di Eduardo Palumbo
Fallisce la mediazione. E fallisce anche il colpo di mano. Il canguro, questa volta, non viene subito passivamente. Ed allora si cambia. Dal canguro si passa allo struzzo, meglio mettere la testa sotto la sabbia e non votare. La notte porta consiglio, e chissà cos’altro ancora. Il capogruppo di sinistra unita De Petris propone il rinvio della seduta. I falchi della Cirinnà che da giorni invocano il voto, cambiano idea: il Senato decide lo slittamento
In tarda mattinata c’era stato l’attesa riunione dei capigruppo. Ci si era arrivati con moderato ottimismo, era stata tessuta una ampia rete diplomatica per non rompere tutto. Ma quando esce il capogruppo della Lega Gian Marco Centinaio, si capisce subito che la situazione è come prima, peggio di prima. “Volete sapere la verità? Bene, la verità è che la parola del Pd vale come un peto“. Il che vuol dire che non c’è più nessuno spazio alle mediazioni. La minaccia, il famoso canguro, l’emendamento killer sempre pronto presentato dal solito Marcucci rischia di trasformarsi in un boomerang.
Già, perché Alberto Airola, capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle smonta i piani del partito democratico. “La Lega ha ribadito la disponibilità a ritirare il 90 per cento dei suoi emendamenti. Io non me la sento di costringere il mio gruppo a tradire la possibilità di discutere con soli 500 emendamenti”. Insomma viene ufficializzato il no al canguro.
Ed allora i voti su cui contava Renzi, sono svaniti. Sfilatosi il Movimento 5 Stelle, il pallottoliere di Palazzo Madama rileva che è tutto tremendamente incerto, non ci sono margini di “sicurezza” per nessuno. Sulla carta i sì sicuri alla stepchild adoption dovrebbero essere 145 mentre i “no” risulterebbe, invece, essere 147. Poi ci sono gli indecisi, voti che ballano, compresi quelli dei senatori a vita come Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti Giorgio Napolitano (il più assiduo in aula) sempre che si facciano vedere…
Tutto,insomma, ritorna in discussione. Dice il ministro della Giustizia Andrea Orlando, “questa mossa rende più impervia una strada che era già significativamente impervia”. In mattinata aveva fatto sentire la sua voce anche Daniele Viotti, europarlamentare del Pd e fondatore a Torino dell’associazione Quore che si dedica alla promozione dell’uguaglianza della comunità Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e trasgender) con un tweet ha fatto il suo punto della situazione “La dico semplice, ma non mi vengono altre parole: i senatori Di Giorgi, Lepri e i cattodem hanno rotto il cazzo”.