Donald Trump in Palm Beach, Florida

L’irresistibile tycoon anti tycoon

di Emiddio Novi

Ancora incidenti, tensioni, arresti ai comizi di Donald Trump, il tycoon repubblicano nella corsa alla Casa Bianca. A Phoenix arrestare tre  persone, alcuni manifestanti bloccavano l’autostrada con cartelli sui quali c’era scritto ‘Dump Trump’, ‘Must stop Trump’, ‘Shut Down Trump’. A Tucson un contestatore che indossava un cappuccio bianco stile Ku Klux Klan è stato malmenato da un fan di colore del mecenate. A Chicago sospeso addirittura il comizio per ragioni di sicurezza. Il ciclone Trump si è abbattuto sulle presidenziali Usa

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I rinnegati che controllano il partito repubblicano e che si oppongono a Trump dicono che l’immobiliarista non fa parte della tradizione, della cultura e persino dell’antropologia consuetudinaria del partito. Roger  Stone, uno dei pochi repubblicani che non rinnegò Nixon, ritiene il contrario.

Trump è il classico repubblicano che non è stato corrotto e fidelizzato dalla grande finanza. Vuol proteggere l’economia e il lavoro americani dall’incontrollato liberismo commerciale imposto dalla speculazione mondialista. Sulle questioni sociali è collocato su posizioni populiste.

 Roger Stone

Roger Stone

Il suo target elettorale è la classe lavoratrice. Gli operai patrioti dei suoi cantieri che nel centro di New York scendevano dalle impalcature per malmenate i pacifisti che inneggiavano alla resa in Vietnam sono i suoi eroi. “I ricchi mi odiano, i lavoratori mi amano”, dice. E a giudicare dalle masse straripanti dei suoi raduni i suoi avversari devono prendere atto che certo Trump su questo non mente.

Meet The Press

Pat Buchanan

Pat Buchanan, definito dai media un nostalgico portabandiera del paleoconservatorismo repubblicano , da decenni viene irriso nel suo stesso partito per il suo mai rinnegato protezionismo e per la sua ventennale opposizione al mondialismo, e nelle primarie repubblicane era recluso in uno spazio irrilevante, tanto da spingerlo a candidarsi contro Bush figlio per trovare un po’ di spazio per le sue idee.

Questa volta non ci pensa proprio a sottrarre a Trump quelle centinaia di migliaia di voti che potrebbero rivelarsi decisivi per portarlo alla Casa Bianca.

George Nash

George Nash

George Nash, uno storico del conservatorismo americano dalla innegabile autorevolezza, sostiene che Trump rientra a pieno titolo nella tradizione del partito repubblicano.

Anche se dopo la caduta del muro di Berlino si tratta di idee che sono nettamente diverse e a volte in contraddizione con quello che era il conservatorismo di Reagan e di Bush padre. Trump sta rifondando il partito su posizione isolazioniste, non è interessato alla difesa o alla conversione dei popoli a un astratto modello di democrazia di modello anglosassone, è nazionalista, contrario a ogni apertura verso l’immigrazione, favorevole alla copertura integrale dell’assistenza sanitaria e per nulla ostile a un governo forte e interventista.

Ross Perot

Ross Perot

Insomma si tratta di un ritorno a quella che era l’ortodossia repubblicana prima della guerra fredda provocata dagli errori di Roosvelt. I repubblicani americani nel 2002 si limitarono a maledire la scissione di Ross Perrot che portò alla vittoria uno sconosciuto governatore dell’Arkansas sostenuto e finanziato dai banchieri di New York. Venti anni fa nessuno prese sul serio la grande ondata populista del partito riformista di Ross Perrot.

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C’era davvero di tutto in quel partito. Da Pat Buchanan anti globalista e protezionista a David Duke, ex capo del Ku Klux Klan,  sino alla alla comunista Leonora Fulani.

Trump condivise quella battaglia un po’ folle di Ross Perrot contro l’establischment di Washington.

David Duke

David Duke

E da allora si convinse che i vertici del partito repubblicano avevano irresponsabilmente sottovalutato la componente populista. Anzi la utilizzavano, come nel caso del conservatorismo compassionevole di Bush figlio, per poi annegarla nell’interventismo americano in Irak e Medio Oriente teorizzato dagli intellettuali neo conservatori, ex comunisti troschisti, che volevano imporre ovunque con la forza il modello di democrazia ed economia anglosassone.

Passano 15 anni e l’America populista vuol riprendersi il diritto alla parola che le fu concesso da Ross Perrot. Sono decine di milioni di americani che per anni non hanno avuto un minimo diritto di rappresentanza politica e sociale.

Chicago, annullato il comizio di Trump dopo le contestazion

La turbofinanza con la sua ferocia nichilista ha rafforzato questa opposizione radicale. Trump potrà anche essere sconfitto dalla grande alleanza democratico-repubblicana. Ma gli Stati Uniti non saranno più quelli che hanno assistito alla distruzione del ceto medio e all’immiserimento della classe operaia senza reagire.

Quel tempo è stato archiviato da un eccentrico e coraggioso immobiliarista che ha avuto il coraggio di esporsi persino contro i banchieri che danno ordini anche al presidente Obama.

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