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La fantasia in azzurro

 di Adolfo Mollichelli -

Fumata bianca, rossa e verde dal comignolo sul tetto del Palazzo di via Allegri. Habemus Commissarium Tecnicum. Viva l’Italia che non andrà al mondialone di Putin. Dopo sessant’anni. Per colpa dell’omaccione che sbuffava e faceva ‘a faccia storta ad ogni cavolata degli azzurri da lui stesso scelti, messi in campo e guidati, senza avere la patente. Vecchi tempi, anzi (Ta)vecchi(o).

Mancini

Roberto Mancini

Storie strane su una terrazza romana. Ciao Di Biagio. A risentirci Ancelotti (aspetti la Juve o il Napoli?), Auguri Mancio. Ti attende un compito nient’affatto semplice. Sperando che tu riesca ad invertire gli esiti di quel rapporto controverso con l’azzurro, quando eri calciator-campione.

Un fior di giocatore, sbocciato nella Bologna che anche nel calcio era dotta e gentile: buongiorno Giacomino prima di ogni partita nello stadio della torre. Bulgarelli, caro amico quante risate ci siamo fatte insieme nel periodo dei tuoi commenti, vivaci e intelligenti, per mamma Rai.

Adolfo Mollichelli 4

Adolfo Mollichelli

Mancio Mancio delle brame federali. Grazie per il contratto al ribasso: due milioni che pur non sono bruscolini. Grazie Gazprom, concessa la liberatoria da San Pietroburgo, da quello Zenit col quale hai fatto flop.

Che giocator il Mancio felsineo e poi genovese, dioscuro di Vialli e figlio amato da quel genio di Boskov: rigore c’è quando arbitro fischia. Scudetto e coppe varie per la felicità di quel gran signore che fu Mantovani.

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Attenti a quei due, Vialli e Mancini

Poi, te ne andasti a miracoli calcistici mostrare sotto il Cupolone, maglia biancoceleste con quel simpaticone di Eriksson, biondo e di gentile aspetto.

Storico scudetto e varie ed eventuali. Compreso un golazo al Napoli per la gioia dei biografi e, soprattutto, dei fotografi.Finalino, un po’ triste, a Leicester dove Claudio Primo (Ranieri) entrerà nella storia.

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Mancini laziale

Che giocator il Mancio. Mi incantavi, ma non mi convincevi. Fors’anche perché finisti col diventare il rivale di Robertino Baggio il mio idolo da sempre. Che giocator il Mancio.

Nelle squadre di club, però. Perché in azzurro fosti un mezzo flop e perché non saprei dirlo. Esuberante e via dall’albergo per tuffarti nella Grande Mela e Bearzot si levò la pipa dalla bocca e ti disse: con me hai chiuso.

E Vicini ti lasciò in panca durante le notti magiche di Italia 90. Dividesti popolo e stampa verso Usa 94. C’era chi avrebbe voluto te e chi Baggio. Negli stadi forni (no, Di Maio verrà molto dopo) degli Stati Uniti ci giocò Robertino. Tu rimanesti a casa. Al tuo posto Zola.

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Mancini in nazionale

E però in tuo nome rischiai l’arresto insieme con un collega romano. Ando così: Baggino all’inizio stentava e i manciniani a dire ah! se ci fosse stato l’altro Roberto. Ed io zitto, sopportavo. Capofila dei manciniani era Salvatore Tramontano inviato del Tempo. Capofila dei baggiani ero io, inviato del Mattino.

E al gol alla Nigeria, il primo di una lunga serie, che ti fanno i nostalgici manciniani? Scattano in piedi e “grande Roby” e allora non mi tenni più e dissi. state seduti, manciniani del cavolo, solo noi baggiani abbiamo il diritto di esultare! E poiché i poliziotti usa non capirono che comunque stavamo scherzando (ma non troppo, in verità) piombarono su Tramontano e me con fare minaccioso. Poi, capirono. E meno male.

Roberto+Mancini+Real+Madrid+v+Manchester+City+9eF7CWlXjfNl

Che giocator il Mancio con sarto a Napoli perché la grande bellezza c’è stata sempre, anche prima che Sarri venisse sotto il Vesuvio. E va bene, ti chiamò fighetto ma perdona l’uomo in tutta non proprio d’eloquio gentile. Eri passato dal campo alla panchina.

E che allenator quel Mancio, sbocciato tra i Viola, consacrato tra Lazio e Beneamata, osannato a Manchester sponda City Mancini oh oh, figlio della mezza luna ad Istanbul (Galatasaray), ancora la Beneamata e infine San Pietroburgo la magnifica ad incassare milioni su milioni dallo Zenit che non è l’opposto del Nadir ma lo squadrone della Gazprom.

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Balotelli & Mancini

Voglia d’Italia e dell’Italia. Per riallacciare quella strana storia vissuta da calciatore bello, elegante, pensante ma perdente in azzurro. Ora, si tratta di ricostruire. Anzi: inventare. La fantasìa non ti manca di certo. E neanche l’intuizione.

Come quella che avesti per Balotelli interista che ti portasti pure a Manchester perché fantasìa al potere e poi un po’ d’allegria pure ci voleva nella città che Oscar Wilde amava così tanto da sospirare: vorrei morire a Manchester perché così la dipartita sarebbe meno dolorosa.

Mancini-Jove

C’è un lavoraccio da fare sulla panca tinta d’azzurro dei tuoi desideri, caro Mancio. Ma tu hai l’occhio clinico e l’aspirante campione (parola grossa oggi nell’Italia del calcio?) sai scovarlo. E sai bene come tenere a freno un cavallo di razza come Balotelli. Perché comincerai dall’ex ragazzo d’oro che tra collane, orecchini ed anelli è diventato un re Mida. E mi sta bene, altroché. Classe, fantasìa, tecnica.

Sono sicuro che andrai alla ricerca, scremerai tra i robotini che a stento sanno fare uno stop e troverai un undici decente. Che almeno cerchi di giocare anche con qualche punta e tacco e la sora Assunta ti sarà grata. Credo che sceglierai uno tra Immobile e Belotti e se proprio tutti e due che non li farai mai giocare insieme. Che ti terrai stretto Insigne e che lancerai in pianta stabile Bernardeschi e che non dimenticherai i Barella, i Baselli, i De Sciglio. Certo, comincerai l’avventura in azzurro senza totem Buffon e dovrai curare Donnarumma che la raiolite ha reso depresso. Ecco, ci sono caduto anch’io nella presunzione di poter fare il ct, il mestiere più amato dagli italiani manco fosse la Scavolini.

axAuguri Mancio, la strada è irta di difficoltà ma così ci sarà più sfizio a metterla in discesa. In fin dei conti, la bicicletta l’hai voluta tu e sai come si dice? ora pedala. Con qualche gasdollaro in meno (tanti in verità) ma vuoi mettere la soddisfazione di avvicinarti a Mazzini e creare la tua giovine Italia?

Auguri Mancio. E mi raccomando: la sciarpetta mettila sempre. Lascia perdere Sarri, un tocco d’eleganza fa sempre bene.

 

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