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Gli Stati Uniti del Sud d’Europa

di Iolanda Siracusano

Globalizzazione. Sembrava la parola magica, la risoluzione di tutti i problemi, il superamento delle ideologie sostituite dal Mercato. L’economia della globalizzazione, la vampirizzazione dei mercati. I più forti diventano sempre più forti, i più piccoli scompaiono. Inevitabilmente. La forbice fra ricchi a poveri allargata a dismisura, mai c’era stato tanto divario. Il risultato è che otto uomini da soli guadagnano quanto metà della popolazione globale.

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Iolanda Siracusano

Qualcosa insomma è andato storto. Il pianeta non può essere fonte di guadagno per otto individui su sette miliardi (nel gennaio 2017 la popolazione mondiale ammonta a circa 7,477220 miliardi di persone, ndr).
Inutile dire, che il conto più salato, in termini sia relativi che assoluti l’hanno pagato i sud del mondo, tutti quei luoghi che vivono da sempre condizioni di grande disagio sono da sempre penalizzati in infrastrutture e tecnologie e spesso, anche in condizioni sebbene minime di vivibilità.

E la cosa paradossale è che l’avere condizioni strutturali di disagio e di  sofferenza viene bollata in alcuni casi come “inciviltà”, come se a ridurre il mondo a proprietà privata di otto signorotti avesse contribuito la civiltà,  come se l’unità di misura del progresso fossero gli zero dopo la virgola di otto conti in banca, come se mettersi in coda dalla notte prima fuori ad un negozio di elettrodomestici per accaparrarsi l’ultimo gingillo tecnologico immesso sul mercato fosse indice di una società sana e progredita.

Natale Cuccurese, Presidente Nazionale del Partito del Sud con Andrea Balia (vedi sopta)

Andrea Balia e Natale Cuccurese

È in questo contesto che dieci anni fa a Gaeta, è nata una formazione politica (il Partito del Sud) su iniziativa di Antonio Ciano che ha due obiettivi molto chiari: dare vita ad un Sud rinnovato e motore del Paese, un Mezzogiorno che valorizzi le eccellenze del suo territorio e che sia esempio di legalità e lotta al malaffare; portare eguaglianza e parità tra il Nord e il Sud dell’Italia, da Ragusa a Bolzano, nel pieno rispetto della Costituzione Repubblicana Italiana, così come da articoli fondamentali numero 3 e 4 della Carta che, dal 1946, non è mai stata applicata. Non alla lettera e non  in tutti i suoi punti.

Da oltre centocinquanta anni, dall’unità geografica dell’Italia, non è mai seguita una vera unità sociale” -spiega un napoletano fiero, Andrea Balia, vice presidente nazionale del Partito del Sud, il presidente è Natale Cuccurese -dove per unità sociale intendiamo uguaglianza di diritti ed opportunità, uguaglianza che non c’è mai stata e che secondo noi è alla base di una crisi economica che mai come oggi non ha altre vie d’uscita se non quella che rappresenta per noi la sfida più importante: far ripartire il Sud, per far riparte tutta l’Italia. Con una precisazione ideologica ed una presa di posizione politica che non è mai inutile ribadire per un partito che, in tempi non sospetti, ha deciso coraggiosamente di mettere nel suo nome la parola Sud. Il Partito del Sud è un partito meridionalista progressista riformista. Un partito che non ha come scopo la mera rivendicazione storica di un passato che, sebbene glorioso, non può essere anteposto a quelle che sono le vere priorità di oggi.

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E tutto questo perché “Con il Sud si riparte” non è solo il titolo di un libro di idee, progetti e programmi che vedono nel rilancio economico e sociale del meridione il rilancio dell’intero Paese e non è nemmeno un mero slogan da campagna elettorale. È prima di tutto una ferrea convinzione: se si dà al Sud il modo di ripartire, a ripartire sarà tutta l’Italia e finalmente sarà un’Italia unita non solo sulla carta, ma nei fatti”.

