Lady B. La parabola del “calippo”    
 Francesca Pascale si sussurra che per Napoli punti su Cecchi Paone sindaco   
di Eduardo Palumbo, Mariagiovanna Capone e Nico Pirozzi

Lady B. La parabola del “calippo”

 di Eduardo PalumboMariagiovanna Capone e Nico Pirozzi

Sempre più spesso si sente parlare di ‘icona gay, un fenomeno che fa parte dello star system oggetto di studi di marketing. Ma cos’è un’icona gay? Semplicemente un personaggio pubblico, appartenente al cinema, alla musica, allo sport, che ha un gran numero di ammiratori appartenenti alla comunità Lgbt, acronimo di lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Facciamo qualche nome in campo femminile.

Francesca Pascale e Vladimir Lussuria

Francesca Pascale e Vladimir Luxuria

Da Madonna a Lady Gaga, da Beyoncè a Britney Spears, da Cher a Barba Streisand che è stata, anchem una paladina contro la norma nota come “Don’t Ask, Don’t Tell: “Non domandare, non dire”, un compromesso   raggiunto nel 1993 tra il presidente Clinton e i vertici militari: i gay avrebbero potuto vestire l’uniforme, ma tacendo, mimetizzandosi. Perché, secondo la legge Usa, “chiunque manifesti propensione per atti omosessuali”.

Raffaella Carra, Franca Leosini, Alessandra Sardoni, sono alcune delle icone gay italiane. E recentemente alla lista si è aggiunta anche di un altro nome: Francesca Pascale. L’incoronazione ufficiale è avvenuta al Gay Village.  Anzi c’è chi ha sussurrato prima e rivelato poi che la Francesca è proprio lesbica. Come l’attrice bulgara Michelle Bonev.

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Serata al Gay Village

Interrogata sul tema, la Pascale non si è tirata indietro. “Io lesbica? Mi state dando una notizia! Io non lo sapevo…”. Con un sorriso mette a tacere i pettegolezzi sul suo conto e afferma: “Sono qui perché so che se un giorno volessi diventare gay vorrei poterlo fare liberamente. Io – continua – mi riconosco come eterosessuale e, soprattutto, innamorata. Ma mi vergogno, a volte, del modo in cui gli eterosessuali discriminano gli omosessuali. “  E a chi le ricorda le battute omofobe del suo fidanzato Berlusconi lei replica così. “Non mi stupirebbe se Berlusconi si dicesse favorevole ai matrimoni gay. Io credo di sì ma dovete chiederlo a lui. Mi rendo conto che possano non piacere ma lui fa battute per sdrammatizzare. Non fa battute omofobe, fa battute e basta e se apre sui diritti civili ben venga. Io in ogni caso sono a favore dei matrimoni gay, delle adozioni e delle coppie omosessuali: l’amore non deve avere barriere. Mi auguro che questo possa diventare un Paese libero e democratico senza cittadini di serie A e di serie B”. Ormai parla da “leader” dei diritti civili.

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E l’incoronazione gliel’ha data la stessa Vladimir Luxuria “Francesca Pascale è una donna coraggiosa che ha un forte ascendente su Silvio Berlusconi. Il problema semmai è  Agnese Renzi. Qualcuno di molto affidabile mi dice che sia la first lady a frenare il premier sui diritti“. E siccome ha sempre avuto il pallino della politica (è stata consigliere provinciale) ora pare che voglia lanciare il suo candidato per la corsa a sindaco di Napoli. E fresca di investitura del Gay Village, il suo candidato ideale, chi poteva essere se non Cecchi Paone, recentemente in lizza (non eletto) alle Europee?

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Poliedrica, sicuramente intelligente, intraprendente e fantasiosa, ma  chi è veramente Francesca Pascale? Dal leggendario “calippone” a paladina dei “diritti civili”. Come è riuscita ad arrivare da una piccola televisione napoletana sino ad Arcore? Per sapere come sono andate le cose, come è “sbocciata” la loro storia. meglio ci affidiamo a Mariagiovanna Capone e Nico Pirozzi autori di “Francesca e il Cavaliere. La singolare storia della fidanzata di Silvio Berlusconi” (edito da Cento Autori).

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Lei, la protagonista della storia, sostiene che è accaduto il 5 ottobre 2004, nel corso di un pranzo organizzato da alcuni europarlamentari azzurri. Forse è stato qualche altro giorno, di qualche altro mese. Certamente non di quell’anno. Sicuro è, invece, che quando Antonio Tajani e suo cugino le presentano Silvio, come lei sostiene nell’intervista che rilascerà due mesi dopo essere eletta consigliere alla Provincia di Napoli, la vita dell’ex soubrette di Telecafone cambia di colpo. In meglio, ovviamente. Lei ha vent’anni, o giù di lì. Silvio, quasi cinquanta in più. Gli fa il filo da anni. “Lo seguivo come se fosse una rockstar”. Come fosse Bon Jovi, l’idolo di due generazioni di teenager, confesserà nel corso della stessa intervista. Ma quell’uomo, che potrebbe tranquillamente essere il padre di suo padre, ha ben poco in comune con l’interprete di “Always”.

