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Il restauro della discordia

di Antonella Pane*

 La vicenda della Cassa armonica è ormai una epopea metropolitana, una di quelle storie senza fine. Pubblichiamo l’articolo del Coordinamento logistico Comitato “ Salviamo la Villa Comunale” da sempre in prima fila sulla vicenda della Cassa Armonica.

Il 2 febbraio, alla presenza di pochi intimi ( rappresentanti del Comune, della Soprintendenza, della Ditta che ha appaltato il restauro, dei media e, per fortuna, di alcuni rappresentanti delle Associazioni Civiche che da anni si battono per opporsi al degrado in cui versa l’intera Villa Comunale) si è tenuta l’inaugurazione del Restauro della Cassa Armonica di Errico Alvino sita nella Villa Comunale di Napoli.

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Antonella Pane

Gli eventi che avevano reso necessario tale restauro sono legati allo smontaggio della pensilina, nel 2012,  in occasione dell’A.C.W.S. quando l’Amministrazione indicò la Cassa Armonica come sito per la premiazione delle regate .

I dubbi delle varie Associazioni che in questi anni si sono battute per il restauro e che oggi si oppongono alle scelte operate da Comune e Soprintendenza ebbero inizio già nel 2012. Sulla base di una perizia tecnica del Comune del Comune di Napoli, la Cassa Armonica era stata dichiarata inagibile già nel 2010.

Quindi il primo dubbio è : com’è stato possibile decidere di realizzare un palco per le premiazioni in un luogo che già due anni prima era stato dichiarato pericoloso? I pezzi smontati della pensilina della cassa armonica poi, invece di essere catalogati e custoditi in un luogo idoneo ( in attesa della riapposizione ), furono abbandonati in un cantiere dell’Ansaldo alla mercé di fattori atmosferici e incursioni di vandali.

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Durante la manifestazione “Il funerale della Villa” tenutasi il 21 luglio 2013 dalle Associazioni Civiche per accendere i riflettori sul degrado in cui versava lo storico giardino, alcune persone riuscirono, a titolo dimostrativo, a superare la recinzione dietro la quale erano ammassati i pezzi della Cassa Armonica, evidenziando così le carenze di tale tipo di deposito

A seguito delle denunce sporte dalle Associazioni, intervenne la Magistratura per porre i pezzi sotto sequestro affidandone la custodia al Comune che provvide a spostarli in un deposito vigilato.

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Dopo varie vicissitudine e molte pressioni da parte degli esponenti della Società Civile (Progetto Napoli, Chiaia per Napoli, CambiaMO’, Comitato Civico Santa Maria di Portosalvo e altre) e dopo un tentativo di gara con sponsor che andò deserto, finalmente ad aprile 2015 il Comune di Napoli  bandisce una gara avente ad oggetto Progettazione esecutiva  ed esecuzione dei lavori sulla base del progetto definitivo per l’intervento denominato “ Restauro della Cassa Armonica presso la Villa Comunale” .

E’ bene leggere con attenzione l’oggetto della gara soprattutto quando cita “ sulla base del progetto definitivo”. Per i non addetti ai lavori il progetto definitivo è , in questo caso, fornito dal Comune che commissiona l’opera ed è importante quanto sopra sottolineato perché in tale progetto , con riferimento ai vetri verdi e gialli della pensilina rimossa si parla di pulitura ed eventuale sostituzione ( presumibilmente di quelli rotti se ve ne sono) dei vetri . Sulla base di quanto richiesto dal Committente, la spesa si ipotizza essere € 2.080, 24 .

Estratto del Computo Metrico allegato al Progetto Definitivo oggetto del Bando di Gara

 

E d’altra parte , nella Relazione Tecnica allegata al Progetto Definitivo, fornito dal Comune, si legge che l’intervento relativo ai vetri consiste in una semplice sostituzione dei vetri lesionati.

Ad inaugurazione fatta, è lecito quindi sostenere , come sostengono le Associazioni, che il progetto esecutivo prodotto dalla ditta R.T.U. , vincitrice dell’appalto, non solo si discosta da quanto richiesto dal bando ma ha comportato una spesa notevolmente maggiore rispetto alla spesa prevista.

Nel corso dell’inaugurazione l’assessore Piscopo ha infatti dichiarato che l’incremento di spesa , resosi necessario dopo il fermo imposto al Cantiere dalla Soprintendenza ( e relativo al solo colore delle pannellature apposto sulla pensilina)  è di circa 70.000 euro contro i 2.080,24 previsti dal computo metrico redatto dal Comune. Ma vi è di più. A gennaio 2016 la Soprintendenza blocca il cantiere in quanto i pannelli in policarbonato bianco apposti dalla ditta RTU non rispecchiano l’iconografia e chiede che siano fatte delle prove colore.

Relazione tecnica allegata al Progetto Esecutivo della ditta R.T.U. vincitrice dell’appalto

Relazione tecnica allegata al Progetto Esecutivo della ditta R.T.U. vincitrice dell’appalto

Che la R.T.U.  avesse deciso di non attenersi al progetto definitivo fornito dal Comune, per quel che riguardo il tipo di intervento e il materiale,  era scritto nella Relazione Tecnica allegata al Progetto Esecutivo prodotto dalla Ditta vincitrice, che non si sarebbe attenuta neanche alla cromia originale risultava evidente dal render che era stato apposto sui pannelli lignei che delimitavano il cantiere (a destra nella foto).