È a questo punto che Balia decide di fare un’ulteriore precisazione ideologica. “Credo di rappresentare tutti i miei compagni di partito e tutti i nostri sostenitori e simpatizzanti quando dico che il Partito del Sud non ha niente a che fare con quei partiti e con quelle formazioni politiche che, pur scrivendo la parola Sud nel proprio logo, si sono alleati negli anni con schieramenti che hanno massacrato il Sud con leggi capestro come quelle del federalismo fiscale”.

Andrea Balia, Vice Presidente Nazionale del Partito del Sud

Andrea Balia

Balia fa sostanzialmente una distinzione tra meridionalismo progressista,   e “sudismo” o “populismo meridionale”. “Meridionalismo”, spiega, “è un concetto che ha una sua etimologia precisa, una sua storia, suoi precisi padri fondatori. Per il Sud, per la difesa dei Sud, bisogna essere partigiani, di parte, di resistenza. Il sudismo è generico: sui suoi temi e sulla necessità di una verità storica, siamo tutti d’accordo, ci mancherebbe, ma senza un’analisi e una storia politica di riferimento, senza un vigoroso tendere al futuro, e non al passato, secondo noi, non è pagante.”

E che cosa proponete, quel è la vostra ricetta per la ripresa, per lo sviluppo? Il Sud Italia ha bisogno di poter mettere a frutto le proprie potenzialità, nel rispetto delle sue radici e delle sue peculiarità. Deve poter recuperare mestieri e competenze autoctone, la “terra” come simbolo e sapienza, anche agricola. E, per dare valore ai frutti di questa terra, dovranno essere messi a punto, concordati e sviluppati, con grande cautela, meccanismi virtuosi di scambi commerciali. In più, ovviamente, non si può non pensare all’esigenza di dover rivalorizzare quel binomio che rappresenta la punta di diamante non solo del Sud Italia, ma di tutto il Sud d’Europa: cultura e turismo”.

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Certo l’Europa sembra si stia disgregando, l’Unione europea si è limitata ad essere un’unione monetaria, non politica…

“Il Sud dell’Europa può essere una realtà federale ben definita, con al suo interno applicato lo stesso concetto federativo tra i vari paesi, nel rispetto delle reciproche autonomie economiche, amministrative e gestionali. E sullo sfondo il Mediterraneo”.

Natale Cuccurese, Presidente Nazionale del Partito del Sud con Andrea Balia

Emiliano, De Magistris e Cuccurese

Non appare un caso, evidentemente, che il Partito del Sud si sia fatto già l’anno scorso promotore di un meridionalismo europeo e progressista, dando vita ad un “Progetto per il Sud, per l’Italia e per l’Europa”, che ha visto coinvolti nel suo primo incontro anche il partito greco Syriza e quello spagnolo Podemos.

L’Europa deve assolutamente ripartire dal suo mare principale, dal Mediterraneo, culla di civiltà straordinarie. I paesi del Sud Europa e del Mediterraneo devono sentirsi coinvolti quanto quelli del Nord Europa in proposte e modelli nuovi di sviluppo rispettosi del lavoro, della salute e dell’ambiente. Crediamo che il diritto al lavoro e alla salute non debbano essere mai essere toccati. Il lavoro è fonte di vita e non può essere fonte di morte (e penso alle drammatiche vicende di Taranto, a quelle della Terra dei Fuochi). Parlo di uno sviluppo solidale che, mai e poi mai, possa prescindere da quelli che sono e devono essere i valori base di una società civile. In quest’ottica, credo che tra regioni vicine bisognerebbe aiutarsi l’una con l’altra senza divisioni, senza competizioni, facendo rete, collaborando per il bene reciproco e comune.  Aspiriamo che un’Europa dei popoli e solidale si sostituisca a quella tecnocrate e burocratizzata di oggi. Un cambio di rotta significativo. Ed è per questo motivo che la questione meridionale oggi non può che diventare, da questione nazionale irrisolta, “questione internazionale”. E non può che unirsi in tal modo alle lotte degli altri Sud d’Europa”.

 

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