14330894_10209254631196105_465802842_n

Nella terra dei pitbull

 di Enzo Ciaccio

Il governatore della Campania Enzo De Luca dà fuori di matto augurando loro ai parlamentari M5s di “finire ammazzati”; il sindaco di Napoli de Magistris esorcizza gli innumerevoli episodi di violenza urbana che si accavallano H24 chiedendo a gran voce che si organizzino da lui le Olimpiadi che Roma rifiuta. Se non fosse un dramma che ci strappa la pelle, sarebbe da ridere.

Napoli psichiatrica. Questi sono matti. O sono in malafede. Ce lo conferma lo stato delle periferie, dove di “normale” è rimasto poco o nulla. A chi vuol fare una passeggiata in via Epomeo, quartiere Soccavo, “si consiglia” di chiedere prima in giro a che ora ci saranno le “stese”, cioè quando i guaglioni della nuova camorra si metteranno a sparare in strada.

6tvlqvSei “stese” in due giorni. Qualche tempo fa. Un record, qui alla periferia Ovest di Napoli. In strada, lungo la via dell’Epomeo che ospita 700 negozi, si contano a decine i bossoli deformati. Altri sono conficcati nei muri delle abitazioni circostanti: in una camera da letto. Sul divano di un soggiorno. In bagno o nella cameretta dei bambini.

Altri ancora sono esplosi sul cruscotto delle auto in sosta. E contro le saracinesche dei negozi chiusi. Maledetti…”, sibila Oreste P., 47 anni, salumiere, “a casa di mia sorella per poco non hanno colpito i nipotini…”

122800785-ce1d6cd7-e5f7-46ab-9411-8d9cbe57ce63

Sei “stese”. In due giorni. A Soccavo, quartiere da 80 mila abitanti a ridosso del rione Traiano (piazza di spaccio di valenza europea), nessuno più si ferma ai semafori. Per paura dei proiettili, “vaganti” o no che siano. I residenti vivono da settimane come in stato di guerra: non si esce di casa a piedi, se non in alcune ore (e quando sia proprio inevitabile).

Per la spesa, meglio la provvista settimanale. Con la consegna a domicilio. A casa si rientra prima dell’imbrunire (e della chiusura dei negozi). Ai bambini è vietato recarsi in palestra o a casa degli amichetti. Agli anziani, il parroco ha concesso (“su accorata richiesta”) che l’orario della messa vespertina venga anticipato a prima del tramonto. E c’è chi, prima di uscire, calza scarpette da ginnastica perché – sussurra – “così è più facile fuggire se mi sparano addosso”.

pitbull3Come in una zona di guerra. Anzi, peggio. Raccontano che nel quartiere delle “stese” il segnale che “si sta per sparare” viene dato tramite i cani pitbull in dotazione alle famiglie di camorra. Pochi minuti prima che si “aprano le danze”, le temibili bestiole vengono condotte in strada e lasciate libere di scorrazzare lungo i marciapiedi. La gente li vede. “Hanno sciolto i cani!”. E capisce che è l’ora di rinchiudersi in casa.

Nota un residente: “Risulta che i cognomi delle famiglie che possiedono questi pitbull siano da tempo noti alla prefettura di Napoli. Come noti sono i cognomi delle famiglie a rischio che occupano le case (pubbliche) dell’Iacp (istituto autonomo case popolari) e del Comune di Napoli da dove partono le stese. Si sa tutto, ma finora nessuna istituzione ha ritenuto di intervenire: chi sa perché?”.

Agguato a Napoli, ucciso colpo in testa, ferito fratelloE la guerra continua, impunita più che mai. C’è chi distribuisce (di contrabbando) una sorta di “lasciapassare”, cioè strani foglietti (con su scritta una incomprensibile sigla) che dovrebbero preservare chi li ostenta (ma in che modo, poi?) da eventuali rischi da sparatoria targati kalashnikov.

camorra-polizia-napoli-proiettili-6Sei “stese”. In due giorni. E non la smettono mica. E prima e dopo, altri innumerevoli raid consumati in strada, tra la gente in fuga disperata e persa. Si spara a ogni ora. Per dimostrare “chi è il più forte” alla banda nemica e alla gente del quartiere.  “La “stesa”  – confida Alberto, 19 anni, che abita in zona-  è una prova di forza. È atto dimostrativo. È sputo in faccia alla banda avversa affinché si sottometta e stia al gioco”.

In  “gioco”, tanto per cambiare, c’è il controllo delle piazze di spaccio. Cocaina, soprattutto. E poi, il resto. Un business milionario, che – dopo l’arresto di molti tra i boss dominanti – è finito nelle mani di bande di ragazzotti senza arte né parte e senza neanche capi cui dare conto. Ciascuno ora “spara” per sé. E contro tutti gli altri.

