di Eduardo Palumbo
Impresentabili. Ecco i nomi individuati dall’Antimafia in Campania: il candidato presidente del Pd Vincenzo De Luca, Antonio Ambrosio di Forza Italia, Luciano Passariello di Fratelli d’Italia, Sergio Nappi di Caldoro presidente, Fernando Errico di Ncd, Alessandrina Lonardi di Forza Italia, Francesco Plaitano di Popolari per l’Italia, Antonio Scalzone e Raffaele Viscardi entrambi di Popolari per l’Italia. Poi: Domenico Elefante di Centro democratico-Scelta civica, Biagio Iacolare dell’Udc, Carmela Grimaldi della lista Campania in rete e Alberico Gambino della lista Meloni Fdi.
Diffusa la lista degli impresentabili il Pd impazzisce, mille schegge velenose. Schiumano rabbia molti dirigenti del Partito democratico e, ancor più, molti renziani. il presidente Pd Matteo Orfini, “non ho mai avuto un buon rapporto con De Luca. Ciononostante, quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile. L’iniziativa della presidente della commissione Antimafia ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla”. Poi in fila intervengono tutti i più fedeli del presidente del Consiglio.
Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone ha rincarato la dose: “La commissione Antimafia non può essere usata per vendette politiche. È uno strumento troppo importante, non può essere svilito così. Interviene anche Pina Picierno: “Non capisco in base a quale criterio”, scrive sempre sui social network, “una commissione parlamentare si arroghi il diritto di distinguere i buoni dai cattivi a poche ore dal voto
Eppure soltanto otto mesi fa, la Commissione antimafia propose un nuovo codice di autoregolamentazione, applicabile non solo alle elezioni ma anche a tutte le designazioni negli enti pubblici. Il nuovo codice, al fine di combattere con più efficacia l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle assemblee elettive, rendeva uniforme il sistema e lo rafforzava, ampliando le fattispecie che precludono la candidatura.
Aderendo a questo codice, i partiti si impegnavano a non candidare (o sostenere, anche indirettamente) coloro che avevano ricevuto condanna anche non definitiva, citazione diretta a giudizio o misure di prevenzione personali o patrimoniali nonché coloro che si trovavano in stato di latitanza o di esecuzione di pene detentive. E la Commissione antimafia, nell’ambito dei suoi poteri di inchiesta, avrebbe dovuto controllare sulla rispondenza delle liste elettorali ai criteri dettati dal codice di autoregolamentazione.
“Mai visto dibattito così autoreferenziale e lontano dalla realtà come quello sui candidati “impresentabili”. Perché sono pronto a scommettere che come tutti sanno ma nessuno ha il coraggio di dire nessuno di loro – nessuno! – verrà eletto. Sono quasi tutti espressioni di piccole liste civiche” così aveva detto Renzi in mattinata. Ma si era dimenticato di De Luca.