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La grande distopia

di Gianpaolo Santoro

Napoli in quella tarda primavera era ancora dolcemente frastornata e dipinta d’azzurro. Il Napoli aveva vinto il suo secondo, sofferto scudetto ed era stata, ancora volta, festa grande e senza fine, la città rotolava ancora felice e vincente appresso ad un pallone.

E si continuava respirare calcio, un’overdose di football quell’anno: terminato il campionato c’era Italia ’90, i mondiali si giocavano in casa, un lungo brivido percorreva il Paese.

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Siamo all’inizio del decennio segnato dalle innovazioni tecnologiche che cambieranno radicalmente la società e lo stile di vita, sono i primi passi dell’era della comunicazione globale. Il sistema Italia regge, tangentopoli è lontana, nove italiani, tra cui Gianni Agnelli e Silvio Berlusconi, sono tra le cento persone più ricche del mondo secondo la rivista “Fortune”. Era il primo anno di “Striscia la notizia”, trasmissione rivoluzionaria e d’avanguardia e dell’esplosione incondizionata della moda degli Swatch, i colorati orologi di plastica, che diventarono ben presto lo status simbolo di una stagione di plastica.

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A guidare Italia ’90 c’era il pupillo dell’Avvocato, Luca Cordero di Montezemolo, Luca Monteprezzemolo, visto che era in tutte le minestre, là dove c’era la mano degli Agnelli. Soprattutto nel mondo dello sport. Dal rosso Ferrari, all’azzurro di Azzurra dell’America’s Cup, al bianco e nero di Sisport Fiat prima e della Juve dopo. Lo andai a trovare un giorno per parlare dell’organizzazione dei mondiali e lo vidi armeggiare con uno strano apparecchio che assomigliava ad un ricetrasmettitore palmare, un walkie-talkie insomma, una sorta di radio ricetrasmittente bidirezionale portatile.

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I “telefonini” Etacs

 

Alla mia domanda sul cosa fosse quell’aggeggio con antenna prorompente che veniva riposto in un grande contenitore che aveva la funzione di caricabatteria, una sorta di valigetta, mi venne risposto in modo vago, distratto e poco convincente al punto tale di scatenare la mia curiosità.
Feci una piccola indagine e scoprì che in quei giorni veniva silenziosamente lanciata la rete Etacs in tutte le città dove si giocavano le partite dei mondiali. Serviva per consentire un’informazione rapida e continua fra gli uomini dell’Organizzazione di Italia ’90. Ma finiva anche l’essere una sorta di prova generale per i telefonini portatili, la preistoria degli Smartphone.
Pubblicammo in prima pagina, allora lavoravo per il Mattino, la notizia di quegli strani aggeggi portatili. Più per istinto che per consapevolezza piena della notizia. Mai avremmo pensato di aver annunciato l’inizio di una vera e propria rivoluzione tecnologica e sociologica (assieme a Internet e al Global Positioning System, il Gps) che avrebbe travolto e stravolto la nostra vita.

images62UEMW17Perché da allora nulla è più lo stesso. Non siamo più persone siamo “user”, utenti, informazioni sensibili in giro per il web. I dati sono di tutti, ormai. Non ce li chiedono nemmeno. Li prendono e li usano per fare marketing, spesso contro di noi. Alcuni “studiosi” pare abbiano dimostrato che impegnarsi pubblicamente in un obiettivo, aiuta a realizzarlo meglio che non fare da soli. Ci sono applicazioni specifiche che consentono la realizzazione di un progetto condividendo l’impegno con gli altri. Io lavoro e gli altri mi guardano, mi commentano, mi incoraggiano, mi criticano, si confrontano. Sconvolgente poi una recente inchiesta: una donna italiana su 3 controlla lo smartphone anche mentre fa sesso una su sei lo controlla ogni cinque minuti e 4 su 5 candidamente ammettono di avere sviluppato una sorta di dipendenza nei confronti del telefonino di ultima generazione.

impronta digitale
Pezzi di vita in vetrina. Adrenalina di gruppo per l’elogio della solitudine. Alcuni di noi hanno fantasticato mondi immaginari con Wells, Huxley, Orwel e Gibson, leggendo “La macchina del tempo”, “Il mondo nuovo”, “1984” o “Neuromancer”. Roba vecchia, superata dalla realtà. Neanche la distopia dei più fantasiosi prevedeva il mondo surreale di Facebook, dei social network, questo vivere in vetrina in un grande condominio di sconosciuti. Chissà, forse la fuga dalla realtà è ormai l’unica forma di sopravvivenza. O, forse è esattamente il contrario.
il-napoletano


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