6tvlqvaldrr19255s

Baby Gomorra Racconta Carmelo S., insegnante: “Trattasi per lo più di giovanissimi, esaltati, semi-analfabeti. E inzuppati di Gomorra, sguardi alla Genny e Ciruzzo e cocaina”. Il prof continua: “Molti fra loro non sono mai andati a scuola, neanche a quella sui tetti dove si imparava a ubbidire e a sparare mirando alle parabole di Sky. Né hanno mai affrontato la fatidica prova di coraggio, cioè la capacità di non fuggire mentre il maestro spara contro l’allievo che indossa il giubbotto salva-vita”. Racconta un inquirente: “Le bande durano pochi giorni, poi si sciolgono e si ricompongono in altre forme per poi frantumarsi di nuovo in una gemmazione schizoide e senza fine”.

C’era un volta la faida, per affermarsi e prevalere tra i clan in lotta. E adesso? “La faida”, spiegano due ragazzotti in moto, “costa troppo. Uccidere è impegnativo. E non fa dormire di notte. No, per sfidare il mondo è meglio la stesa. È roba facile. Veloce. Risparmiosa. La stesa non prevede vittime. Però, neanche le esclude. Se capita, trattasi di un danno collaterale. Il rimorso così fa meno male».
camorra-polizia-napoliUn Far west, senza sceriffi né bandiere. Una gara a chi si fa più cattivo, terrorizzando i nemici ma anche chi vorrebbe solo vivere in pace. Da una parte, i guaglioni del rione Traiano, legati (ma poco) alle famiglie più tradizionali della droga. Dall’altra, quelli delle case in via Palazziello a Soccavo vecchia, area densa di topaie, amianto e palazzine popolari: è qui l’epicentro delle “stese”, è qui che si contende il ‘primato” a quelli di Traiano nel mega-business degli stupefacenti.

montesanto-190x130

In moto con il mitra “Le stese”, ribadisce un residente, “servono a segnare il predominio sul territorio. E a stabilire chi comanda”. In due su una moto, i caschi, le pistole, il kalashnikov o i mitra stretti in pugno. Il blitz è un lampo: dura pochi secondi, si consuma durante la chiusura pomeridiana dei negozi o di sera dopo l’imbrunire.

Una sgommata, due o tre raffiche sparate a casaccio e via ri-sgommando sulla moto per disperdersi nel dedalo delle stradine laterali. In quegli attimi, è meglio non restare affacciati al balcone. O trovarsi sulla traiettoria sbagliata.

pina tommasielli

Pina Tommasielli

Già, ma come si sopravvive, nel quartiere delle “stese”? E come cambia lo stile di vita quotidiano della gente normale quando, pur non essendoci alcuna vera guerra in atto, ciascuno rischia a ogni istante la pelle? Pina Tommasielli, ex assessore comunale e medico di base, vive a Soccavo ed è ogni giorno a contatto con una marea di pazienti. Un’antenna ultra-sensibile, nel quartiere delle “stese”: “È un calvario”, racconta, “che dura da settimane, anzi da mesi. Tra i miei pazienti, specie tra i soggetti più anziani che sanno che avrebbero grosse difficoltà a fuggire in caso di sparatoria, noto più stati di ansia, crisi di nervi, somatizzazioni anche fisiche. E tante nevrosi che prima non riscontravo: gli anziani vivono tappati in casa, isolati gli uni dagli altri. Per colpa delle stese, è stato loro sottratto il piacere di incontrarsi al bar o al parco per scambiare due chiacchiere”. La dottoressa aggiunge: “Chi spara ha bisogno del vuoto. E delle assenze. Si spiegano così anche le continue aggressioni contro gli autisti degli autobus per indurli a cambiare percorso: i capannelli di gente alle fermate e il chi sale e il chi scende danno molto fastidio ai mercanti di droga”. E continua: “Via dell’Epomeo, con i suoi 700 negozi, è la seconda arteria commerciale di Napoli: le vendite, da quando qui si spara ogni giorno, sono calate paurosamente. Il danno economico, difficile da quantizzare, è di sicuro assai rilevante per l’intera città”.

e76d3f5a1e9c729d04b3810939633a28-k3nd-u10601113227668rrh-700x394lastampa-it

La protesta dei fantasmi  Protestare? E come no. A maggio 2016 furono proprio i commercianti a supplicare i comitati locali affinché organizzassero una manifestazione contro le “stese”. Peccato che poi proprio loro, per paura, non si presentarono al corteo, limitandosi a ringraziare chi si era sovraesposto e a sbirciare la protesta da dietro le finestre chiuse.
A un’altra manifestazione si sono ritrovati in 50. Una ragazza, invece di scusarsi per l’assenza, così ha scritto agli organizzatori: “Chiederci di metterci la faccia sfilando a viso aperto dietro striscioni che sfidano la camorra vuol dire essere incoscienti o finti ingenui perché nel clima che stiamo vivendo ciò vuol dire mettere seriamente a repentaglio la nostra incolumità. Se i politici non se ne sono ancora accorti, è il caso di far loro notare che qui a Soccavo si spara per molto meno”.

 (Enzo Ciaccio, Lettera43)

 

 

 

 

CondividiShare on Facebook0Tweet about this on TwitterPin on Pinterest0Share on Google+0Share on LinkedIn0Email this to someone

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Altri post dello stesso Autore