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Casa amara casa
Il grande flop del mattone

 di Alberto Toro

Case svalutate, tasse aumentate. Il mercato o è in ginocchio. Si torna indietro di venti anni. Il grande flop del mattone, considerato una volta bene di rifugio. La peggiore crisi degli ultimi trenta anni.

“Casa, dolce casa”. Tutto questo una volta… Ora andrebbe mutuato con “Casa, amara casa”. Una volta, i più saggi, ripetevano come un mantra sempre lo stesso consiglio. “Investire nel mattone. Un bene che non si svaluta mai…”

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Già, una volta. Ma ora le cose sono profondamente cambiate, la crisi ha travolto anche capisaldi che sembravano inattaccabili, sbriciolato certezze e sicurezze. Da sogno a incubo.   Da certezza “senza se e senza ma” a grande incognita. La casa di proprietà, soprattutto la seconda casa, da quando la crisi dell’immobiliare è esplosa, viene percepita sempre meno quale bene rifugio per eccellenza. Una svolta epocale.

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Prendendo come riferimento i dati medi nazionali, uno studio della solita puntuale Cgia di Mestre ha evidenziato che per una casa di tipo economico (categoria catastale A3), invece, la contrazione media del valore di mercato è sempre stata calcolata intorno al  15 per cento (da quasi 174.500 a poco più di 148.30 euro), mentre il peso fiscale è aumentato dell’88 per cento (da 264 a 495 euro). In questa situazione, dunque, l’incidenza delle imposte sul valore di questa abitazione è salita dall’1,5 per mille al 3,3 per mille (+121 per cento ).

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Per un’abitazione di tipo civile (categoria catastale A2) tra il 2010 e il 2014 il valore di mercato è sceso sempre del 15 per cento (da quasi 200.000 a poco meno di 170.000 euro), mentre le imposte ordinarie (cioè le imposte che generalmente sono versate da tutti i proprietari, come i rifiuti e la Tasi) sono salite appena appena del 104 per cento (da 300 a 611 euro). Un cazzotto in faccia. L’incidenza delle imposte sul valore della casa è passata dall’1,5 per mille al 3,6 per mille. Ciò vuol dire che l’incremento è stato del 140 per cento.

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“Oltre alla crisi e al crollo della domanda abitativa, dovuto in parte alla stretta creditizia praticata in questi ultimi anni dagli istituti di credito – ha osservato Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia  – il valore economico delle case ha subito un forte calo anche a seguito del deciso aumento della tassazione. Fino a qualche anno fa l’acquisto di una abitazione o di un immobile strumentale costituiva un investimento. Ora, chi possiede una casa o un capannone sta vivendo un incubo. Tra Imu, Tasi e Tari gli immobili sono sottoposti ad un carico fiscale ormai insopportabile. Tra il 2010 e il 2014 – ha rilevato Bortolussi- abbiamo assistito ad un incremento spaventoso del prelievo fiscale sulle abitazioni e, parallelamente, a una drastica riduzione del valore di mercato delle stesse. Due fenomeni di segno opposto che hanno contribuito a ridurre la ricchezza degli italiani”. ”

 

 

 

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