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Julien Gargiulo, il camaleonte napoletano dei Caraibi

di Paolo Baronio

 Dopo il suo debutto a Washington, scrissero di lui: “…la sua forza e la sua energia coinvolgono e trascinano…” (State Magazine). In Germania lo hanno raccontato così “…tutti le doti per una carriera internazionale: talento, musicalità, tecnica e carisma.” (Garmisch-Partenkirchner Tagblatt). Da sette anni primeggia sulla scena internazionale. Dopo il suo debutto alla Carnegie Hall nel 1997, si è esibito in sale quali Bolshoi Sal (Moscow), Seymour Theatre (Sydney), The Esplanade (Singapore), Nazioni Unite (New York) e il Teatro Filarmonico (Verona). Un’artista di caratura mondiale, insomma.

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Julian Lawrence Gargiulo, 42 anni, è uno dei tanti talenti napoletani in giro per il mondo. Uno di quei talenti a più facce, perché Gargiulo è artista versatile, sempre in “movimento”. Non solo suona e compone, scrive anche per il Cayman Compass delle Isole Cayman, dove ha una sua rubrica, “Mostly Classical” , dirige una trasmissione televisiva, “Crossing Borders”, un programma di Hunter College (Ny) che presenta artisti affermati provenienti dalla Russia e dall’Europa Orientale che ora vivono a New York ed é direttore artistico della Sacred Heart Concert Series di Mt. Vernon, un progetto che porta la musica classica per le comunità svantaggiate e del Water Island Classical Music Festival nei Caraibi. Infine è fondatore della non-profit organization 16000children.org che riunisce musicisti, pittori e registi nella creazione di eventi per denunciare che ogni giorno, nel mondo, 16000 bambini muoiono di fame. Un delitto del quale dovremmo sentirci tutti in qualche modo colpevoli.

Julian_smoking_photoOltre ad avere un folto programma di concerti solistici, Gargiulo si esibisce regolarmente con altri musicisti e personaggi dello spettacolo. Serate-evento l’hanno visto sul palco con il soprano Olga Makarina (Metropolitan Opera), i violinisti Lucio Degani (primo violino, Solisti Veneti) e Dmitri Berlinsky (Premio Paganini) il trombettista Joe Burgstaller (Canadian Brass) e, nell’ambito della New York Philharmonic Chamber Series, la violinista Elizabeth Zeltser. In Italia ha collaborato con Renzo Arbore e Paolo Limiti per alcuni produzioni e spettacoli televisivi.
Julien ha studiato al Conservatorio di Stato di Verona e all’Accademia Mugi a Roma. Dopo uno stage di un anno al Conservatorio di Mosca, si è trasferito negli Stati Uniti dove ha ricevuto il Bachelor’s Degree alla Rowan University . Conseguito il Master’s Degree al Peabody Conservatory of the Johns Hopkins University nel 1997 ha completato il Doctor of Musical Arts Degree all’ University of Maryland. Vive fra New York ed i Caraibi. Insomma cittadino del mondo.
Ma quanta Napoli c’è ancora in Gargiulo?
“ Sono nato a Napoli da padre napoletano. Vuoi o non vuoi, una parte di me è napoletana. Dentro di me. Spesso mi chiedono se mi sento più italiano o americano. La verità è che l’identità è un concetto strano per me. Dopo un concerto alla Carnegie Hall di New York è uscito un articolo che parlava di me come un “camaleonte” e penso che questo sia vero. Ma sono un camaleonte con cuore napoletano…”

garg2Un camaleonte che cambia facilmente pelle…?
“Un camaleonte che vive e sente pienamente suo il contesto nel quale vive in quel momento. Nel senso che quando sono in Italia con i miei amici italiani mi sento tanto italiano, molto napoletano. Ma quando sono a New York con i miei amici americani mi sento proprio tanto americano e molto newyorkese Questa è la mia natura”.
Le sue esibizioni sono state una piccola grande rivoluzione: dalla Carnegie Hall, alla Merkin Concert Hall, alla Conservatorio Hall di Mosca e all’Esplanade di Singapore un susseguirsi di successi di pubblico e di critica…
“Non nego che le miei esibizioni hanno stravolto quelle che erano le linee tradizionali dei concerti. Ma io non lo faccio perché voglio sorprendere o far parlare di me. Io non potrei comportarmi diversamente. Perché per me è bello uscire davanti ad un pubblico che non mi ha mai visto prima, sedermi e suonare Chopin: ma è ancora più bello alzarmi dal piano e parlare con la gente, senza preconcetti, in modo semplice, oserei dire naturale. Parlare della città nella quale mi trovo, degli usi e costumi del posto, capire, conoscere, scoprire i problemi, le difficoltà, il modo di pensare. Mi piace sentirmi uno di loro. E questo mio modo di fare rende il pubblico partecipe in modo diverso alle mie esibizioni, alal mia musica. Porta ad abbassare le difese da cose estranee, accomuna tutti. E quando c’è quest’atmosfera, tutto è più bello”.

photo 5Si è esibito negli Stati Uniti, Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Russia, Singapore e Australia. Nei maggiori santuari della musica nel mondo. E ovunque i suoi concerti hanno lasciato il segno. Al punto tale che risulta difficile scindere il pianista romantico dal sottile umorista…
“Suonando il pianoforte io posso dire tante cose. Ma dialogando posso dirne tante altre ancora. Per me il concerto è un veicolo per comunicare con il pubblico, con la gente di tutto il mondo. E la cosa che ho scoperto è che parlare aiuta ad ascoltare la musica, che abbatte la barriera che inconsapevolmente spesso c’è tra palco e platea…”
E’ anche compositore. Come definirebbe la sua musica?
“Da sette-otto anni sono anche compositore. Questa è una delle cose più interessanti ed importanti nella mia vita al momento. Parlare della mia musica non è facile. Non perché è mia ma perché parlare di musica in generale è difficile. Non si può parlare di arte o altre cose che per propria definizione comunicano attraverso un altro mezzo..
Che cosa intende dire?
“Voglio dire che per quanto mi riguarda la mia musica è il frutto di tutte le esperienze della mia vita. Ogni cosa che mi ha toccato è lì, da qualche parte: una emozione, un ricordo, una gioia o un dolore. Qualcosa che è dentro di me e di cui al di là di un pianoforte mi è difficile esternare. Proprio per questo durante i miei concerti non parlo mai di musica ma mi limito a raccontare storie, suggerire possibilità, ironizzare sulla follia della vita”.

, isola di san Pietro-sardegna

Fra le tante cose fa, la sua associazione per i bambini è una di quelle di cui va più fiero. Che cos’è “16000children.org ? “Una associazione no profit che riunisce musicisti, e altri artisti,nella creazione di eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica al fatto che ogni giorno, nel mondo, più di 16000 bambini muoiono di fame. Uno sterminio di cui tutti dobbiamo sentirci colpevoli”.

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