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Francesca, Telecafone e “calippo”

1355923585_Non l’età, non la prestanza fisica e, cosa più evidente, è totalmente privo della fluente capigliatura. Ma ben poco importa a quella ragazzina, che poco più che adolescente ha le idee assai chiare su quello che dovrà essere il suo futuro. E le idee chiare le ha anche quel giorno. Quando all’appuntamento forse più importante della sua vita si presenta indossando una t-shirt. Una magliettina del tutto speciale, che non potrà non destare l’attenzione di Silvio. E così sarà. La marcia di avvicinamento a Silvio, il deus ex machina di Forza Italia, cominciata anni addietro forse ancora prima che Enrico Tammaro la presentasse all’allora sottosegretario all’Ambiente e coordinatore del partito azzurro in Campania, Antonio Martusciello, ha raggiunto un primo, significativo traguardo. Francesca, non ha conosciuto Bon Jovi ma qualcuno che in Italia è assai più potente e importante della rockstar statunitense: Silvio Berlusconi.

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 Nasce un’amicizia Di Silvio, diventa subito amica. Amica, sia ben chiaro, come lo sono tante altre ragazze che per accedere ad Arcore, a palazzo Grazioli o nel buen retiro di villa Certosa, non hanno bisogno del visto sul passaporto. Un passaporto, giusto per stare in tema, che le è stato concesso dal “consolato azzurro” di Napoli.

A introdurre Francesca nel salotto partenopeo di Forza Italia è Ubaldo Tritone, un attempato imprenditore napoletano assiduo frequentatore della segreteria di Fulvio Martusciello, il fratello minore di Antonio, il cui percorso politico si è fermato in consiglio regionale. Nella segreteria del recordman delle preferenze, l’esile e pimpante Francesca ci approda all’indomani della duplice debacle di Forza Italia, che ad aprile 2006 ha perso la guida del governo nazionale e, un mese e mezzo dopo, non è riuscita a scalzare Rosa Iervolino Russo dalla poltrona di sindaco di Napoli.

Una battaglia, quest’ultima, alla quale la giovanissima Francesca e il suo pigmalione Ubaldo hanno partecipato in prima persona. Lei, come candidata alla Municipalità Bagnoli-Fuorigrotta, dove mette assieme appena 83 voti di preferenza; l’altro in corsa per uno scranno nel consiglio comunale di Napoli, dove non va più in là di un misero trentacinquesimo posto, acquisito con 463 preferenze. Nelle stanze al diciottesimo piano dell’isola F-13 del Centro Direzionale, quartier generale di Fulvio Martusciello alla Regione Campania, Francesca fa conoscenza con due estroverse coetanee: Emanuela Romano, che otto anni prima è stata incoronata miss Deborah Campania, e Virna Bello, ’a braciulona di Torre del Greco.

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 Silvio ci manchi Alle tre ragazze il vulcanico Fulvio affida il compito di progettare e organizzare una serie di iniziative a uso e consumo di giornali e televisioni. L’obiettivo non dichiarato è quello di mettere in ombra la nuova dirigenza del partito. In particolare Nicola Cosentino, il neo coordinatore regionale di Forza Italia, che solo un anno prima ha silurato il fratello Antonio, per undici anni il proconsole di Berlusconi in terra di Partenope. Francesca, Emanuela e Virna, devono inventarsi “qualcosa” in grado di attirare sin da subito l’attenzione di microfoni, taccuini e telecamere. È un’afosa giornata di metà agosto, gran parte dei napoletani sono distesi ad arrostirsi al sole, ma Fulvio lavora. E, a suo dire, lavora anche Francesca. Da quale cilindro sia però uscita la folgorante idea non è dato saperlo. Certo è che quel giorno qualcuno dei due partorisce uno slogan destinato a rimanere nella storia del gossip politico: Silvio ci manchi.

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A invocare il nome del leader azzurro non dovranno essere solo i 13.538 napoletani che, pochi mesi prima, gli hanno garantito uno scranno in consiglio comunale, a cui a inizio giugno Silvio ha rinunciato, ma anche “100 donne under 30”, di cui Francesca si autoproclama portavoce. Cento fan del Cavaliere, orfane delle “sue passeggiate”, delle sue improvvisate per la città e di quel senso di libertà che trasmetteva. «È stato come sposare Brad Pitt e ritrovarsi nel talamo nuziale Clemente Mastella», ironizza la ragazza in un passaggio del comunicato stampa che la segreteria di Fulvio Martusciello fa recapitare in tutte le redazioni, in un assolato lunedì di fine agosto. Silvio, spiega la Pascale, «manca a me, alle mie 100 amiche, ai napoletani. E manca a Forza Italia che dopo le ultime elezioni comunali è stata affidata ai vecchi tromboni della politica», riservando l’ultima stoccata ai “nemici” di Fulvio. Ovvero, Nicola Cosentino, Giggino Cesaro e Paolo Russo.

