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C’erano una volta
gli intellettuali …

 di Ottorino Gurgo

 C’erano una volta gli intellettuali. Vien quasi da chiedersi: e chi erano ? Uomini di pensiero, che hanno influenzato, spesso con punti di vista divergenti, ma sempre in maniera incisiva, la vita culturale e politica del nostro paese. Ne ricordiamo alcuni: Mario Pannunzio, Elio Vittorini, Giuseppe Prezzolini, Pier Paolo Pasolini, Ignazio Silone, Leonardo Sciascia, Norberto Bobbio. L’elenco potrebbe continuare. Tutti personaggi che hanno dato un contributo che non esiteremmo a definire essenziale per lo sviluppo dell’Italia, ma tutti, purtroppo, appartenenti a quella Prima Repubblica che – non ci stancheremo mai di ripeterlo – sarebbe ormai ora di rivalutare e per la quale, raffrontandola con l’attuale, ci sembra più che mai valido il motto che appariva scritto su quelle ceneriere di maiolico ormai in disuso: “Poco se mi considero, molto se mi confronto”.

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Ma torniamo al ruolo che gli intellettuali potrebbero e dovrebbero esercitare, specialmente in una fase di estrema confusione com’è quella che l’Italia sta attraversando. Intendiamoci. Non tutto il passato è da rimpiangere e non tutto il presente merita di essere acriticamente demonizzato. Ci sono  – è vero – sedicenti intellettuali spacciatori di idee fasulle (e ci sono stati anche in passato).Ma ci sono anche, al presente, intellettuali di notevole levatura.

Mario Pannunzio, Giovanni Spadolini, Luigi Einaudi

Mario Pannunzio, Giovanni Spadolini, Luigi Einaudi

Gli intellettuali non sono scomparsi. Pensiamo a Massimo Cacciari, Gian Enrico Rusconi, Claudio Magris, Luciano Canfora, per citarne soltanto alcuni. Ma è fuor di dubbio che il contributo che il mondo della cultura forniva a quello della politica, abbia subito un forte appannamento.

Sappiamo bene che i cosiddetti “intellettuali impegnati” non hanno mai riscosso eccessive simpatie nella pubblica opinione, un po’ per una sorta di complesso d’inferiorità nei loro confronti, un po’ perché li si è considerati degli snob, abituati a  guardare gli altri dall’alto in basso.

Ma non si può negare che il trasferimento del dibattito culturale e politico dalle colonne delle riviste specializzate (il “Politecnico” di Vittorini, il “Mondo” di Pannunzio, “Tempo Presente” di Silone ecc.) ai talk show televisivi, nei quali spesso impera la volgarità del linguaggio e la pochezza delle idee, sia all’origine di un immiserimento che pesa sul nostro paese.Perché questo distacco degli intellettuali autentici dalla politica ?Qualche tempo fa, dalle colonne de “La Stampa”, un giornalista acuto e puntuale, Luigi La Spina, cercò di aprire un dibattito sull’argomento, ma l’iniziativa non ha avuto seguito.

Elio Vittorini

Elio Vittorini

Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini

Meriterebbe di essere ripresa, rilanciata, sostenuta da uomini di buona volontà ai quali stanno a cuore le sorti non soltanto materiali dell’Italia.

E’ innegabile, infatti, con buona pace di coloro (e non sono pochi) che non li amano, che questa assenza degli intellettuali, sostanzialmente estraniatisi, salvo sporadici interventi, dalla vita pubblica, grava sul mondo della politica anche perché – diciamolo senza infingimenti – il livello della nostra classe dirigente si è notevolmente abbassato. E, allora, vien da dire: intellettuale, se ci sei, batti un colpo.

 

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