di Alberto Toro
In Europa bruciati 340 miliardi di euro di capitalizzazione di borsa. Gli investitori preferiscono vendere in attesa di vedere come andrà a finire. Sia chiaro: al momento non ci sono segnali di “panic selling” i mercati stanno alla finestra e, soprattutto, sulla difensiva. L’ottimismo che era trapelato la settimana scorsa si è dissolto, incomincia a serpeggiare la paura.
La banca d’affari Goldman Sachs ha emesso una nota per i suoi clienti spiegando che “il rischio di una Grexit sta crescendo. La situazione della piccola Grecia, comincia a farsi sentire anche Wall Street. La crisi di Atene, la chiamata alle urne di Tsipras e la possibilità che il Paese ellenico finisca in default sono problemi che hanno valicato ormai l’Oceano.
Si è fatto sentire anche il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Jack Lew “ I creditori della Grecia devono mostrarsi flessibili e prendere in considerazione una ristrutturazione del debito di Atene nell’ambito delle discussioni su un possibile accordo”. Lo spettro che la Grecia possa passare nell’orbita di Putin è molto sentito.
Il Greferendum sta condizionando tutto. E non solo in Europa. Si è avuta la capacità di trasformare un topolino in un elefante. I numeri della Grecia son piccoli. L’economia di Atene infatti pesa sul totale del Pil mondiale lo 0,3 per cento e la capitalizzazione della borsa azionaria rappresenta soltanto lo 0,05 di quella mondiale, un valore estremamente modesto, veramente limitato. Eppure quello che sta succedendo nel Paese ellenico rischia ora di minare seriamente le fondamenta dell’Unione monetaria creando il pericoloso precedente dell’uscita di un membro dell’Eurozona dalla moneta unica e la conseguente fiducia degli investitori nei confronti dell’euro.
Alexis Tsipras, ha scritto una lettera ai capi di Stato e di Governo dell’Eurozona, nella quale ha chiesto una proroga di un mese del piano di aiuti ed ha ribadito come la decisione di indire un referendum sia un diritto democratico del popolo greco. “Il gioco di Tsipras di essere da solo contro gli altri 18 Paesi della moneta unica non conviene a nessuno”, ha dal canto suo detto il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker assicurando di “avere fatto di tutto per arrivare a un accordo” e di non meritare”le critiche che ci piovono addosso”.
Il portavoce del governo tedesco ha comunque fatto sapere che “Berlino resta disponibile a colloqui”. “Se l’euro fallisce – avverte la cancelliera Angela Merkel – l’Europa fallisce”. Dal canto suo il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem ha voluto sottolineare che un’eventuale Grexit non esonererebbe la Grecia dagli obblighi nei confronti delle istituzioni creditrici. “Se un Paese lascia l’Eurozona il debito resta”. L’esposizione totale, stando ai calcoli del Sole 24Ore, si aggira intorno ai 65 miliardi di euro. Di questi, 10 miliardi sono stati concessi dal governo italiano attraverso prestiti bilaterali. La parte più consistente degli aiuti, invece, è piovuta nelle casse elleniche attraverso fondi salva stati Efsf e Esm. Fondi a cui l’Italia contribuisce versando una lauta quota. Pertanto, il mancato rimborso alle due istituzioni peserebbe 23,3 miliardi di euro per l’Efsf e 14,2 miliardi per l’Esm. C’è, poi, la fetta di aiuti elargiti dalla Bce di Mario Draghi di cui, attraverso Bankitalia, il nostro Paese detiene il 12,3 per cento del capitale.