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Una campagna sanitaria
contro la stretta di mano

di Ettore Lupo
Salutiamoci con un sorriso. Se volete con un occhiolino. Al massimo una pacca sulla spalla. O, perché no, accennando un piccolo inchino. Insomma come vi pare: ma, la raccomandazione è perentoria, mai stringendoci la mano. Se non ci vogliamo fare del male d’ora in poi questo deve essere il modo di congedarsi.

Una precauzione che diventa un obbligo se ci troviamo in un ospedale, un pronto soccorso o un gabinetto medico. E badate bene c’è poco da scherzare.
Il Journal of the American Medical Association, prestigiosa rivista medica americana, ha cominciato una vera e propria campagna di stampa anti stretta di mano. “No hand shaking in these premises” (niente stretta di mano), è l’avviso che andrebbe subito affisso in tutte le strutture sanitarie del mondo, si sostiene. Anche per motivi economici. “I regolamenti per limitare la stretta di mano nelle strutture sanitarie, insieme ad altri programmi di igiene delle mani più consistenti, possono contribuire a limitare la diffusione delle malattie e potenzialmente diminuire l’onere clinico ed economico associato alle infezioni nosocomiali oltre che contribuire ad arginare il problema della resistenza antimicrobica”, cioè la resistenza che col tempo un microrganismo sviluppa nei confronti di un farmaco originariamente efficace.

Is=--La campagna di sensibilizzazione è cominciata in grande stile. La rivista Jama sostiene “che rimuovere la stretta di mano, che è il primo veicolo di trasmissione di infezione nei reparti, dal contesto di cura può in definitiva essere riconosciuto come un modo importante per tutelare la salute dei pazienti e degli operatori sanitari, piuttosto che una scortesia a chi rifiuta la mano. Sarebbe un errore liquidare un divieto così promettente, intuitivo e poco costoso”.
Del resto è da tempo che si sostiene la pericolosità del contatto delle mani. Ignác Fülöp Semmelweis lo aveva già capito nel 1847: le mani sporche sono un veicolo di malattie, specie all’interno degli ospedali. L’intuizione del medico ungherese, allora gli costò l’inimicizia dei colleghi, che non credevano alla sua teoria e lo ritenevano piuttosto uno squilibrato se non proprio un pazzo. Fatto sta che Semmelweis perse il lavoro, finì in manicomio e lì rimase fino alla morte, nel 1865. Eppure oggi è stato comprovato che le sue intuizioni era giusto e che aveva perfettamente ragione: l’importanza dell’igiene è chiara a tutti, le mani del personale sanitario continuano a rappresentare un vettore di malattie.

medico-paziente-mano450I dottori di oggi, contrariamente a quelli che lavoravano con Semmelweis, ad esempio sanno bene quanto sia importante, per la loro professione, avere le mani disinfettate. Ma c’è un fattore che passa tuttora inosservato e che continua a rappresentare un veicolo di batteri e virus. Si tratta appunto dell banalissima stretta di mano, un gesto che medici e infermieri ripetono spesso durante le visite di routine in corsia, prima e dopo aver visitato un paziente. Un gesto semplice ma nocivo.

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