Vendola e Bertinotti erano convinti di stravincere il congresso. Nichi si vedeva già segretario di Rifondazione e Fausto il gran manovratore, l’uomo che decideva, stando al di fuori della mischia, come si conviene ai leader massimi.

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Ferrero, il montanaro, vinse il congresso al grido di “meno salotti tv e più piazze”. Un messaggio chiaro, semplice, diretto. I grandi sconfitti, la presero male. “Hanno vinto cantando bandiera rossa ma sono peggio della destra!” . La proclamazione del vincitore poi, la scena madre. Tutti i delegati a favore di Ferrero in piedi a gridare “Comunismo, comunismo, comunismo!” Bertinotti e Vendola, andarono via sbattendo la porta. Lasciarono Rifondazione, come quei bambini che quando non li fanno giocare nel ruolo che vogliono prendono e se ne vanno via. Ed a volte si portano anche il pallone.

fassino, "blatera  scempiaggini" cingolate e mortali

fassino, “blatera scempiaggini”

Oggi la scena si è ripetuta, in modo meno eclatante, non c’era alcun congresso, ma con una serie di lettere d’addio. E questa volta Vendola si vede sbattuta la porta in faccia al grido di “Renzi, Renzi, Renzi!”, emigrazione di massa nel Pd nel nome della  “sinistra di governo”. Sull’opposizione al vangelo secondo Matteo, infatti, si è sciolto l’ennesimo sogno della sinistra. Migliore e gli altri hanno scelto di andare via, proprio come fece Vendola. Perché hanno voglia di dire che a sinistra si discute. La verità è che quando si è in minoranza l’insofferenza spesso e volentieri porta all’addio.

Il governatore è nudo. Ed è velenoso. Come sempre. Giampaolo Pansa ha rispolverato una vecchia rubrica, “il dito nell’occhio”, che Vendola teneva su Liberazione, il quotidiano di Rifondazione comunista. Spulciamo qua e là quello che scriveva Nichi, con fare sprezzante ed arrogante. Piero Fassino? “blatera scempiaggini cingolate e mortali”. Umberto Ranieri? “un caporalmaggiore della Nato”. Massimo D’Alema? “atlantico, cinico, con una spocchia da statista neofita”.

D'Alema, cinico con una spocchia da statista neofita

D’Alema, “cinico, con una spocchia da statista neofita”

Ma c’è di più. Il Vendola, che alla Fiera di Bari davanti alla Boldrini, ha detto “Mi dà fastidio fisico la volgarità, l’idea di poter insultare la Boldrini perché donna, il sessismo, i continui richiami ambigui:  tutto questo è insopportabile” sapete che cosa scriveva, invece, di Emma Bonino? “Un uomo chiamato Emma. Ragiona come un funzionario modello della Cia americana. Predica la non violenza degli aerei Mirage e B-52 e gli piacciono le carneficine umanitarie. È un sacerdote dell’idillio atomico. Una vipera amante delle carneficine umanitarie…” La coerenza non è obbligatoria. La decenza si.

Senato - legge stabilita' - fiducia

Bonino “un uomo chiamato Emma”

 

 

 

 

 

 

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