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Bocciati, analfabeti digitali
Una rete piena di buchi

di Ettore Lupo

 Fare impresa digitale è quasi impossibile. C’è un potenziale di sviluppo enorme. Ma i ritardi sono evidenti. E, come sempre, al Sud la situazione è più penalizzante.

Una rete piena di buchi. Secondo i dati analizzati da Wired.it fare impresa digitale in Italia è sostanzialmente impossibile: se a livello aggregato siamo solamente trentaseiesimi su 65 paesi presi in considerazione, siamo addirittura penultimi per facilità di accesso al capitale (prestiti), terzultimi per disponibilità di capitale di rischio per nuove avventure imprenditoriali (venture capital) e sessantunesimi nel rapporto tra investimenti stranieri e Pil. Ma non è tutto, anzi.

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Fondamentalmente a mancare, tanto a livello del singolo utente quanto del lavoratore, sono le competenze informatiche, che ci vedono al cinquantacinquesimo posto su 65. E questa fotografia, nel Mezzogiorno, è ancora più grave. I ritardi sono più grandi, le difficoltà maggiori, le condizioni più difficili.
Insomma siamo ancora analfabeti digitali. Un handicap, comprensibilmente notevole. L’alfabetizzazione digitale in Italia è tutta da fare o quasi, tra le mura di casa come in azienda. Se si aggiungono le posizioni tutt’altro che lusinghiere per la capacità di affrontare le sfide portate alla cybersecurity (50esimi) e nella fiducia di una corretta tutela dei propri dati personali (42/65) si conferma per l’ennesima volta che il potenziale di sviluppo inespresso dal nostro Paese è ancora enorme. Gli unici risultati che lasciano soddisfatti sono il 13esimo posto nella classifica della libertà di Internet (ma quella della stampa in genere ci vede 30esimi), il 20esimo per la diffusione di Internet in mobilità e il 24esimo per l’open data.

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Ritardi gravi che accrescono le difficoltà e che allontano sviluppo e futuro. Secondo il Boston Consulting Group,in un paio di anni, la Internet Economy avrà prodotto 4,2 trilioni di dollari nelle economie del G20. Un colosso tale che se fosse uno stato, sarebbe il quinto al mondo, dopo Stati Uniti, Cina, Giappone e India.

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Siamo indietro in Italia, molto indietro. Soprattutto se si tiene conto che gli altri Paesi procedono a velocità doppia, lontani, al momento irraggiungibili. Una speciale classifica che racchiude tutti i fattori preminenti del mondo internet vede la Svezia al primo posto la Germania (undicesima), la Gran Bretagna (dodicesima) la Francia (19esima) e l’Italia soltanto quarantanovesima appena prima di Bulgaria, Grecia e Ucraina
Non è la prima volta che il Boston Consulting Group, del resto, bacchetta l’Italia, già nel 2012 i moniti erano stati precisi. Bisognava recuperare il gap con gli altri grandi paese europei.

 

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