La moglie di Piersanti china sul marito

I Kennedy siciliani

Due fratelli, un feroce delitto. Piergiorgio e Santi Mattarella, ovvero i Kennedy di Palermo. Due fratelli che hanno sposato due sorelle, un padre che ha fondato la Democrazia Cristiana, il Partito Paese del dopoguerra. La Sicilia. La mafia. La saga di una famiglia, i Mattarella

 Perché riproporre vecchi articoli, reportage, interviste? Volando alto con Giorgio Manganelli, scrittore, giornalista potremmo dire che “una civiltà letteraria non è fatta di letture, è fatta di riletture”. Più semplicemente il ripresentare alcuni articoli rappresenta una grande opportunità. Un modo per scoprire giornalisti o protagonisti di un’altra generazione, di conoscere o ricordare fatti, dimenticati. Per riproporre interviste e reportage dei giorni nostri.

La moglie di Piersanti china sul marito

Irma Chiazzese china sul corpo di Piersanti Mattarella

Il crocevia nella vita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di quella che negli anni verranno enfaticamente definiti i “Kennedy di Palermo” sta tutto in questo scatto in bianco e nero che risale al giorno dell’Epifania del 1980. Intorno all’ora di pranzo un killer solitario punta la pistola contro il finestrino dell’auto sulla quale viaggia l’allora presidente della Regione Siciliana e tronca la vita e l’avventura politica di uno dei personaggi più promettenti sulla scena siciliana ed italiana. Non si chiama Sergio ma Piersanti Mattarella.

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Piersanti Mattarella

Quello di Piersanti Mattarella è uno dei primi delitti eccellenti di Sicilia. In campo una mafia sempre più arrogante che punta in alto uccidendo non solo politici ma anche magistrati e inquirenti. Tra il ‘79 e l’82 a Palermo vengono uccisi il capo della Mobile Boris Giuliano, il giudice istruttore Cesare Terranova, il segretario provinciale della Dc Palermitana Michele Reina per arrivare fino al segretario del Pci siciliano Pio La Torre e poi al prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa.

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Pio La Torre

Il movente del delitto non è stato mai del tutto individuato con chiarezza, ma sicuramente è legato alla forte azione di rinnovamento avviata da presidente della Regione Siciliana. Piersanti Mattarella viene eletto alla guida del governo siciliano nel 1978, forte di una maggioranza di centro-sinistra con l’appoggio esterno del Partito Comunista. Cresciuto seguendo gli insegnamenti del cattolicesimo democratico si ispira all’esempio di Giorgio La Pira. Sicuramente negli anni in cui più incisiva diventa la sua azione di disboscamento della politica e della burocrazia regionale è vicino alla corrente di Aldo Moro. Dall’altra parte c’è un arrogante Vito Ciancimino, figlio di un barbiere di Corleone sbarcato a Palermo per dettare legge forte dei legami con i “viddani” del suo paese d’origine e della tutela romana di Giulio Andreotti.

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Totò Riina

Anche sul piano strettamente giudiziario la vicenda Mattarella resta avvolta nel mistero. Nell’imminenza del delitto si parla di matrice terroristica anche per le rivendicazioni di un sedicente gruppo neofascista. Saranno le dichiarazioni di Tommaso Buscetta e le indagini di Giovanni Falcone a gettare un fascio di luce sul delitto. Ad ordinarlo, hanno accertato i giudici, fu il “capo dei capi” Totò Riina mentre la vecchia mafia dei Bontade e Badalamenti non avrebbe voluto aprire quella che di fatto fu l’inizio della lunga stagione stragista dei Corleonesi. Nel 1995 vengono condannati come mandanti lo stesso Riina assieme a Michele Greco, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò e Nenè Geraci,

Ancora ignoti, a 35 anni di distanza, gli esecutori materiali. All’inzio viene seguita la pista di una strana alleanza tra mafiosi e terroristi neri. In aula, durante il processo, la vedova del presidente della Regione punta il dito contro l’estremista di destra Valerio, Giusva, Fioravanti. “Aveva un ghigno glaciale, c’era lui quel giorno in via Libertà” raccontò la donna. Una pista investigativa battuta per anni ma definitivamente abbandonata con l’assoluzione formale di Fioravanti.

