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I terremoti uccidono

di Corrado Ocone

Caro Vescovo di Rieti, sono un po’ sorpreso che anche lei soggiaccia alla mitologia naturalistica: quella di chi ci vorrebbe, a noi umani, parti della natura fra le altre. Frutto casuale anche di terremoti o sommovimenti tellurici, come ha detto nella sua dolorosa omelia ad Amatrice. Nel nostro mondo il naturalismo domina, e tanto più domina quanto più si è perso lo spirito del cristianesimo. Democrito, Epicuro Lucrezio, Machiavelli, il grande nostro poeta Leopardi erano tutti naturalisti, in un modo profondo e serio, con un afflato direi quasi religioso, al contrario di noi oggi. Ma erano tutti atei, anticristiani

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Ci ha pensato? Erano pessimisti, come suol dirsi, o realisti, come loro volevano. Non avevano la speranza che lei, cristiano, predica ogni domenica dall’altare.

Quegli autori, proprio perché seri e profondi, li amiamo, li rispettiamo, li studiamo. Ma di più non possiamo noi cristiani, credenti come lei o non credenti come me. Quel che non possiamo accettare è la loro “filosofa”. Almeno se vogliamo restare fedeli al Cristo che ci ha insegnato che siamo il centro di tutto il creato e che siamo stati chiamati a dominare il mondo e a non ridurci ( come le bestie, con rispetto parlando) al suo livello.

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Monsignor Domenico Pompili

Ci ha detto che il nostro primato è dovuto al fatto che siamo essere dotati di una coscienza e di un’anima e, in quanto tali, siamo “fatti a immagine e somiglianza di Dio”. A somiglianza non della natura, ma del nostro Signore. Il quale, il Dio di Abramo, disse ad Adamo ed Eva di andare, moltiplicarsi e dominare la natura con la loro progenie. E così è stato.

Un aeroplano che vola, un ingegnere che costruisce un ponte, un genetista che manipola gli stessi elementi essenziali della vita risponde, che lo sappia o no, a quell’impulso originario. Come si fa a non capire che la scienza, la tecnica, persino l’individualismo, che non è affatto una cosa in sé cattiva, sono il portato di quell’afflato originale? Che siamo tutti figli della tradizione giudaico-cristiani noi Occidentali, più o meno secolarizzati?

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Grandi e immense cose sono nel mondo, degne di ammirazione, ma le cose più grandi e le più vaste distese sono in noi stessi, in “interiore nomine”.

Ci sarebbe mai l’essere, la natura come oggi anche lei la chiama, senza la coscienza che la porta alla luce? E può mai essere la coscienza un prodotto della natura, se questo fatto possiamo esprimerlo solo attraverso un pensiero, cioè attraverso di essa?

Non era Agostino, vescovo come lei ma di una città del nord Africa, Ippona, che ci diceva già tutto ciò? Non si accorgono i naturalisti, che partono dai contenuti della coscienza e non dalla loro condizione di possibilità, cioè dalla coscienza stessa, di autocontraddirsi?

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Eminenza, perché anche lei butta all’aria questa profondità e solenne cultura del cristianesimo, la nostra cultura? Perché si arrende allo spirito poco riflessivo dei tempi? Lei ha detto che non uccidono i terremoti, ma le opere degli uomini.

E invece no: i terremoti uccidono e l’unica salvezza sta nell’operato degli uomini. Almeno di quelli di buona volontà, che lei, sono sicuro, ama e pascola nel suo gregge. La saggezza popolare, d’altronde, lo dice anche ai funerali, nelle occasioni tristi come quella di ieri. Chiede, a chi è rimasto in vita, non fiori, ma opere di bene. Cioè non prodotti della natura, ma i prodotti migliori di cui la nostra azione sa essere capace.

 

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