FI: Francesca Pascale raggiunge Berlusconi a fine discorso

L’idea geniale Manifesti, volantini, adesivi, t-shirt e gadget vari, partoriti allo scopo di fidelizzare i napoletani al verbo berlusconiano, inondano ben presto la città. E anche la rete.Di quello slogan, a metà strada tra il nostalgico e la chiamata alle armi, Francesca diventa l’icona, prima, e la pasionaria, poi. Nel frattempo, l’ineffabile Fulvio la incorona presidente dell’associazione che porta lo stesso nome dell’estrosa intuizione. Silvio ci manchi. Un’idea “geniale”, la definisce Gianpi Tarantini, il fornitore ufficiale di escort per Palazzo Grazioli e Villa Certosa, intercettato in una conversazione allegata agli atti dell’inchiesta aperta dalla procura di Bari. Nei fatti, un richiamo efficace, passionale e incontenibile, che il fratello dell’ex coordinatore di Forza Italia in Campania ha affidato a uno slogan e a una ragazza. Quello stesso slogan e quella stessa ragazza che un giorno di fine estate del 2006 vengono ufficialmente presentati al padre padrone di Forza Italia.

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“Silvio ci manchi”, ammicca la maglia che fascia il corpo e il seno di Francesca. «Ah, finalmente ti conosco», cinguetta lui. Il ghiaccio è rotto. Francesca lo capisce. E lo capisce anche Fulvio Martusciello, che non perde tempo nel nominarla sua ambasciatrice presso la corte di Berlusconi. Con Francesca arrivano anche Emanuela e Virna, che l’ex premier conoscerà qualche giorno dopo al The Duke Hotel, l’esclusivo quattro stelle dei Parioli. Di quelle tre ragazze Silvio, come prevedibile, è entusiasta.  Entusiasta del loro lavoro; dei loro progetti; delle loro aspettative; del loro modo di pensare… E perché no, anche del loro prorompente fascino e di quella straordinaria vitalità, che lo fa sentire un ragazzino. Anche se, ogni tanto, è costretto a fare i conti con le settanta primavere che pesano sul groppone. Francesca, Emanuela e Virna a questo punto sono pronte a spiccare il volo. Non solo nella metafora ma anche nella realtà.

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Il pacchetto con l'”aria di Napoli”

L’aria di Napoli  Il 23 settembre, un sabato mattina, vengono sorprese all’aeroporto di Olbia dall’obiettivo di Antonello Zappadu, il fotoreporter specialista nell’immortalare le abitudini dell’ex presidente del Consiglio. Scendono da un Executive, un Gulfstream IV, dell’Alba servizi aerotrasporti, la flotta aerea privata del Cavaliere. Silvio è, come sempre, in forma smagliante. Vestito di blu, con l’immancabile maglioncino dello stesso colore sulle spalle. Scherza con l’ex sindaco di Olbia e i tre ufficiali di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, che sono venuti ad accoglierlo ai piedi della scaletta. Poco distanti loro tre, sorridenti e rilassate. Francesca reca in mano una grossa busta colorata. Una di quelle che danno ai loro clienti i negozi di Enrico Durazzo, l’inventore di un’altra idea geniale: “NapoliMania”. Quando arrivano a villa Certosa, Francesca porge il cadeau al padrone di casa. Lui lo apre, e dalla busta spunta un barattolo. Un barattolo molto speciale, perché contiene… l’aria di Napoli. Un gadget che, a detta di Francesca, il Cavaliere ha molto gradito.

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 Un posto di lavoro  Il 2 dicembre 2006, in occasione della manifestazione nazionale indetta a Roma dalla Casa delle libertà per protestare contro il governo Prodi, si vede passare sulla testa un piccolo aereo da turismo che traina un lungo striscione su cui campeggia la scritta “Silvio ci manchi”, firmato “Napoli”.

L’eccessiva esuberanza di Francesca, già allora gettonatissima da giornalisti e fotografi, non suscita, però, il massimo del gradimento in Emanuela e Virna. Soprattutto quando scoprono che alla presidente del club che hanno da poco fondato è stato anche trovato un posto di lavoro in via dell’Umiltà, la sede romana di Forza Italia. Un posto di lavoro ed anche un tetto sotto cui dormire. Ed è lì, nelle stanze dei palazzi capitolini del potere, che Francesca incontra un’altra bella e avvenente ragazza napoletana: Giovanna Del Giudice. L’ex “meteorina” di Emilio Fede ed ex ragazza immagine al “Billionaire” di Flavio Briatore, destinata a diventare assessore alle Pari opportunità e alle Politiche sociali della Provincia di Napoli nella giunta guidata da Giggino Cesaro. «Francesca e Giovanna sono a Roma… Manuela nei quartieri, Virna a Torre del Greco… Fatti e non parole!», ironizza Alexander in un post pubblicato sul blog di Fulvio Martusciello. È la fine dell’idillio.

