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Populisti? No “pauperisti”

 di Gerardo Verolino

Il primo atto dell’onorevole Fico, neopresidente della Camera, è stato quello di farsi vedere seduto in autobus in direzione Montecitorio. Proprio come fa Papa Bergoglio, che lui cita ad esempio, quando vuole mostrarsi, non sulla comoda Papamobile da Capo dello Stato, ma seduto, nelle ultime fila, di un semplice autobus di pellegrini, lui umile fra gli umili. Naturalmente i due eventi sono solo delle messe in scena ad uso e consumo degli spettatori che entrambi vogliono stupire con la loro condotta spartana.

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Papa Francesco a Baires in metropolitana

Egli ci teneva a far sapere al suo elettorato, assai esigente riguardo allo stile di vita dei suoi esponenti, che lui non appartiene alla vituperata e spendacciona Casta e che l’auto blu non rientra nei suoi programmi. Naturalmente, potremmo definirla, una fake-news, perché, anche per motivi di sicurezza, l’onorevole presidente, non userà più i mezzi pubblici così come già non li usava abitualmente prima (Luciano Capone del “Foglio” sostiene che l’ultimo autobus su cui sia salito Fico risalga a sei anni prima) e nell’ultimo quinquennio da parlamentare ha ricevuto rimborsi solo in merito alla voce taxi e treni a lunga percorrenza. Bene.

La Regina Beatrice

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Beatrice ed Elisabetta, regine

C’è però un filo rosso che lega la politica dei grillini che si fonda sull’astratto concetto del pauperismo che non può essere un’ideologia politica ma un moto dell’animo con quella plasmata dal gesuita argentino che ha esasperato il concetto di umilismo nella sua azione pastorale. Entrambi gli aspetti, spinti al parossismo, necessitano di una condizione che li renda accettabili anche e soprattutto nella società della comunicazione in cui siamo immersi oggi: la riservatezza.

Se un pauperista-morigerato grillino intende esercitare in pienezza il suo mandato di parlamentare deve fare, potremmo dire, opere di bene, che nel caso in questione può essere anche la riduzione delle indennità, (come è nel credo del suo popolo) ma non vantarsi di ciò. Soprattutto non ostentarlo. Lo si può accettare solo per vie traverse.

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Come può esserlo una dichiarazione dei redditi. O un’esplicita richiesta, a gran voce, della base del partito. Ancor di più per un cristiano. Se Bergoglio intende svolgere vita “iper-francescana” e farne il caposaldo della sua dottrina pastorale, cosa molto più attinente alla vita della Chiesa che a quella di un partito, deve assolutamente stare attento a non scivolare nel peccato di superbia (che si lega a doppio filo anche alla falsità e all’ipocrisia). Invece cosa fanno entrambi? Mostrano la narrazione della propria vita più vicina alle persone comuni che agli uomini pubblici e di potere che essi incarnano.

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Di Battista e Di Maio con motorino blu

Certo, il messaggio finora ha funzionato se Bergoglio riscuote alti indici di popolarità e il movimento dell’onorevole Fico si è riconfermato primo partito italiano.

Ma compito dell’osservatore delle cose della politica e del mondo che ci circonda è sempre quello di decifrare la realtà oltre lo stato apparente.

O almeno provarci. E mettere in guardia la società dal rischio di star scivolando, per svogliatezza o scarsa comprensione, in una trappola.

>>>/ ROBERTO FICO A MONTECITORIO IN AUTOBUS

Il presidente della Camera Roberto Fico

Qualcuno può veramente credere che l’onorevole presidente Fico, da qui in avanti, si sposterà, lui e la sua famiglia, solo con gli sgangherati mezzi pubblici di Roma, aspettando come un comune cittadino, alle lunghe attese delle fermate, sotto il Sole cocente d’estate, magari scontrandosi con molestatori e borseggiatori di vario tipo, anziché spostarsi, anche per ragioni di sicurezza, sempre sulle comode autovetture di rappresentanza?

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Tutto ad Ariccia, in gita col Papa

Lo stesso dicasi per Bergoglio (naturalmente ancor più esposto di Fico). Quante altre volte salirà o sarà salito su di un autobus mostrandosi rannicchiato nelle ultime fila del mezzo come un anonimo fedele fra tanti mentre guarda distrattamente il panorama dal finestrino come fece quella volta ad Ariccia, o come faceva da arcivescovo di Buenos Aires quando prendeva il metrò?

