di Marco Giusti
Nei suoi film migliori, I guappi, Camorra, L’ambizioso, Il prefetto di ferro, Pasquale Squitieri, regista fortunatamente non inquadrabile in nessuna delle solite categorie all’italiana, scomparso dopo una debilitante malattia a 79 anni, aveva saputo unire mondi, umori e interessi del tutto diversi. Noir, poliziesco, film d’impegno civile, western sempre con un occhio alla spettacolarizzazione, al cinema per il cinema, e uno al racconto del reale.
Ma, in realtà, non era visto dai cosiddetti registi “impegnati” come uno di loro, e neanche dagli artigiani dei generi. Per non parlare della critica, che lo ha seguito fino a un certo punto, mollandolo quando le sue scelte politiche apparivano imbarazzanti. Ma al di là delle sue giravolte politiche, da comunista militante a socialista per chiudere con la destra finiana, quello che colpiva era la sua estrema libertà che lo portava a scelte spesso provocatorie.
Pronto così a scrivere con Nanni Balestrini le cronache del carcere degli anni di piombo, con Gli invisibili, con Ugo Pirro la storia dei guappi napoletani, a rivedere la morte di Claretta Petacci con Claretta, a partire per il west con Klaus Kinski.
Se una dote, davvero notevole, aveva Squitieri, era proprio quella di voler fare un cinema che andava contro le mode e le normalizzazioni correnti. Anche quando questo poteva comportare mosse non gradite all’industria del cinema e relegarlo in uno spazio da regista ingombrante.
La sua lunga relazione con Claudia Cardinale, che soffiò al produttore Franco Cristaldi, e che fu una vera e propria storia d’amore, gli aprì le anche le porte del cinema più alto del tempo.
Porte che non gli impedirono però di continuare a provocare la nostra industria con film difficili e non etichettabili.
Se la sua grande stagione è quasi tutta racchiusa negli anni’70, molto lavorò anche dopo, con progetti anche interessanti, perfino una serie sui gladiatori girata e mai uscita, per poi finire, negli ultimi anni, in piccole produzione da cinema emarginato dal sistema.
Aperto a ogni tipo di sperimentazione, Squitieri non perse mai l’appoggio di Claudia Cardinale, che molto lo aiutò anche negli ultimi anni e che lui diresse in film anche con tematiche importanti.
Proprio qualche mese fa, a Cinecittà, gli era stata dedicata una rassegna di film da Franco Mariotti dove venne celebrato da vecchi e nuovi amici. Molto sincera e commovente.
(Dagospia)