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Le ombrelline
e il gesto dell’ombrello

  di Gerardo Verolino

 L’ombra lunga del “Mee-Too”, il movimento delle Erinni che dall’America al resto del mondo vuole cambiare le consuetudini della nostra società riguardo alle donne, ha travolto anche il mondo dei motori. Dal prossimo anno non ci saranno più le “ombrelline” o “grid girls” o “paddock girls” cioè quelle ragazze appetibilmente e decorativamente seminude che popolavano la griglia di partenza dei gran premi automobilistici.

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“Nell’ultimo anno abbiamo notato molte aree dello spettacolo che hanno bisogno di essere aggiornate a quella che è la nostra visione dello sport” ha detto Sean Bratches managing director della F1.

Aggiungendo che la pratica di utilizzare le ombrelline durante le corse “non è più consona ai valori del nostro marchio ed è in disaccordo con le regole di base della società moderna” che tradotto vuol dire: ci adeguiamo alla moda corrente.

Chase Carey, Chairman, Formula One, Sean Bratches

Chase Carey e Sean Bratches, il potere della F1

Chissà se qualcuno di Liberty Media ha pensato di interrogare prima proprio loro le ombrelline che essendo una rilevante parte in causa nella vicenda qualche opinione in merito dovrebbero pure averla.

O chissà se per loro parlano solo e soltanto le signore del Mee-Too che ormai sono diventate l’ultima voce in Cassazione riguardo ai temi delle condizione femminile.

Gerardo Verolino

Gerardo Verolino

“Vuoi tu continuare a fare questo che per noi e per le signore del Mee-Too è ormai da considerarsi un degradante mestiere? Ti senti in imbarazzo nell’apparire scosciata in mondovisione per una discreta manciata di dollari? Pensi che se una donna, volontariamente, mostra un po’ di poppe al vento a favore di telecamere per rompere la monotonia del gagliardo e maschilissimo mondo delle corse questo contribuisca al decadimento della condizione della donna? Pensi che, a causa tua, che sorridi beata mentre porti un cartello, l’ombrello o un bandiera per un motivo così abietto: guadagnare, con poca fatica, del denaro, e magari fare delle amicizie interessanti che non siano per forza il portinaio sotto casa, renda la nostra società più ingiusta, decadente se non addirittura dissoluta?”.

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Niente, nessuno le ha interrogate. Anche se qualcuna, in passato si espresse, come una modella toscana di nome Madine che investita dalle polemiche per aver mantenuto l’ombrello a dei politici durante un convegno in Abruzzo rispose che non c’era niente di male. “Faccio lavori ben più faticosi-disse-sui circuiti mi diverto. Perché mi dovrei sentire svilita? L’ambiente è giovane, sportivo, divertente. E la paga è ottima”.

Un’altra umbrella girl che abbiamo trovato sulla rivista “Lifestyle magazine” di qualche tempo fa dichiarò che era “indubbiamente l’attività preferita fra tutti i lavori che sono abituata a fare. È bellissimo sentirsi inserita nel team e nella gara, vedere da vicino le emozioni dei piloti“. E guadagnare qualcosa come 500 euro per due giorni di vacanza.

Motomondiale, GP d'Italia 2016, le gare al Mugello

Ma adesso è tardi e nessuno le ascolterà perché la decisione già è stata presa dal Gran Consiglio delle molestate (pentite) che ormai parla per nome e per conto di tutte le donne della Terra decidendo sulle loro teste. Basta con questi lavori disdicevoli per una signora (una volta si sosteneva che anche il lavoro dell’attore fosse inverecondo per una donna al punto da considerarla alla stregua di una puttana ma forse le signore attrici l’hanno dimenticato..) meglio fare tutte le scienziate o le docenti universitarie. Idea sublime.

Ma per chi non può permetterselo o non ci riesce? Potrebbero fare forse le cattedratiche del tubo catodico alla lilligruber o alla biancaberlinguer. Anche questo bellissimo. Ma non tutte le ragazze hanno la fortuna di entrare in Rai attraverso la scorciatoia della nomina politica che le fa diventare, d’un colpo, ascoltate e riverite sacerdotesse del pensiero globale unico massificato sempre pronte, col ditino puntato contro, a fare la morale a tutti. Eppure verrà il giorno in cui la Rai, come è giusto e sacrosanto che sia, chiuderà i battenti collocandosi sul mercato e vedremmo le spocchiose tele-giornaliste riconvertirsi in tante sgallettanti ombrelline evitandoci definitivamente di sorbirci la lagna delle loro prediche.

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Metropolitana di Londra, arriva la censura..

Ma l’onda lunga del Mee-Too non si arresta e dagli autodromi arriva fino ai musei. Come è successo alla Galleria d’Arte di Manchester dove anche il famoso quadro del pittore preraffaellita John William Waterhouse “Hylas and the Nymphs” è stato colpito dalla mannaia della censura.

Cosa c’è di scandaloso in quel quadro? Si vedono solo alcune giovani ninfe che a petto nudo fanno il bagno nella natura mentre cercano di sedurre delicatamente un ragazzo.
Che orrore, copriteli subito. Così come qualche mese fa erano state coperte le pudenda delle figure dipinte da Egon Schiele ed esposte sotto la metropolitana di Londra perché considerate troppo audaci. Il corpo nudo fa ancora scandalo e turba le coscienze dei neobigotti che vorrebbero coprirli in nome di una morale che associa la nudità alla donna al senso di sottomissione che questo comporterebbe.

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Niente più ombrelline in formula 1? Ci vorrebbe l’Alberto Sordi dell’indimenticabile “I vitelloni”

Come se la bellezza di un corpo nudo non appartenesse alla meraviglia del Creato. O come se l’uso consapevole che se ne fa per una finalità di natura economica illegittimo. Se una ragazza (o un ragazzo) di gradevole aspetto vuol girare per le piste automobilistiche con un ombrello in mano per ricavarci dei soldi non va biasimata. Non spetta alle signore del Mee-Too arrogarsi il diritto di decidere per tutte pensando di detenere il monopolio della morale. Indignarsi per quante (o quanti) liberamente usano, scoprono o esibiscono il loro corpo giovane non è immorale o diseducativo quanto lo è coprire con la forza e l’imposizione di leggi tribali il corpo di una donna come avviene nei paesi islamici salvo poi farne abuso e scempio impunemente.

Ma si sa il politicamente corretto riguarda solo i costumi dell’Occidente. Su quanto avviene altrove è più comodo e conveniente tacere, ma questa è un’altra storia.

 

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