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 Invidie e gelosie Le strade delle tre ragazze cominciano a divergere. Musi lunghi e sorrisi di circostanza fanno da sfondo, la mattina di sabato 17 febbraio 2007, al New Europe Hotel di via Galileo Ferraris, alla conferenza regionale dei giovani di Forza Italia. Identico scenario si ripropone due settimane dopo, il 3 marzo, al meeting organizzato dalla coordinatrice nazionale dei giovani di Forza Italia, Beatrice Lorenzin, al Palafijlkam di Ostia, dove Silvio sottoscriverà il “Patto generazionale” che, perlomeno nelle intenzioni degli organizzatori, riserverà «maggiore attenzione alle politiche rivolte alle generazioni future».

Non va meglio il 20 marzo, in occasione della conferenza stampa di presentazione del progetto “Salviamo Napoli”, ideato allo scopo di denunciare carenze e disservizi della Regione e del Comune di Napoli. A occupare la scena è, ancora una volta, solo ed esclusivamente Francesca, che per l’occasione è arrivata accompagnata dal vice coordinatore regionale del partito, Maurizio Iapicca, e dai capigruppo di Forza Italia a palazzo Santa Lucia e a palazzo San Giacomo, Cosimo Sibilia e Salvatore Varriale.

Francesca Pascale e Silvio Berlusconi in aereo con il cane Dudù

Francesca, Silvio e Dudù

La scissione del “ci manchi”  Il 25 marzo, al Teatro delle Fonti di Fiuggi, dove Berlusconi tiene il discorso di chiusura della terza conferenza programmatica degli amministratori locali azzurri, non ci sono nemmeno i sorrisi di circostanza, ma solo gelo. Ad annunciare il divorzio da Francesca è, il 15 aprile, Emanuela. L’occasione è offerta dal meeting dei “Giovani per la libertà” in programma nella sala consiliare del Comune di Villaricca. «Ieri – spiega la ragazza – mi è stato comunicato che non faccio più parte del comitato… Silvio ci manchi è cresciuto grazie alle capacità di Virna e mie, alle nostre iniziative e non alle nostre conoscenze».

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Francesca Pascale e Silvio berlusconi

Il dado è tratto. Francesca da una parte e Virna ed Emanuela, dall’altra. Dove “altra” sta per l’accoppiata Cosentino-Cesaro. Ed è sulle ceneri di un conflitto combattuto da donne ma con una regia tutta maschile, che il 16 maggio nasce il clone del “Silvio ci manchi”. Ad annunciare il lieto evento è un comunicato del coordinamento regionale, il quartier generale di Cosentino e Giggino Cesaro. «Si è dotato di una sede e di un proprio statuto il Comitato “Silvio ci manchi”. La nuova sede – si legge nella nota diffusa dall’ufficio stampa regionale di Forza Italia – è in vico Gerolomini, 13, nel centro storico di Napoli. L’iniziativa è frutto del lavoro politico di dieci giovani donne, le stesse che, nelle scorse settimane, hanno sottoscritto l’atto costitutivo dell’associazione “Silvio ci manchi”. A presiederlo è Emanuela Romano, coadiuvata dalla vice, Virna Bello».

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Tra le novità introdotte dallo statuto – chiarisce nella stessa nota la neo presidente – la più importante è quella che riguarda l’età degli iscritti. Il limite dei trent’anni, previsto dal vecchio comitato, è stato cancellato. In questo modo abbiamo aderito alle aspettative di molte donne che pur volendo partecipare alla nostra iniziativa, avevano superato l’età per poterlo fare. «Dopo una fase sperimentale e di rodaggio, in cui molte di noi si sono affacciate per la prima volta in politica abbiamo sentito il bisogno, e anche il dovere di istituzionalizzare il nostro comitato e il nostro impegno, soprattutto – aggiunge polemica Virna Bello – per difendere un marchio e un’iniziativa, tanto cara al presidente Berlusconi, da strumentalizzazioni di natura tutt’altro che politiche, che hanno accompagnato il nostro percorso rischiando di offuscare lo spirito e l’entusiasmo che, fin dall’inizio, ha guidato la nostra discesa in campo».

Ma la storia del comitato “2.0”, si direbbe oggi, sarà un’altra storia. Totalmente diversa da quella del primo “Silvio ci manchi”.

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