di Adolfo Mollichelli
Il terzo capitolo della saga del Pupone si abbatte inesorabile sul Napoli povero (di gol) ma bello. Sesta sconfitta, immeritata, che consegna lo scudetto alla Juve con tre giornate d’anticipo. E che mette in pericolo il secondo posto
Cammino più agevole per gli azzurri rispetto ai tottiani. Due punti da conservare con tutte le forze perché in caso di arrivo alla pari la Roma godrebbe del vantaggio nei confronti diretti.
Non è bastato il ritorno di Higuain per risolvere il match da “fuori i secondi”. Non sono state sufficienti l’intraprendenza di Mertens prima e la vivacità di Insigne poi. Non ha prodotto frutti la superiorità tecnica. Non ha giovato la prevalenza territoriale. Sconfitta amara arrivata allo spirare del match. Azione avviata da Totti il mago dell’Olimpico e finalizzata dalla rasoiata di Nainggolan.
Si erano collegati da tutto il mondo, 192 Paesi – Zimbawe compreso- per vedere l’effetto che fa la sfida tra i due attacchi ,più prolifici del campionato italiano.
Azzurri a quota 72, giallorossi a 73. Soltanto nel finale la montagna ha partorito la rete del belga più tatuato che ci sia. Credo che le centinaia di milioni di telespettatori siano rimasti increduli, e delusi. Perché anche le azioni più pericolose sono state condotte con approssimazione e sventate in qualche modo dal polacco che gioca in porta, dal nome che è un codice fiscale: Szczesny.
Bella e lineare soltanto l’azione che ha portato al gol di Callejon annullato per fuorigioco. Alla fine si contano cinque interventi di Szczesny e la quasi totale inoperosità di Reina che sul gol non può far nulla, specie se non ti chiami Buffon. Higuain non è caduto nella tentazione di voler segnare ad ogni costo. Ha assistito i compagni di reparto con il solito altruismo. Ha tentato un paio di giocate uniche ma non gli è andata bene. La colpa maggiore del Napoli? Non aver saputo approfittare del calo della Roma, evidente ed imbarazzante. Ma si sa, il cinismo non appartiene al dna degli azzurri. Da tener presente che Spalletti il filosofo ha dovuto fare a meno dopo pochi minuti di Manolas colpito al volto senza cattiveria dal Pipita.
Nel vuoto lasciato dallo scattante difensore greco (rimpiazzato dal modesto Zukanovic) nessun centrocampista azzurro ha saputo trovare l’imbucata giusta per Higuain che avrebbe meritato una maggiore assistenza ravvicinata, l’uno-due insomma. Bloccati da sapienti raddoppi l’egiziano autentico e il Faraone d’Italia. Monumentale Koulibaly. In crescendo Hamsik alla presenza numero 400 in azzurro. Pochi i tagli di Callejon.
Si torna dall’Olimpico col morale a pezzi, per il risultato. Secondo posto da conservare se non si vuol gettare alle ortiche un campionato giocato ad alto livello. Prossima avversaria l’Atalanta di Reja. Poi, si andrà a Torino (granata). Chiusura col Frosinone. Forza e coraggio. Magari, tornerà anche la parola!