di Alberto Toro
Tutto come previsto, il Consiglio d’amministrazione dell’Alitalia ha deciso e designato Luca Cordero di Montezemolo presidente della nuova compagnia. Il ceo di Etihad, James Hogan è stato invece designato vicepresidente.
L’assemblea chiamata a ratificare l’operazione e le nomine è stata fissata al 20 novembre in prima convocazione e al 26 novembre in seconda. Tutto bene, quindi, un bel sospiro di sollievo. La nomina dovrebbe arrivare, infatti, dopo l’approvazione della fusione da parte delle autorità europee, attesa entro il 17 novembre. Sempre dopo il disco verde di Bruxelles è atteso il passaggio di consegne al vertice da Del Torchio a Silvano Cassano, ex manager Benetton e Sea, già designato come nuovo amministratore delegato.
Nella nuova Alitalia verrà conferito un ramo d’azienda pari a 550 milioni: 401 si riferiscono al capitale, 149 al sovrapprezzo. Etihad sborserà 387,5 milioni in aumento di capitale pari al 49 per cento. Oltre a Del Torchio in uscita anche il cfo Paolo Amato: il timone andrà a Massimo Brunelli (ex Enel, Telecom Italia e IdeaFimit).
Montezemolo, quindi. L’uomo del trasporto: auto, treni ed ora anche aerei, alleluia. Però colpisce subito una cosa, al presidente della nuova Alitalia delle hostess e del velo non è stata conferita alcuna delega operativa. Insomma potere operativo nessuno.
Sarà l’uomo charme dell’Alitalia, ambasciatore di un made in Italy ferito a morte in questa nuova compagnia aerea di bandiera. “Seduttivo ma diffidente, un largo sorriso malizioso si stampa subito su quella faccia affilata, dall’occhio liquido, sormontata dalla famosa capigliatura da insidiatore di femmine…” ha scritto Salvatore Merlo su il Foglio, ed è questo Montezemolo, molta immagine e non sempre molta sostanza visto come sono andate alcune grandi “cose” passate dalle sue mani, dallo sfascio d’Italia all’ultima impresa di Italo, treno su un binario agonizzante se non proprio morto a sentire i conti dell’azienda.
Sarà il presidente mondano Luca, chissà forse anche fra aerei e carrelli vorrà i padiglioni creativi come alla Ferrari, i giardini, le piante all’interno anche della catena di montaggio, persino nella fonderia. Il Financial Times premiò la Ferrari come ‘The best workplace in Europe’”. Chissà. Peccato che alla Ferrari ormai da tempo il problema non era più vincere, ma perdere con dignità. “Io amo l’Italia e volo Alitalia”, ricordate? Questo era lo slogan di Berlusconi quando lanciò la cordata di imprenditori patrioti, i cosiddetti capitani coraggiosi? Speriamo vada meglio. Certo di patriottico c’è rimasto solo il ciuffo di Montezemolo. Ma tant’è, ormai…