di Eduardo Palumbo
Mentre le votazioni che non contano si susseguono, mentre Rosi Bindi piange dalla contentezza per la ritrovata sinistra democristiana, mentre in Sicilia, si comincia a far festa, mentre per l’ennesima volta Luca Lotti e Renato Brunetta battibeccano sul Patto del Nazareno, proviamo a fare un piccolo ragionamento ed un passo indietro.
Come si sa Sergio Mattarella è giudice della corte Costituzionale, veste di nero e risaltano ancora di più i suoi capelli bianchi, cioè è uno di quei quindici giudici che tredici mesi fa ha dichiarato incostituzionali il premio di maggioranza senza soglia e le liste bloccate, praticamente azzerando i due perni del cosiddetto Porcellum. Il premio di maggioranza previsto secondo la Consulta “è foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione della lista di maggioranza relativa, in quanto consente ad una lista che abbia ottenuto un numero di voti anche relativamente esiguo di acquisire la maggioranza assoluta dei seggi”. Per questo “si può verificare in concreto una distorsione fra voti espressi ed attribuzione di seggi” che “assume una misura tale da comprometterne la compatibilità con il principio di eguaglianza del voto.
Per farla breve: ci si può far eleggere Presidente della Repubblica da un Parlamento che si è giudicato con una sentenza scritta insieme ad altri quattordici “ermellini” incostituzionale? Un interrogativo non di poco conto per un presidente che viene dipinto come scrupoloso, rigoroso, attento difensore della Costituzione. Il Garante della costituzione. Con la garanzia scaduta. Paradossi italiani.
Due votazioni, due fumate nero. Il pilota automatico ha fatto il suo dovere, il rito è andato avanti fra candidati di bandiera e dilettanti allo sbaraglio. Routine.
E alle cinque o poco più della sera, Renzi è sceso nell’arena. “Finite le prime tre votazioni, siamo arrivati al momento chiave. Siamo di fronte alla concreta possibilità che una personalità autorevole e stimata da tutti, un servitore dello stato come Sergio Mattarella, diventi il Presidente della Repubblica con un voto ampio di settori della maggioranza e dell’opposizione parlamentare. Non è una questione che riguarda un solo partito: la scelta del Capo dello Stato interpella tutti senza distinzioni. Per questo auspico che sul nome di Sergio Mattarella – Presidente della Repubblica di tutti gli italiani – si determini la più ampia convergenza possibile per il bene comune dell’Italia”.
Un appello, come logica vuole. Di prassi, niente di più, niente di meno. Neanche un accenno, una parola sulla maggioranza di governo. Sulle maggioranze variabile che Renzi ha lanciato nella politica italiana. Una per il governo (con Ndc), una per le riforme (con Forza Italia), una per il Presidente della Repubblica (con Sel). Questa vince, questa perde:e poi dicono che il gioco delle tre carte è una specialità prettamente napoletana…
La notte è lunga. Le riunioni si susseguono, la serata è di quelle fredde. La Roma dei conclavi, vive la sua ennesima lunga febbrile notte di consultazioni. Il portone del Colle più alto è ancora chiuso.