Ma siamo diventati razzisti?   
   Crescono in Europa  antisemitismo e insofferenza e fastidio per i migranti

  
    
 di   Gerardo Verolino

Ma siamo diventati razzisti?

di Gerardo Verolino –

Il cardinal Ravasi, un mite biblista, per aver scritto su Twitter una frase evangelica “Ero straniero e non mi avete accolto” è stato riempito di insulti. Dopo poco anche Papa Bergoglio ha ricevuto la stessa sorte per aver scritto sul suo profilo Twitter “Condividiamo con gesti concreti di solidarietà il cammino dei migranti e dei rifugiati”. “Ospitali tu in Vaticano” gli hanno risposto. O “Te li porti in Argentina, nella tua patria. L’Italia non è la discarica dell’Africa”.

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Stessa cosa accaduta per la senatrice Segre quando, in Senato, ha voluto difendere, da ex deportata, i Rom. Ed è ciò che accade un po’ anche a tutti i giornalisti o gli opinionisti che trattano laicamente, senza indossare necessariamente l’elmetto, l’argomento. Il 50 per cento degli elettori del Pd, dice un sondaggio, approva la linea dura di Salvini, ma la cifra è anche sottostimata.

Roberto Fico

Roberto Fico

Chiunque si mette di traverso o cerca di abbozzare una posizione autonoma e diversa dalla politica dei respingimenti, come il presidente della Camera, Fico, il quale predica l’accoglienza, unico in un partito, il suo il M5S, appiattito sulle posizioni della Lega, viene emarginato e trattato alla stregua di un appestato.

Stesso dicasi per il tonitruante sindaco di Napoli quando dichiara di voler aprire i porti ai migranti o quando la sua assessore ai servizi sociali, sottostimando il problema, dice che le cose, nei quartieri che ospitano gli extracomunitari, vanno bene, viene fatto oggetto di pesanti insulti. E Giuliano Ferrara quando, a sua volta, dice di voler appoggiare il sindaco di Napoli per contrastare il “bullo” del Viminale, viene ridicolizzato dai suoi stessi lettori posizionati nel centro-destra che prima lo consideravano alla stregua di un redivivo Montanelli.

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Ma il fenomeno non è solo italiano. A Dresda, ad esempio, al Deautsches Hygiene-Museum, per la mostra sul “Razzismo, l’invenzione delle razze umane”, il direttore del Museo, Klaus Vogel, per aver affermato, nel presentare l’evento, la stessa tesi del libro di Guido  Barbujani e cioè che “Le razze non esistono”, e per cui oggi due antropologi italiani Gianfranco Biondi e Olga Rickards firmano un appello in cui chiedono l’abolizione del termine “razza” dalla Costituzione italiana, viene ferocemente contestato sui social.

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La capitale della Sassonia, poi, è la città dove nascono due movimenti “extra-sovranisti”, Pegida, il movimento anti-islamico che vanta centinaia di migliaia di adepti e Alternative Fur Deutschland, il partito addirittura neo-nazista che alle ultime elezioni federali ha preso il 27 per cento dei voti e l’iniziativa viene vista come una provocazione.

Se si aggiunge, per tornare in Italia, che l’ultima idea promossa dal ministro dell’Interno Salvini di monitorare e censire l’etnia Rom e Sinti ha suscitato sì molte polemiche ma ha riscosso soprattutto tanta approvazione generale, la domanda allora da porsi è: gli italiani e gli europei in generale sono diventati intolleranti se non razzisti? E lo sono verso gli ebrei?

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L’interrogativo è provocatorio perché gli italiani non sono mai stati e non lo saranno mai razzisti. I 5 milioni circa di stranieri presenti sul nostro territorio, se si eccettua la riottosa comunità cinese, sono stabilmente integrati nei nostri territori. Anche se quelli effettivamente occupati sono due milioni e mezzo mentre secondo la Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) i clandestini ammontano a mezzo milione. Da noi non esistono i quartieri ghetto per i musulmani di Molembeek in Belgio o le “no-go-zones” francesi, quelle enclavi in mano alla criminalità islamista, dove l’ingresso è interdetto perfino alla polizia.

Luigi Manconi

Luigi Manconi

E se anche uno studioso dichiaratamente di sinistra, come il sociologo Luigi Manconi, che ha ricoperto l’incarico di coordinatore dell’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) ed è stato presidente della commissione dei diritti umani in Senato, nel suo ultimo libro “Non sono razzista ma. La xenofobia degli italiani e gli imprenditori politici della paura”, scritto con Federica Resta, afferma di escluderlo, pur riconoscendo delle linee d’ombra, le leggi razziali del ’38 ad esempio; o l’uso dei gas asfissianti (iprite e fosgene) quelle che oggi chiamiamo comunemente armi chimiche, in Etiopia. Gli italiani non sono razzisti tout-court afferma sicuro Manconi.

E non lo sono contro i 35 mila ebrei che compongono la comunità italiana. Secondo un sondaggio del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, gli antisemiti sarebbero l’11 per cento circa, cioè un italiano su dieci, un dato, in fondo, relativamente basso e costante nel tempo per gli ultimi dieci anni.

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Negli italiani più che il sentimento anti-ebraico sta crescendo una disaffezione per gli immigrati. Ecco allora come si spiega che, all’alba del Giugno 2018, così tanti italiani, senza distinzione politica, chiedano, con forza, una politica dura e senza quartiere contro l’immigrato, soprattutto dall’Africa. A destra, niente di nuovo. Tutti invocavano una linea ferma sull’immigrazione clandestina. Ma è a sinistra che la faccenda si fa più interessante perché è in atto una vera e propria palingenesi collettiva. Una forma di autoespiazione di massa per cui bisogna emendarsi dalle troppe concessioni in termini di accoglienza per rimediare ai torti legati ad un eccesso di lassismo o di buonismo di fronte all’ “invasione” degli stranieri. Come se in tutti questi anni la minimizzazione del fenomeno perseguito dalla sinistra sia stata la colpa storica, il peso morale, che bisognava necessariamente espiare.

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Da qui l’acquiescenza totale, anche un po’ imbarazzante, da parte del suo elettorato (non dei suoi capi che non hanno ancora ben compreso la portata del fenomeno) e l’essersi consegnati  pressoché completamente alla Lega di Salvini perché faccia “un po’ di pulizia” e riscatti l’identità italiana. È fuor di dubbio che la nostra civiltà occidentale (per vedere l’altro aspetto della vicenda: quello culturale) sia sotto attacco da tempo e qualcuno possa temere che si finisca come “le mandrie umane, prostrate sotto una cupa sonnolenza” che ” vivranno nel torpore del nulla come i bufali che ruminano nelle pozze stagnanti delle paludi Pontine” come nella visione “romantica” circa il destino dell’umanità secondo Arthur de Gobineau che, però, era un noto razzista.

Gerardo Verolino 2

Gerardo Verolino

Ma va da sé che una presa di coscienza delle nostre distratte società dopo anni di sottovalutazione del fenomeno andava fatta. L’importante è non eccedere e fare di tutt’erba un fascio. Difendere la nostra comunanza di valori e preservare i nostri territori dal degrado è un bene. Attuare una caccia sconsiderata al diverso, senza valutare col giusto equilibrio, è un male da condannare.

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