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Diego, chiedi scusa

di Ernesto Santovito

Era metà settembre quando Diego Armando indossò di prepotenza la vecchia camiseta azzurra e volle dire la sua, nel solito modo guasconesco, perché non ne conosce altro. E fu un atto d’accusa. “A Sarri hanno fatto un regalo di compleanno grandissimo. Io avrei tenuto Benitez. Qualcuno ha sbagliato e stiamo vedendo sul campo lo sbaglio che hanno fatto. Questa  squadra mi ricorda il mio primo Napoli, quando lottavamo per evitare la retrocessione e questa è la mia grande paura…” Una profezia di sciagura. E “Maradonna  t’accumpagna”...

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E’ passato poco più di un mese, il Napoli di Sarri ha sbrigato senza patemi la pratica Palermo, ha realizzato trentadue gol in tredici partite, più una manciata abbondante di pali, tre vittorie di fila in Europa League, imbattuto dalla seconda di campionato, sommerse di gol Lazio, Milan, Bruges, Midtjylland, battute Juventus e Fiorentina, secondo posto in classifica in concomitanza con la spumeggiante Fiorentina e la coriacea Inter, a due punti dalla Roma capolista e con i campioni d’Italia staccati di nove punti, laggiù nell’abisso della mediocrità.

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Hamsik e Insigne

Farebbe bene a far risentire la sua voce il vecchio Maradona, potrebbe chiedere scusa, dire di essersi sbagliato, assumersi le responsabilità di una diagnosi sbagliata, superficiale, ingenerosa e, soprattutto, inopportuna.  Non era quello il momento di parlare, di creare polemiche in ambiente depresso e esplosivo.  Ma non chiederà scusa, il vecchio campione, potete scommetterci. Fuori campo non  è mai stato un campione.

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Sarri e Higuain, patto di ferro

Il Napoli col solito inarrestabile Higuain (dodici gol nelle ultime nove partite fra campionato e Uefa) ha steso, frastornato e stordito il Palermo che  prima di arrivare al San Paolo lontano da casa aveva raggranellato due vittorie e due sconfitte, insomma non proprio una vittima sacrificale. Ma questo Napoli al momento appare un gradino più su di tante squadre. Una squadra equilibrata, con un attacco atomico ma, finalmente, con una difesa accorta, attenta, sicura, appena otto gol subiti, la seconda del campionato, peggio solo di quella dell’Inter, sette reti appena subite.

Da una parte l’umile, ombroso, Sarri dall’altra un Higuain rigenerato, voglioso, caricato, non più il puntero triste dell’anno scorso. E’ Gonzalo il leader di questo Napoli, il patto siglato tra allenatore e centravanti, è la vera chiave di questa sinfonia di azzurra. Sarri invoca equilibrio non vuole sentire parlare di scudetto. Quell’equilibrio che ancora manca a Lorenzino il Magnifico che alla sostituzione si è lasciato andare ad una piccola, ma plateale, inutile contestazione.

 

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