Probabilmente sarà accaduto quella sola volta, come sarà per Fico, ma la vulgata deve essere che il nuovo Papa e i nuovi politici a Cinquestelle, pur nella loro invidiabile posizione di privilegio e pur potendone sfruttare tutti gli agi, rinuncino ad essi, perché uomini probi e castigati, preferendo vivere come tutti i poveri cittadini o fedeli di questo mondo. Verrebbe da dire.

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Monti in Loden, sala d’attesa

Signori, accà nisciuno è fesso. Ma a quanto pare i “fessi” sono tanti se i suddetti mietono consensi. Naturalmente l’assunto che l’uomo di potere (anche nel Vaticano) debba mostrarsi uno del popolo tra il popolo è vecchio come il cucco e non l’hanno inventato né Fico né Bergoglio. Il rapporto tra i potenti e l’uso  dei mezzi di trasporto (e del law-profile) per fini propagandistici è antico ed è trasversale a tutti i partiti. Mussolini, per dire, arriva a Palazzo Chigi, con nonchalace, viaggiando in un semplice vagone letto, mentre le impavide camicie nere marciano su Roma,  su un direttissimo partito da Milano.

Qualche anno dopo Craxi si presenta al Quirinale per ricevere l’incarico di formare il nuovo governo, da Pertini, in  blue-jeans. “Vai, vai ne riparliamo più tardi” gli dice Il Presidente.

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Francesco Rutelli

In tempi più o meno recenti abbiamo visto sindaci come quello di Roma, Rutelli, arrivare al lavoro in scooter, così come il suo omologo Marino arriverà in bicicletta.

E in bicicletta circolerà l’ex ministro dell’Ambiente, Pecoraro Scanio.  pedalare, pedalare, che passione. La bicicletta è anche il mezzo preferito dai reali d’Olanda. La Regina Beatrice, dopo aver firmato l’abdicazione a favore del figlio, lascia il trono su una democratica bicycle-monarchy. La regina Elisabetta non disedgna invece la metropolitana.

Per tornare in Italia, l’ex premier, Renzi, ama farsi vedere in scooter e, userà un camper per la sua campagna elettorale così come, qualche anno prima, il suo maestro Romano Prodi sceglie un pullman  per girare in lungo il Paese.

Il nuovo Sindaco Ignazio Marino arriva al Campidoglio in bicicletta

Ignazio Marino, con la scorta

Nello stesso momento, Berlusconi, sale su una “Nave azzurra” che sa tanto di grandeaur e non gli porterà bene. E il famigerato loden di Monti, presto divenuto simbolo di austerità e rigore?

Neanche l’attuale Capo dello Stato, Mattarella, uomo sobrio e misurato, ha resistito alla tentazione di farsi immortalare, non senza un certo imbarazzo, seduto su di un tram a Firenze come ogni semplice cittadino. Insomma, la politica si nutre del mito del potente che si fa uomo comune. Ma tutto sta nel risultare credibili. In fondo, le  filosofie neospartane dei Cinquestelle e della Chiesa a trazione bergogliana, che stanno facendo proseliti ovunque, non sono altro che il frutto di un albero molto più grande, quello del politically correct che, da svariati anni, sta appestando le nostre culture.

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Il Capo dello Stato Mattarella a Firenze

La politica dei Cinquestelle e il Vaticano “bergogliato” non fanno altro che assecondare il gusto delle masse che spingono per quello che potremmo definire come un “effetto cilicio” che spinge ad accettare il successo dei personaggi popolari solo attraverso una loro pubblica espiazione o purga.

Ecco allora il Papa che deve portare la croce di ferro e non d’oro, alloggiare in un appartamento disadorno, calzare modeste scarpe ortopediche come un semplice pensionato o peritarsi di usare i bagni chimici.

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Gerardo Verolino

Lo stesso dicasi per i politici, soprattutto di fede grillina ca va sans dire, che, una volta eletti, devono garantire un rimborsino “purificatore”, devono fingere di usare i mezzi pubblici e devono addentare dozzinali focacce per le strade bandendo tassativamente i ristoranti di lusso.

Questo chiede la gente in epoca di invidia social. Una recita che attenui il loro dolore.

 

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