di Eduardo Palumbo
Eccolo, finalmente eccolo. Quando si è incominciata a scorgere la Papamobile, un tuono ha scosso piazza Carlo III là dove erano radunati sin dalla mattina duecentomila fedeli , proprio lì davanti al palazzo dei Borboni. Eccolo Papa Francesco, l’uomo della Speranza, in una terra che da tempo ha perso la speranza.
Una terra martoriata, ferita, violentata, accerchiata soffocata. E Bergoglio è entrato a mani piene nel dramma, non ha certo deluso le aspettative. Forte, deciso il richiamo alla riscossa di un territorio dove si sconta l’ombra pesante della camorra, dei traffici legati allo sversamento dei rifiuti che avvelenano l’aria e i terreni, delle tensioni tra comunità locale e migranti. E che, nel non troppo lontano 1994, ha visto persino l’uccisione in chiesa di un prete, quel don Peppe Diana per cui si chiede la beatificazione.
Caserta, la terra dei fuochi, la malavita organizzata, i Casalesi, il tessuto produttivo fragile o inesistente, la disoccupazione dilagante, la povertà, i paesi abbandonati dove non si sente la “presenza dello Stato”, le comunità di migranti, i clandestini, il contrabbando, la droga, condizioni di vita impossibili. Un inferno. Papa Francesco ha lanciato un forte appello ad avere il “coraggio della legalità, di perseguire il bene comune . So che soffrite ma chi diventa amico di Dio – ha esortato -, ama i fratelli, si impegna a salvaguardare la loro vita e la loro salute anche rispettando l’ambiente e la natura . Quando sono arrivato – ha anche raccontato ai fedeli – uno di voi mi ha detto: ‘Padre ci dia la speranza': io non posso darvi la speranza ma posso dirvi che la speranza c’è dov’è c’è Gesù”.
Un gruppo di africani di Castelvolturno, la terra macchiata di sangue della strage ad opera del gruppo di fuoco di Setola, uno dei boss emergenti più sanguinari dei Casalesi e teatro della gambizzazione di un pugno di giorni fa che scatenò una violenta rivolta con auto incendiate e blocchi stradali, un gruppo di africani dicevamo ha srotolato a pochi metri dal palco uno striscione che recita “Uniti contro camorra e razzismo”. “Accoglieteli!” Papa Francesco non ha fatto tanti giri di parole. Una esortazione, un grido di dole e di speranza.
Alle parole del Papa hanno fatto eco quelle del vescovo Giovanni D’Alise, che al termine della messa ha descritto la terra casertana come “attaccata da più parti”, “sventrata e fatta deposito di rifiuti particolari provenienti dall’Italia e dall’Europa, che causano morti e disagi”: “c’è anche una disoccupazione che toglie il respiro”, ha aggiunto, mentre “non mancano criminalità e corruzione”.
Sorvolando in elicottero la zona, Papa Francesco non ha nascosto il suo orrore. “E’ terribile che una terra così bella venga rovinata da fenomeni come questi, di non rispetto dell’ambiente e di violazione”. Bergoglio ha annunciato poi che entro l’anno visiterà la città di Napoli ma non ha specificato alcuna data. “Il cardinale Sepe mi ha detto che i napoletani sono un po’ gelosi”.