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Il ritorno della censura

di Gianpaolo Santoro –

La guerra dichiarata è all’Occidente. A quell’Occidente che nei secoli aveva preso chiaramente il sopravvento, trasformando il mondo ai loro occhi “nel paradiso degli infedeli e l’inferno dei credenti” e uccidendo la narcisistica, secolare convinzione dei musulmani che la loro civiltà costituiva la migliore forma di organizzazione sociale.

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Luciano Pellicani

Luciano Pellicani in “L’Occidente e i suoi nemici” acutamente, infatti, ha osservato “che l’Islam è il comunismo del ventunesimo secolo, così come, a suo tempo, il comunismo era stato definito l’Islam del ventesimo secolo. E non diversamente dal marxleninismo, il fondamentalismo islamico si presenta sulla scena come un movimento rivoluzionario animato dalla certezza di possedere un messaggio di salvezza a carattere ecumenico e ritiene di avere il diritto-dovere di condurre una spietata guerra permanente contro l’Occidente. Una guerra totale che deve essere condotta con tutti i mezzi e in tutte le sedi, fino al trionfo contro la Modernità e contro al Capitalismo.”

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Lady Gaga, Occidente e MO

E noi siamo in guerra da tempo, anche se c’è ancora chi colpevolmente continua a chiudere gli occhi. E non è solo la guerra di religione per conquistare il mondo intero e instaurare il dominio della Sharia. L’islamizzazione si sta incuneando nella nostra vita, nelle radici dell’Occidente, dentro le nostre famiglie: sta cambiando le nostre società, morde il nostro futuro.

E il passo indietro è grande, traumatico. Chi si scandalizza da questa parte del mondo per una donna in bikini o in minigonna? La domanda sino a qualche anno fa sarebbe risultata pleonastica, retorica, inutile. Bikini e minigonne fanno parte del nostro costume, sono normale amministrazione in Europa. Così come il burkini è qualcosa di inconcepibile, improponibile,  innaturale. Ma le cose, purtroppo, stanno cambiando. E non sono i Paesi Arabi che si stanno adeguando. Incredibilmente sta avvenendo il contrario.

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Shakira, Occidente e Mo

Chissà, fra poco si potrà dimenticare banalissima pubblicità con donne in costume da bagno: la controrivoluzione sui cartelloni pubblicitari sta per partire da Berlino, dove l’amministrazione locale guidata dalla sinistra ha intenzione di mettere in pratica la sharia del politicamente corretto, seguendo la linea tracciata dall’amministrazione del quartiere di Kreuzberg-Friedrichshain.

“Come dai talebani”, ha titolato il Tagesspiegel in un editoriale di Harald Martenstein.  A Londra il sindaco musulmano Khan ha vietato già da un po’ sugli autobus le pubblicità che ritraggono modelle belle, splendenti e ammiccanti perché troppo belle, splendenti e ammiccanti. Immagine bollate come sessiste. Riecheggia uno slogan di quaranta anni fa “Né strega né madonna, solo donna”. Ma taglia corto Oliviero Toscani, guru della fotografia. “Questa è censura, razzismo punto e basta.”

E aldilà di tutto il punto è questo. Torna drammaticamente alla mente il periodo in Italia del ministero della cultura popolare (Minculpop) del ventennio fascista, quando si coprivano le gambe delle ballerine e si cambiavano i testi delle canzoni troppo “spinti” o peggio ancora del Bücherverbrennungen  ( il grande rogo dei libri non allineati all’ideologia nazista dell’Opernplatz berlinese).

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Rihanna, Occidente e Mo

Mostrare le forme comincia ad essere vietato, questa fatwa copre le nudità con veli e stellette, ai creativi non resta che rivolgersi a compagnie di pubblicità in Arabia Saudita o in Iran,  paesi che fanno “tendenza”.

Loro hanno un metodo infallibile: la pelle femminile è da nascondere, salvo viso e mani. La regola si applica anche alle popstar internazionali, che negli spot e sulle copertine dei dischi vengono coperte con pantaloni, magliette, foglie e fiori. L’esame da superare è quello spietato della polizia religiosa che si occupa dei “tagli” e grazie a Photoshop i ritocchi sono diventati più gentili, artistici. Nel rispetto dei principi della sacra tradizione, la salafiyya. Povera Europa.

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