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Vintage, il fascino di indossare
vestiti che hanno una vita

di Maria Sarah Papillo

Entrando in un negozio di vestiti vintage si avverte, subito, quell’inconfondibile odore dolciastro che solo il trascorrere del tempo riesce a conferire ai capi.

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 I vestiti che “popolano” questi negozi hanno una storia da raccontare, hanno avuto una vita prima di noi: hanno accompagnato emozioni, vissuto avventure e ne portano l’indelebile quanto affascinante segno. Per scegliere ed  indossare un vestito vintage ci vuole una certa dose di consapevolezza: si entra a far parte di una storia che già altri hanno iniziato a scrivere e che con noi continuerà; una storia che attingerà anche dal nostro vissuto ma, della quale, noi saremo solo comparse perché il vestito ne è l’unico protagonista.

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Frendo è un negozio di capi ed accessori vintage nascosto in quel dedalo di viuzze che compone il cuore di Napoli, a Vico S. Domenico Maggiore, non tanto lontano dalla splendida Cappella Sansevero. Simone, il proprietario, mi racconta che la scelta del posto dove aprire il negozio non è stata casuale: “E’ giusto che un negozio vintage si trovi nel centro storico di una città”, e l’influenza, il clima di quelle straduzze si avverte, forte.

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Esposta sulle grucce o sulle affollate mensole troviamo una selezione di capi ed accessori vintage non pensati come semplici capi “second hand” ma scelti, ognuno di loro, quali rappresentanti di un tassello della storia del costume, pezzi iconici di decenni passati; il vintage è qui vissuto e presentato ai clienti in questo modo: la possibilità di scovare pezzi unici, rappresentativi di un periodo, testimoni di un momento di quel lungo cammino che è la moda nella sua continua evoluzione. Il negozio non è ordinato, le cose vanno cercate, alcune sembrano nascoste, altre non si vogliono far trovare e, in certi casi, si ha l’impressione che non sia tu ad aver scelto il capo e che non sia solo una semplice coincidenza l’aver notato una cosa piuttosto che un’altra. La gente entra, cerca, osserva, prova i capi e c’è un clima disteso, un’atmosfera quasi familiare, come se si stesse cercando nel baule in soffitta tra le cose dismesse dalle donne e dagli uomini della nostra famiglia.

Ma Simone viene dal mondo della musica e non riesce a non “creare” ed il  negozio  ospita anche  il suo laboratorio dove, da quasi un anno, idea, realizza ed espone i capi della sua collezione sartoriale. Ed anche qui ritroviamo la stessa attenzione usata per la selezione dei capi che affollano la prima stanza: attenzione per i dettagli, possibilità per il cliente di partecipare alla realizzazione, utilizzo di materie prime di alta qualità o di splendidi tessuti e materiali recuperati che nascono a nuova vita come delle coperte e delle vecchie cinghie di cuoio che si trasformano in originali borse dall’allure marinaresco. Nelle creazioni di Simone, però, non c’è solo la sua fantasia ed il suo estro, ma c’è una fortissima volontà di voler continuare, di voler esser testimone attivo  di quella grande tradizione napoletana di sartorialità, dell’attenzione per la qualità e per il dettagli,  di quell’educazione al gusto, al bello che sembra  essersi ormai persa.

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E’ così che la scelta di un negozio di capi vintage e quella di un laboratorio sartoriale smettono di divenire storie parallele ma figurano quali diversi aspetti di uno stesso pensiero, di uno stesso modo di vivere ed intendere la moda: non si tratta di inseguire le tendenze in modo sterilmente pedissequo facendo divenire i vestiti da noi indossati strumenti di omologazione e di appiattimento dei gusti e delle personalità, ma di vedere la moda come un modo per esprimere se stessi, come mezzo per affermare, anche grazie a scelte estetiche, le proprie specificità ed individualità e, per quanto questo discorso possa apparire a tratti forse banale,  la cosa non è assolutamente semplice nel suo realizzarsi. Preziose diventano, quindi, queste oasi di originalità, di creatività e di riscoperta dei lati più fantasiosi e positivi della nostra città.

 

 

 

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