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Croce e l’umile allievo

 di Giuseppe Mazzella

Centocinquant’anni fa nasceva Benedetto Croce. Le celebrazioni a Pescasseroli dove dopo il restauro sarà aperta al pubblico la stanza di Palazzo Sipari dove il 25 febbraio 1866 nacque il filoso.A Napoli nel  salone antistante la Sala Giunta di Palazzo San Giacomo davanti al busto bronzeo di Croce, deposta una corona d’alloro da De Magistris

  “ Je viens de lire” come dicono i francesi  letteralmente  “ vengo da leggere” per indicare che ho appena letto il bellissimo pezzo di ricordo del pensiero di Benedetto Croce,, del professore Ernesto Paolozzi, crociano, autore di molti studi su Croce e soprattutto del suo ultimo libro “ Il liberalismo come metodo”, su Repubblica.

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Benedetto Croce

Paolozzi ha sottolineato la concezione della Storia di Croce. “L’idea centrale che ogni storia, se è vera storia, è sempre storia contemporanea” che “ la storia vera non si riduce a mera cronaca o ad elencazioni di avvenimenti ma è fondata sulle idee che il nostro tempo, che la contemporaneità appunto, solleva”. La storia cioè è “ pensata in vista della preparazione dell’ agire futuro” poiché “ solo se si riesce a leggere il passato nel suo stretto nesso con la contemporaneità è possibile appassionare i giovani, gli studenti, muovere in loro ad un tempo un interesse vero per il passato e l’ impegno verso il presente” Paolozzi rimarca ancora in maniera “ fondamentale” il “liberalismo crociano”.  Croce in realtà propone una filosofia della libertà che concepisce il liberalismo come una concezione della vita, non come un insieme di dottrine particolari più o meno efficaci. Il suo è un liberalismo metapolitico o come ho suggerito metodologico, eccentrico rispetto alla tradizione classica europea E’ un liberalismo che riesce a mantenere la sua identità nel valore della libertà come fondamento della vita, in quanto metodologico, estremamente aperto al confronto con le altre dottrine politiche, dal cattolicesimo democratico al socialismo ed anche nei confronti di un certo conservatorismo non ottuso”.

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Benedetto Croce e Enrico De_Nicola

 

Questi due aspetti del pensiero di Croce li ho trovati molto importanti  soprattutto quella “ concezione metapolitica” del liberalismo che può essere la chiave di lettura per spiegare come una certa sinistra democratica “acomunista” abbia portato il liberalismo a “ sinistra” e non a “ destra”  verso un socialismo democratico visto come naturale completamento di un vero liberalismo. Il principale teorico del “ socialismo liberale” fu Carlo Rosselli, martire nel fascismo, che già nel 1937, in pieno fascismo, sostenne che il socialismo è inseparabile dalla libertà e come tale è ideologicamente e storicamente qualcosa di molto diverso dal comunismo.

Carlo Rosselli

Carlo Rosselli

Grande eretico del socialismo Rosselli fu il teorico di un “ partito d’azione” che voleva fare sintesi sia del liberalismo che del socialismo ed indicare una “ Terza Via” sulla quale ancora oggi si discute in Italia ed in Europa.

Questo magistrale ricordo di Croce da parte di Paolozzi  mi ha richiamato alla mente l’ esempio di vita del professore Edoardo Malagoli ( 1918-2001) che venuto ad Ischia negli anni ‘ 50 ad insegnare al liceo classico fu per trentanni il più grande divulgatore del pensiero crociano e del liberalismo non solo per i suoi alunni ma per il suo impegno civile e culturale attraverso circoli, manifestazioni, conferenze.

Edoardo Malagoli

Edoardo Malagoli

A questa fonte di  impegno civile e culturale si sono abbeverati molti giovani degli anni ‘ 60 e ‘ 70 – io compreso – ed alcuni  proprio partendo dal liberalismo sono approdati al socialismo non solo come via democratica verso una società più giusta e più umana ma come organizzazione territoriale – attraverso il Partito Socialista Italiano – chiamata nei nostri sei Comuni, di un’isola “unitaria per legge geografica” come scrisse Malagoli in un pezzo del 1970, a rendere concreti quei valori di libertà e giustizia nei luoghi dove si viveva e nelle assemblee dove la democrazia di esercitava che erano i Consigli Comunali.