Napoli, Villa Comunale, Cassa Armonica di Enrico Alvino

Ma è lecito immaginare che prima dell’inizio dei lavori di restauro, la Soprintendenza abbia espresso il suo parere positivo.

Il dubbio quindi è: perché la Soprintendenza ha bloccato il cantiere solo a seguito dell’esposto fattole pervenire dall’associazione Progetto Napoli che era venuta a conoscenza del cambio di materiale e di colore durante una visita al cantiere nell’ambito del progetto “ Cantiere Partecipato” del Comune?  Eppure i documenti erano nella sua disponibilità e in quei documenti era scritto in modo molto chiaro come si intendeva intervenire! Sorvoliamo sul fatto che gli autori dell’esposto furono aggrediti verbalmente dal direttore di Cantiere durante la visita successiva e furono rotti dei vetri della precedente copertura ( ovviamente privati della protezione degli originali vetri antisfondamento ) sui piedi dell’architetto Pane, dell’avvocato Sapignoli e dell’architetto D’Albora perché, essendo stata sporta regolare denuncia ai carabinieri sarà la Giustizia a doversi esprimere in merito.

Torniamo invece a un altro punto all’origine della discordia: la cromia dei vetri. La scelta non condivisa di sostituire l’originale verde e giallo dei vetri ( e non a caso si parla di originale in quanto quella cromia è quella radicata nella nostra memoria storica e da essa riconoscibile come originale) con un blu-viola unito al giallo è stata giustificata dalla Soprintendenza con il riferimento a un quotidiano dell’epoca che così li descriveva ( perché non vi sono fotografie)

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Una seria analisi avrebbe però portato ad altri risultati perché , se è vero che il cronista del Roma descrive i vetri come “ bleu e gialli”, è anche vero che il cronista dell’Illustrazione Italiana li descrive come “ bianchi e cerulei” . E i due giornali sono coevi all’inaugurazione della Cassa Armonica!

Sorge  pertanto legittimo il dubbio di chiedersi perché nell’indecisione tra due testimonianze aventi pari dignità, non si sia optato per mantenere i colori che si erano radicati iconografia già a partire dai primi anni del 900 e cioè il giallo e verde. Né si può “interpretare” il pensiero del progettista a proprio piacimento in quanto l’unico disegno che risulta al Comune non è di Alvino e non gli è neanche coevo.

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Ma grazie a  questo disegno di ignoto presente presso l’archivio del Comune possiamo evidenziare un altro argomento di discordia: il tamburo sottostante il piano di calpestio della cassa armonica. E’ lecito chiedersi se è ipotizzabile restaurare un manufatto senza intervenire sulla parte principale dello stesso: quella cioè che favorisce l’acustica . Parliamo del tamburo posto sotto il piano di calpestio.

Gli interventi richiesti dal Comune si limitano alla pulitura dell’impianto ligneo costituente la membrana di questo tamburo senza nessuna operazione che interessi la parte sottostante.

E’ lecito ipotizzare ( anche se il cantiere a seguito della chiusura imposta dalla Soprintendenza e all’aggressione subita dai tre associazionisti non è stato più riaperto al pubblico quando i lavori sono ripresi) che non vi siano stati interventi ”funzionali”.

Durante tutto il periodo dei lavori di restauro le Associazioni sono state tacciate di voler fare polemica sia dal Soprintendente che dalla ditta R.T.U. ma non è così. Per il principio di trasparenza tanto propagandato dall’Amministrazione Comunale, le Associazioni vogliono chiarezza.

Solo nel corso dell’inaugurazione della cassa Armonica tenutasi il 2 febbraio il Comitato “ Salviamo la Villa Comunale” è riuscito a strappare la promessa di un incontro con il Sindaco e con l’assessore Piscopo ( incontro che le associazioni hanno richiesto diverse volte per le vie ufficiali negli ultimi due anni senza mai aver riscontro) da tenersi entro il mese di febbraio. Ci auguriamo che durante questo incontro ci siano date le risposte alle domande che ormai da oltre due anni poniamo .

 *Presidente Progetto Napoli Coordinamento logistico Comitato “ Salviamo la Villa Comunale”

 

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Un pensiero su “Il restauro della discordia

  1. Lucio Rasulo

    Quindi i nuovi colori della corolla sarebbero stati scelti non sulla base di immagini (quadri, foto, disegni), ma di una descrizione scritta. Mi pare impossibile! Quando mai è stato possibile descrivere verbalmente i colori, con toni e sfumature? Mai! Per non tacere poi del fatto che l’ ambiguitàvdelle descrizioni tra giallo e bianco lascia intendere che si trattasse di colori tenui. Ed anche la parola “ceruleo” fa pensare ad un celeste tenue, non certo ad un azzurrone cupo. Quindi gli attuali sgargianti e contrastanti colori scelti dal responsabile del restauro ed approvati dalla sovrintendenza non stanno né in cielo né in terra. Ma si originano evidentemente solo dal cattivo gusto dei soggetti che li hanno scelti ed approvati. Senza considerare come fossero più adatti ad una giostrina di periferia che ad una realizzazione artistica Liberty.

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