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Sud sempre più povero
Campania sempre più indietro

di Alberto Toro

Se vi guardate intorno, se non avete imparato a chiudere gli occhi, queste cifre vi lasceranno sgomenti, ma non vi sorprenderanno del tutto. Il tessuto socio economico del Paese è sempre più fragile. E il Mezzogiorno è, ormai, in ginocchio. Forse inesorabilmente.

A chi non è capitato di vedere qualcuno rovistare tra i rifiuti, raccogliere al mercato merce scartata, accantonata, abbandonata? Chi non è a conoscenza delle file gigantesche che si trovano alle vecchie mense dei poveri, dove ormai sempre più frequentemente si trovano “insospettabili”?

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Segnatevi questa cifra: 10.048.000. Dieci milioni e quarantottomila. Sono le persone che in Italia vivono in condizioni di povertà. E’ questa la drammatica fotografia dell’Italia del terzo millennio. La chiamano in gergo povertà relativa. Ma, in pratica sono persone che dopo poco più di due settimane non sanno come andare avanti. Sono il 16,6 per cento della popolazione.

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Mensa per i poveri

Ma non è tutto. Il dieci per cento, sono poveri più poveri, poveri assoluti. Cioè coloro che non hanno praticamente i soldi per mangiare, non riescono più a spendere per beni e servizi, quelli indispensabili per una vita minimamente dignitosa. La povertà è aumentata soprattutto nel Sud Italia, l’esercito di coloro ormai non più in grado di un di sostenere un tenore di vita minimamente decente è aumentato da un all’altro di 725 mila persone. Ormai siamo quasi a 4 milioni di poveri assoluti…

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Peggio, sempre peggio. Inquadriamo queste nuove cifre drammatiche in un quadro più generale. Quello messo appunto da Save the Children e che riguarda gli scugnizzi, i muschilli, i sciuscià, i nostri bambini, insomma. Un futuro senza futuro. Prendiamo il cosiddetto indice di povertà educativa, che vuol dire penuria di asili nido, scarsa incidenza del tempo pieno alle elementari e alle medie, alto tasso di dispersione scolastica. E poi una serie di opportunità mancate: niente libri né sport, niente ingressi a teatri mostre e musei.

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Il record negativo in Italia, è  bene ricordarlo, (10 indicatori su 14), va alla Campania, dove appena 2,8 bambini su 100 frequentano il nido (una percentuale lontana anni luce dal record dell’Emilia Romagna(26,5 per cento) e ancor più dall’obiettivo europeo del 33 per cento. Un record negativo che deve far riflettere alla luce di quanto sostenuto da sociologi, scienziati, economisti, tutti concordi nell’affermare che le disuguaglianze fra adulti siano imputabili in larga parte proprio alle diverse opportunità educative e cognitive sviluppate nei primissimi anni di vita, prima dell’entrata a scuola. Malissimo  anche sul tempo pieno, sul servizio mensa, sulle aule connesse a Internet e  nello sport. Ad esempio, neanche un bambino campano su 4 fa sport continuativamente.

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Altro grave problema la nutrizione. Mancano i soldi, si stringe sempre di più la cinghia, si riduce la qualità di quello che si mangia ed a volte si “compensa” con la quantità.  Il 27,7 per cento di ragazzini napoletani di 8/9 anni è in sovrappeso – dato più alto a livello nazionale – e uno su cinque è in condizioni di obesità
Per quanto riguarda la spesa alimentare, se in Italia il 66 per cento di famiglie con figli  – ovvero ben 4 milioni 400 mila nuclei familiari con prole – ha ridotto la qualità/quantità della spesa per almeno un genere alimentare, in Campania la riduzione ha riguardato un numero molto più consistente di nuclei con figli: e si è raggiunto il 76,8.

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