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La frittura di pesce di De Luca
Agnese premier e Piero deputato

di Maurizio Belpietro

 Il futuro non è più quello di una volta diceva Paul Valery e quando parli con Brian Chesky, fondatore di Airbnb (ossia la società che mette in Rete chi vuole fare l’affittacamere, ndr), te ne rendi conto». È questo l’incipit del post che ieri Matteo Renzi ha messo in rete tramite il suo blog, raccontando per filo e per segno il suo viaggio in California in compagnia di Marco Carrai.

Lasciamo perdere la curiosa coincidenza dell’incontro tra il patron del sito di chi presta casa e l’accompagnatore del fu presidente del Consiglio, che nel passato si incaricò di prestare la casa – e pagare 34.000 euro d’ affitto – all’allora sindaco di Firenze. Ciò che colpisce è come il Rottamatore rottamato continui a parlare di cambiamento, di nuovi modi per fare politica e di fare impresa e poi si accompagni a vecchi arnesi del sistema e soprattutto, pur di rimanere a galla, utilizzi i peggiori metodi della politica.

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Maurizio Belpietro

Di che parliamo? Di una notizia circolata nei giorni scorsi, mentre dentro il Pd infuriava la polemica precongressuale, con una serie di pezzi grossi del partito decisi a uscirne per fondarne uno nuovo.

In vista dell’ assise, c’era chi aveva ipotizzato la possibile alleanza tra i governatori del Sud in funzione anti Renzi, ma poi all’improvviso i due capicordata del fronte meridionale, ossia il presidente della Puglia, Michele Emiliano, e quello della Campania, Vincenzo De Luca, hanno deciso di non mollare gli ormeggi, ma anzi di mettersi al riparo nel porto sicuro dell’ex segretario del Pd.

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Il “Trump” della  Campania 

L’inversione a U che più ha colpito è quella del pm trasformato in politico: nei mesi scorsi Emiliano aveva in più occasioni attaccato Renzi e il giorno prima dell’assemblea del Pd aveva firmato una lettera di fuoco contro il segretario. Pareva la pietra tombale sulla sua permanenza nel partito, ma poi, all’improvviso, ha cambiato idea e in molti si sono chiesti che cosa avesse indotto al dietrofront.

Anche Vincenzo De Luca sembrava sul piede di partenza e alcune sue frasi non erano risultate molto tenere nei confronti dell’ex presidente del Consiglio. Tanto per dire, subito dopo la sconfitta referendaria, il governatore campano se n’era uscito con una dichiarazione che pareva uno sberleffo, sostenendo che la moglie Agnese fosse meglio di Renzi e che comunque, dopo l’uscita da Palazzo Chigi, l’ex premier avrebbe potuto riflettere sugli errori commessi a causa dell’esuberanza giovanile.

Insomma, sembrava il calcio dell’asino: vai a casa che adesso hai tempo di meditare su quante ne hai sbagliate. E invece, a sorpresa, De Luca, quello vero, non l’imitazione che ne fa Maurizio Crozza, al momento di scegliere se seguire Bersani e compagni o rimanere al fianco di un giovanotto esuberante che è peggio della moglie, ha scelto la seconda opzione.Una decisione che certo Renzi avrà appreso con piacere, perché come è noto De Luca porta con sé un discreto

Vincenzo_De_Luca_2010numero di preferenze e, soprattutto, un importante bagaglio di conoscenze fra gli amministratori campani, quegli stessi amministratori che in vista del referendum era stato ripreso ad arringare con metodi non proprio ortodossi, tanto poco ortodossi da suscitare l’attenzione della Procura del capoluogo di regione.

Tuttavia, alla decisione di appoggiare Renzi e di scaricare gli scissionisti non sarebbe estranea una curiosa trattativa che avrebbe avuto per protagonisti lo stesso De Luca e alcuni esponenti vicino al segretario, una trattativa che, come detto, era circolata a mezza voce, ma che ieri ha trovato dignità di notizia sulle pagine del quotidiano La Repubblica.

Secondo il giornale caro alla sinistra, la fedeltà di De Luca alla linea del segretario uscente sarebbe stata giurata solo dopo la sottoscrizione di un patto che prevede che alle prossime elezioni politiche il figlio del governatore sia messo in lista ed eletto in Parlamento. Un baratto: ti appoggio al congresso se tu appoggi il mio primogenito alla Camera.

Roberto (a sinistra) Vincenzo e Piero De Luca

Roberto (a sinistra) Vincenzo e Piero De Luca

Ora, è vero che a Napoli i figli so’ piezz ‘e core, ma non si capisce perché il figlio di De Luca debba essere un pezzo del nostro portafogli. Renzi può fare accordi con chi vuole, anche con Vincenzo De Luca, ma se parla di rinnovamento, di cambiamento, di metodi nuovi in politica, poi non lo può fare a spese dei contribuenti italiani, candidando un signore in cambio dell’ appoggio che gli ha promesso il padre.

Se è vero che il futuro non è quello di una volta, come scrive il Renzi californiano, sarebbe auspicabile che anche le clientele e il nepotismo non fossero quelle di una volta.

(La Verità)

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