Giuseppe Valerio Fioravanti.

Giuseppe Valerio Fioravanti

 

Nella sentenza di condanna dei mandanti invece i magistrati indicano con estrema chiarezza perché Cosa Nostra decise l’eliminazione di Piersanti Mattarella. “Con la sua azione -scrivono- stava tentando di bloccare il circuito perverso che lega mafia e politica, incidendo pesantemente su questi interessi illeciti”.

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Funerali Mattarella. Sandro Pertini

Ci sono ancora altri scatti in bianco e nero che raccontano quella stagione. Ai funerali di Piersanti Mattarella partecipa anche un rabbuiato Sandro Pertini. Accanto a lui la vedova Irma Chiazzese. Ma oltre al dettaglio dei sentimenti quel funerale racconta anche la stagione politica inaugurata da Piersanti Mattarella in Sicilia e che la mafia aveva bloccato a colpi di pistola. Accanto alla vedova e ai figli di Piersanti Mattarella ci sono anche il potente capogruppo in regione del Pci Michelangelo Russo e poi il segretario nazionale della Dc Benigno Zaccagnini. Era proprio assieme alla leadership nazionale di quella Dc e grazie all’appoggio del Pci che Piersanti Mattarella stava tentando di rinnovare il suo parito nell’Isola e di conseguenza anche la macchina mangiasoldi della regionale

I figli di quella stagione saranno i tanti giovani della sinistra democristiana che negli anni a venire raccoglieranno l’eredità politica dei Mattarella. Sono un singolare parto di entrambe le passioni dei due fratelli Mattarella. Giovani che condividevano con l’uno, Sergio, l’interesse per il diritto e con l’altro, Piersanti, l’entusiasmo della militanza politica. Frequentano gli stessi ambienti universitari e politici giovani come Vito Riggio, Sergio D’Antoni e Leoluca Orlando che negli anni a venire saranno, seppure in modi diversi, protagonisti della stagione della cosiddetta “primavera di Palermo.

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La moglie ed i figli di Piersanti

Ai funerali di Piersanti Mattarella stretti nel dolore la moglie Irma Chiazzese,il figlio Bernardo e la figlia Maria. La donna, raccontarono i cronisti, non aveva più lacrime. Le avere versate tutte nel vano tentativo di soccorrere il marito crivellato dai colpi di pistola quel 6 gennaio del 1980. C’era anche lei sul luogo del delitto assieme a Sergio. L’uno cercava di reggerlo per le spalle mentre lei spingeva dalle gambe per tentare di liberarlo dalla trappola di morte dell’automobile. Quel giorno il presidente della Regione era appena salito in auto assieme alla moglie e alla suocera per andare a messa. Il killer si avvicinò al finestrino e fece fuoco otto volte. Uno dei proiettili vaganti colpi anche la signora Irma spappolandole un dito. Destini incrociati tra Sergio e Piersanti nella tragedia e nei momenti felici. I due fratelli avevano infatti finito per innamorarsi e per sposare due sorelle, appunto Irma e Marisa Chiazzese. Quest’ultima è morta nel marzo del 2012. Ogni anno Sergio Mattarella la ricorda con un necrologio assai sobrio come nel suo stile (“con affetto immutabile”) e facendo celebrare una messa nella chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte

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Mattarella, De Mita, Tina Anselmi

Il cattolicesimo democratico è il filo comune che lega la vicenda politica prima di Piersanti e poi di Sergio Mattarella. Raccolto il testimone dal fratello il politico Sergio è stato uno dei leader della sinistra Dc in Sicilia e più volte ministro con i governi Goria, Andreotti e D’Alema.

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Mattarella e Scalfaro

 

Il filo rosso del cattolicesimo democratico si riannoda ancora. Assieme a tante singolari coincidenze. Da ministro prima e da Presidente della Repubblica dopo Oscar Luigi Scalfaro ha più volte richiamato la figura e l’opera di rinnovamento di Piersanti Mattarella. L’eredità politica è stata raccolta dal fratello Sergio che ora diventa presidente della Repubblica come Scalfaro. E come Scalfaro non avrà al fianco la moglie e dovrà, probabilmente, indicare la figlia Laura come first lady per le cerimonie ufficiali.

(Alfio Sciacca, Corriere della Sera)

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