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Fini e l’”esondazione” del Sarno

di Paolo Isotta

Abbiamo tanti motivi per esser grati a Massimo Giletti per la sua trasmissione L’Arena, che poi ha dato troppo fastidio, e per l’attuale, Non è L’Arena, che ne riprende linea e contenuti su di una rete che ha avuto l’intelligenza di farla nascere. Io di solito non guardo la televisione, ma quando il 25 aprile il mio amico Gian Marco Chiocci mi avvisò che ci sarebbe stata una puntata dedicata alla ripugnante vicenda di Gianfranco Fini e dei suoi cari, alla quale partecipava anche lui, non me la persi.

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Gianfranco Fini e Elisabetta Tulliani

Chiocci è pieno di forza, e manifesta una calma olimpica che io non avrei: mi sono accorto, per esempio, che un giornalista di Repubblica, Giannini, piuttosto che riconoscergli il coraggio e il merito di aver fatto, da semplice inviato, l’ indagine sulla casa di Montecarlo, dalla quale incominciò la rovina politica di Fini, avrebbe preferito di Fini prendere le parti. In quell’occasione conobbi Giletti.

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Paolo Isotta

Anche lui olimpico, salvo quando si tratti di puntare i piedi. Fini, altrove intervistato in modo quasi protettivo, affannava, aveva una faccia gialla segnata da macchie di paura, s’ imbarcava in penose contraddizioni. E allora venne fuori l’avvocato Michele Sarno, da Scafati.

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Giletti e Sarno, Non è l’Arena

Egli rappresenta Fini e lo difende. Giletti snocciolò i versamenti per 6 milioni di euro che dall’ imprenditore del giuoco d’ azzardo Corallo erano arrivati alla famiglia Tulliani. L’ avvocato affermò, all’incirca, che non si poteva pretendere da uno statista, inteso a perseguire gli Alti Destini della Patria Nostra, di conoscere se, sul conto corrente di una gentildonna che abita con lui, qualcuno abbia versato dei soldi. Nacque quella sera uno dei geni comici degli ultimi decenni.

L’avvocato Sarno è ardimentoso e convinto della sua facondia, della sua dialettica e della sua autorità: giuridica, e anche nascente dalla sua personalità.

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Giancarlo Tulliani poco prima dell’arresto

Non è L’ Arena ha fatto ora altre due puntate. Una (13 novembre) dedicata all’arresto di Gianfranco Tulliani, che senza Giletti e i suoi straordinari collaboratori non sarebbe mai avvenuto; e voglio invece vedere se mai si procederà all’estradizione di costui. Anche il comportamento di Tulliani all’aeroporto di Dubai è stato un pezzo da antologia comica.

Ma l’avvocato Sarno, invitato, non volle presentarsi. Poi, sollecitato ancora da Giletti, che lo chiama “Principe del Foro di Salerno”, ha il 4 dicembre affrontato i suoi attaccanti.

Solo un napoletano come me può cogliere la sfumatura di volgarità dell’accento di Scafati quando accompagna enunciazioni apodittiche, patetiche, insinuanti, minacciose, ovvero temerarie costruzioni sintattiche irte di latinismi e ablativi assoluti idonei alla platea della provincia salernitana.

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Michele Sarno

I paradossi entravano nel sublime, in una sorta di dadaismo da teatro dell’ assurdo. Egli (lo statista) si recava a Montecarlo “per accompagnare la compagna”, “ignaro che l’appartamento” donato ad Alleanza Nazionale “fosse ora di proprietà della signora”. E così, a ruota libera.

Gli spezzoni di questa trasmissione sono ora “in rete” e so che sono diventati un piccolo “cult”. Alberto Sordi, per una parte almeno della sua poliedrica personalità, s’ è reincarnato a Scafati nell’ avvocato Michele Sarno.

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Credo che Fini continui a godere di protezioni palesi e occulte; e così mi dice un amico parlamentare che lo conosce molto bene. A questo amico ho domandato: ma come mai uno che è stato ministro e presidente della Camera (e al quale Napolitano aveva fatto credere che sarebbe stato il prossimo presidente del Consiglio), si fa difendere da uno che potrebbe apparire – non a me, si capisce – un “paglietta” di paese? Risposta: “Fini è talmente avaro che, siccome Sarno lo difende gratis, si è consegnato mani e piedi a lui!” Scherzava, il mio amico?

(Fatto quotidiano)

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