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Il Si all’oligarchia

di Emiddio Novi

Con la vittoria del sì al referendum l’Italia legittimerà il sistema oligarchico abbandonando quello della democrazia rappresentativa. Eugenio Scalfari con l’onestà intellettuale che ci si può permettere a 90 anni lo ha ammesso senza reticenze. L’unico sistema che può funzionare, ha scritto su Repubblica, è l’oligarchico.

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Quello in cui gli ottimati, i potenti sono legittimati a decidere. Al popolo tocca lavorare e obbedire. Perché se si azzarda a rivendicare di contare qualcosa, la sua diventa una insana pretesa che è destinata a trasformarsi in una dittatura della maggioranza.

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Emiddio Novi

Le idee di Scalfari non sono del tutto originali. Il politologo tedesco Roberto Michels nel 1911 analizzò la struttura di sindacati e partiti e ne trasse l’idea di una legge ferrea delle oligarchie che avrebbe retto tutti i sistemi politici e a cui sarebbe stato impossibile sfuggire. Le idee di Michels fecero molta strada.

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Roberto Michels

A destra e a sinistra. Lenin ne era convinto. Tanto è vero che il suo partito comunista era una forza elitaria di rivoluzionari di professione tendenzialmente oligarchi.

La riforma renziana della costituzione ha per obiettivo quello di eliminare per quanto è possibile le occasioni di voto popolare. In modo da sottrarre il ceto politico dominante a continue e pericolose verifiche politiche.

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Lenin Vladimir Ilic Uljanov

È una tendenza di fondo del capitalismo che la turbofinanza in questi ultimi anni ha radicalizzato, tanto più che con il mondialismo e la globalizzazione ormai è impossibile conservare il potere della decisione politica ai popoli.

La democrazia globale sarà come quella europea, dove il parlamento eletto ogni cinque anni conta meno che zero.

Former US national security advisor Zbig

Zibigniew Brzezinski

Il teorico di questi nuovi sistemi oligarchici è il politologo americano Zibigniew Brzezinski.

A lui Rokfeller all’inizio degli anni Settanta affidò la missione di organizzare la Trilaterale, una sorta di commissione internazionale per la stabilizzazione mondiale per tutelare gli interessi del capitalismo finanziario.

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A fianco alla Trilaterale   sorgeranno altre strutture come Bilderberg che svolgeranno la stessa funzione.

Ma il ruolo di direzione strategica di tutto il sistema oligarchico è assicurato dalla Banca d’affari Goldman Sachs che con Draghi controlla la Banca Centrale Europea che emette gli euro ( li stampa) e con i suoi funzionari dirige l’americana Fed che fa la stessa cosa per i dollari.

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La Bce e la Fed sono due banche private. I privati, in pratica, hanno il controllo della moneta. E non solo negli Stati Uniti e in Europa. Le agenzie di rating che giudicano l’affidabilità di un Paese, gli investitori internazionali e tutto il sistema politico e finanziario dipendono da queste centrali. Renzi è stato arruolato dalla Cia nel 2008, dopo l’ultima vittoria elettorale di Berlusconi.

Alla Casa Bianca c’era un nuovo presidente. Obama fu scelto perché nero, perché senza arte né parte( faceva l’animatore sociale nei quartieri poveri di Chicago) ma guadagnava già mezzo milione di dollari l’anno. E soprattutto era credibile nella difesa degli interessi di Wall Street, che per farlo eleggere investi un miliardo di dollari.

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Barak Obama

La vicenda politica di Renzi, a livello italiano non è molto diversa da quella di Obama. Anche lui è una invenzione dei media, delle banche e della Cia. La sua riforma costituzionale è stata ratificata dalla Casa Bianca e soprattutto dalla Goldman Sachs. Se vince il sì gli italiani avranno ubbidito alle disposizioni dei vincoli esterni, in pratica di quegli interessi che ci stanno spolpando con le ultime privatizzazioni e ci renderanno sempre più poveri e rassegnati e anche meticci.

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Perché trasferiranno un pezzo di Africa in casa nostra. Gli inglesi si sono ribellati a un destino come quello che toccherà a noi. Le banche abbandoneranno la City per rappresaglia, ma loro hanno conquistato la dignità e il potere di un popolo libero. Se gli italiani voteranno “no” contribuiranno ad assestare una batosta formidabile alla grande finanza. Perché nonostante tutto siamo ancora la seconda potenza industriale d’Europa.
Andare al voto senza tener conto del contesto in cui si tiene il referendum significa cadere nella trappola banalizzante e riduttiva approntata da Renzi.  Conviene a lui. Ma non al popolo italiano.

 

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