Rome's Mayor Ignazio Marino

Il sindaco pinocchio se ne va

 di Eduardo Palumbo

Se ne è andato. O meglio l’hanno cacciato. Roma non ha più un sindaco. Ammesso che l’abbia mai davvero avuto. Marino si è dimesso. Sempre più isolato, abbandonato anche da Orfini e dal Pd romano, che ha minacciato una mozione di sfiducia, non poteva fare altro. Il tutore, la nuova giunta, i senatori di supporto, un bel pezzo di partito che si è tappato gli occhi e turato il naso: non è servito a nulla. E soprattutto la città ridotta ad una gruviera, sporca, brutta e cattiva. Ed i romani che ormai non lo volevano neanche più sentire nemmeno nominare. E’ la fine dell’impero del marziano travolto dalle sue stesse bugie. Una fine ingloriosa. Un Paese serio avrebbe commissariato il comune di Roma.

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Non doveva finire così. In nessuna altra grande capitale sarebbe finita così. Davanti ad una vicenda drammatica e scandalosa come Mafia Capitale che coinvolgeva trasversalmente il Campidoglio, non c’era altra soluzione che il commissariamento. Le novecento pagine della relazione Gabrielli provavano  la connivenza degli uomini dell’ex sindaco Alemanno ma anche un chiaro, netto coinvolgimento anche dell’attuale amministrazione. Compresi diversi dirigenti nominati da Marino.

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Un caso emblematico, sottolineato nella relazione della Commissione, è quello del capo Dipartimento Ambiente Gaetano Altamura, (l’autore della direttiva-approvata senza colpo ferire dalla giunta- sugli appalti da assegnare con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa: il meccanismo attraverso cui le cooperative di Mafia Capitale riuscivano ad aggiudicarsi le gare) finito ai domiciliari con la seconda tranche di Mafia Capitale. Si doveva sciogliere per Mafia il Comune di Roma. Qualsiasi altro Comune sarebbe stato sciolto per molto meno.

Roma: centrodestra unito in piazza Campidoglio, "dimissioni"

E’ finita nel modo peggiore. Minata ulteriormente la credibilità della politica, esploso il “mondo di mezzo”, la piovra della corruzione nel cuore del Campidoglio così come in periferia, un sindaco pinocchio, che ha vissuto di bugie e di spiccioli di note spese, il Forrest Gump della politica finito indagato per peculato (tutti gli scontrini in Procura, cominciate le prime verifiche). Vano l’ultimo disperato di tentativo di restituire i soldi della carta di credito e quello sconsiderato “ho deciso di regalare alla città i soldi spesi per le pubbliche relazioni istituzionali”. L’ultimo clamoroso autogol di un sindaco masochista.  Che neanche le multe della sua Panda rossa voleva pagare.

MESSAGGIO A MARINO, NEL PD SCOPPIA IL CASO CAMPIDOGLIO

C’è anche tanto veleno in questo ultimo colpo di scena. A cominciare dalla coda. In un lungo messaggio Marino ha detto tra l’altro che “sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta.”

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La famosa panda rossa

 “Presento le mie dimissioni – ha detto il sindaco di Roma – Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche. Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni. Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio.”

Il sindaco pinocchio se n’è andato. Ma minaccia di non andarsene. “Vado ma forse torno”. Oppure “Cado ma mi tiro giù tutti…” dal forte retrogusto di minaccia, di ricatto. A chi si riferisce, sa qualcosa di scottante? Un psicodramma ormai diventata una farsa. Diceva Ennio Flaiano “La situazione politica in Italia è grave ma non è seria.” Come dargli torto?

 

 

 

 

 

 

 

 

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