di Giordano Stabile –
Un’altra decisione dell’Unesco sul patrimonio storico riaccende lo scontro fra palestinesi e Israele. Dopo la risoluzione che negava i legami fra ebraismo e la Città vecchia di Gerusalemme, poi attenuata, oggi è stata la volta della Tomba dei Patriarchi di Hebron, uno dei massimi luoghi santi per gli ebrei, venerata anche dai musulmani come Tomba di Abramo.
Dodici voti a favore In una riunione del Comitato esecutivo a Cracovia, a favore della Risoluzione, presentata dai palestinesi e fortemente contestata da Israele, si sono espressi 12 stati membri, 3 contro e 6 astenuti. In base alla decisione, la Città Vecchia di Hebron e la Tomba dei Patriarchi diventano siti «palestinesi» e si sottolinea il che sono «in pericolo».
La rabbia di Netanyahu La reazione del governo israeliano è stata durissima. “E’ un’altra decisione delirante dell’Unesco”, ha replicato il premier Benjamin Netanyahu in un video postato online: “Questa volta hanno stabilito che la Tomba dei Patriarchi è un sito palestinese, intendendo che non è un sito ebraico, e che è in pericolo”. Molto duro e determinato anche l’intervento del ministero degli Esteri israeliano ha invece definito una “sozzura morale” la decisione.
Il massacro del 1994 Hebron è una delle più popolose città palestinesi in Cisgiordania e ospita una comunità ebraica nella Città vecchia. Dal 1967 le tensioni sono continue. Centinaia di soldati sono stati dispiegati a protezione delle famiglie ebree a partire dalla prima Intifada.
Nel febbraio 1994 un estremista di destra dell’insediamento Kiryat Arba, Baruch Goldstein, ha assaltato la Moschea di Abramo – eretta da Saladino sopra la Tomba dei Patriarchi al posto di una Chiesa dell’epoca dei Crociati – e ucciso 29 palestinesi riuniti per la preghiera.
Valore strategico Da allora la Tomba dei Patriarchi è sotto altissima sorveglianza ed è diventata una dei punti frizione maggiori nel conflitto fra Israele e i palestinesi. La sua designazione come “sito palestinese in pericolo” rafforza le posizioni dei palestinesi, che vorrebbero il controllo totale su Hebron in un eventuale Stato palestinese indipendente.
(La Stampa)