Ricordo una intervista al professore Malagoli nel marzo del 1987 contenuta nel mio libro “ Tempi d’ Ischia”. Malagoli aveva 69 anni. Mi accolse nella sua casa in località “ Spadara ” a Forio dove “ costruiva barche”  e ci accomodammo nel suo studio  pieno di libri per una intervista che durò oltre tre ore e che sintetizzai riportando il più fedelmente possibile le sue parole registrate  dall’ apparecchio meccanico che sbobinai con estremo scrupolo.

Benedetto Croce

Benedetto Croce

Malagoli mi parlò del suo impegno nel partito liberale a Brescia. “ il partito di cui Croce fu splendido presidente ed io umile operaio”. Si ritenne sempre un “ umile operaio” del pensiero di Croce. Un umile allievo. Mi confessò che l’unica ambizione della sua vita era “ essere fedele a se stesso”. Mi raccontò dei suoi incontri con Benedetto Croce al Palazzo Filomarino, la sua casa, che era stata precedentemente il luogo di insegnamento di Giovan Battista Vico e Croce ne aveva fatto la sua abitazione-studio “ quasi a significare una continuità ideale non solo di pensiero ma perfino di luogo tra il Maestro ed il grande allievo”. Mi parlò della sua attività pubblicistica iniziata a Brescia ma continuata anche ad Ischia. Del suo amore per il mare,  “ la grande metafora della vita” e soprattutto del suo “ insegnamento laico” che si scontrò negli anni 50-60 con confronti aspri con il Vescovo dell’epoca, Antonio Cece, un  vescovo politico chiaramente sostenitore della Democrazia Cristiana di un’ala conservatrice, fino a subire denunce al Ministero della Pubblica Istruzione.

Mi confermò che restava “ pervicamente un umanista che è culto dell’uomo nella sua dignità, culto dell’ uomo soprattutto nella conquista della libertà che non è mai libertà da costrizioni esterne ma è libertà per qualche cosa, per l’ affermazione al bello e soprattutto del proprio rispetto per l’ eterno valore dell’ onestà”. Ed ancora la sua “ educazione storicistica” ( la storia “ contemporanea” di Croce n.d.a.) che lo portava “ ad aver fiducia nella vita e quindi all’indulgenza, alla pazienza, ma mai ai compromessi di carattere morale” e qui trova conferma il liberalismo citato da Paolozzi che è capace  poiché “ metodo” di dialogare con chiunque si sente e definisce se stesso  democratico”.

Villa Spadara

Villa Spadara

Mi piacque molto quel suo appello finale agli ischitani  di “ conoscere meglio la loro lunga storia, la loro grande storia che ha pagine ricchissime, di luci e ombre come ogni storia vivente, per poter meglio aprirsi alla storia in fieri che è storia europea”.

Edoardo Malagoli ha diffuso l’autentico pensiero crociano per tutta la sua vita ed ovunque nell’isola d’Ischia lasciando nei suoi allievi un segno indelebile anche in quelli –come me – che non hanno fatto studi classici ma tecnici ed anzi da me –  che ho fatto economia e commercio e poi scienze politiche – voleva sapere come giudicavo la politica economica del Governo di allora.

Un dialogo civile come “ metodo”. Un rispetto per le persone assoluto con quel suo dare del “ lei” a tutti anche ai suoi alunni che non avevano ancora vent’anni. Un culto per l’ “onestà” definito “ eterno valore”. Un amore infinito per le bellezze dell’ isola d’Ischia, “ ricca di pregnanze storiche”, e per il tutto il Mezzogiorno d’ Italia da fedele allievo di Croce.   E quella intervista che mi rilasciò quasi come un “ testamento spirituale”. E’ stato un Grande Allievo di Benedetto Croce ma voleva che fosse la Storia a dirlo nel ricordo dei suoi allievi.

 

 

 

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