di Ottorino Gurgo 

Che nel centro-sinistra esistano problemi tutt’altro che irrilevanti per raggiungere quella unità che è elemento indispensabile per andare, nella prossima primavera, alle urne con qualche possibilità di successo, è cosa fin troppo nota. Ma, mai come in questa circostanza, è d’attualità l’antico detto secondo cui “se Atene piange, Sparta non ride” poiché anche la coalizione di centro-destra ha non trascurabili problemi di compattezza.

SIlvio Berlusconi e Matteo Sakvini

La conferma della profonda diffidenza che domina i rapporti all’interno del centro-destra è venuta direttamente da Matteo Salvini con la richiesta, rivolta a Berlusconi, di stipulare un “patto antiinciucio” da sottoscrivere davanti a un notaio, con il quale il leader di Forza Italia dovrebbe impegnarsi a non realizzare alcun accordo con il centro-sinistra anche nel caso in cui, alle prossime elezioni, nessuno dei tre schieramenti in competizione (centro-destra, centro-sinistra e movimento Cinquestelle) dovesse ottenere una maggioranza tale da consentirgli di governare da solo.

Il centrodestra cerca un leader

Una proposta in realtà singolare che Berlusconi ha immediatamente respinto affermando che “dal notaio ci si va quando non ci si fida” è che è stato addirittura bocciata (“basta la parola ” , ha detto) perfino da Giorgia Meloni, sempre pronta ad allinearsi alle posizioni del leader della Lega.

La richiesta di Salvini fa venire alla mente gli accordi prematrimoniali stipulati da quei fidanzati le cui nozze sono motivate da ragioni di mero interesse. E costituisce la prova del nove dello scarso “amore” che caratterizza i rapporti tra i partiti del centro-destra, già, in verità, segnati da divergenze non di second’ordine su tutti o quasi tutti i problemi sul tappeto. È da escludere che Berlusconi, Salvini e la Meloni vadano effettivamente da un notaio, ma la sortita del leader del Carroccio sta comunque inequivocabilmente a dimostrare che la coalizione di centro-destra è tenuta insieme soltanto con la colla dell’opportunismo.

Ottorino Gurgo

Del resto, a ulteriore conferma di come i due principali partiti di questa coalizione marcino in ordine sparso, è la gelida accoglienza riservata da Salvini all’ipotesi formulata da Berlusconi, tra la sorpresa generale, di candidare alla guida del governo prossimo venturo il generale dei Carabinieri Leonardo Gallitelli.

Di fronte alle non positive reazioni dei suoi alleati, Berlusconi ha dato un colpo di freno all’iniziativa che, tuttavia, rivela una precisa strategia dell’ex cavaliere che va letta nel contesto della sempre più evidente rivalità con il leader leghista. Tra gli elettori del centro-destra, quelli di centro sono più orientati in favore di Forza Italia, mentre quelli di destra sembrano privilegiare le posizioni della Lega.

Troppi galli nel pollaio di destra…

Ma, nella prossima primavera, quella tra Berlusconi e Salvini sarà una sfida nella sfida perché, se quest’ultimo dovesse raggiungere un maggior numero di consensi, sarà ben difficile opporsi alla sua richiesta di rivendicare per sé o per un esponente del suo partito la leadership della coalizione. Prospettando la candidatura di un generale dei Carabinieri – come suggeritogli, a quel che sembra, dal fido Gianni Letta – Berlusconi spera di far presa sull’elettorato di destra, particolarmente favorevole all’idea di vedere nell’esecutivo un rappresentante dell’Arma (se non alla presidenza del Consiglio, Gallitelli potrebbe andare al ministero degli Interni o a quello della Difesa).

Gelosie, rivalità, divisioni interne caratterizzano, dunque, i comportamenti sia del centro-destra che del centro-sinistra. Grillo assiste e se ne compiace.

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