Campagna della sinistra Democratica'Facciamo neri i camorristi'

Il Presidente Amato

di Giuseppe Mazzella

 Quattro anni fa moriva a Salerno, dove risiedeva, dopo lunga malattia il sociologo Amato Lamberti. Aveva 69 anni ed era  stato assessore comunale di Napoli dal 1993 al 1995 e dal 1995 fino al 2004 fu  Presidente della Provincia di Napoli. Negli anni ‘ 80 aveva fondato l’Osservatorio contro la Camorra e l’ Illegalità   nella metropoli partenopea. Era   professore ordinario presso la facoltà di sociologia della Federico II di Napoli

Sono già passati quattro anni dalla morte di Amato Lamberti.  Lo ricordai con una nota apparsa sull’edizione napoletana de “ La Repubblica”  del 3 luglio 2012. Avverto  nell’attimo in cui mi sento impegnato in una battaglia civile nel mio piccolo paese, Casamicciola, per difendere la destinazione a scuola primaria del “ Palazzo Manzoni” ex-Dux , l’esigenza di richiamarmi ad un insegnamento, ad un esempio di pubblico amministrazione che può  e deve essere seguito se vogliamo lasciare qualcosa ai nostri figli.

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Amato Lamberti

Amato Lamberti è stato per me una di quelle persone che, come ha detto Guido Trombetti, rettore dell’Università Federico II di Napoli, incidono sulle nostre convinzioni, che diventano “ comportamenti da imitare” ed ai quali “ si rubano atteggiamenti e percezioni”.

Sono stato per 25 anni – dal 1976 al 2001 – responsabile dell’ufficio stampa della Provincia di Napoli ed ho lavorato con otto Presidenti e centinaia di assessori. Il ventennio ( 1975-1995) è stato quello forse più intenso sul “riformismo ” negli enti locali. Si discusse sulla “ utilità amministrativa” della Provincia in presenza della Regione istituita nel 1970 e cominciò a prendere sostanza la proposta di una “ abolizione” della Provincia.

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In effetti, pur prevista dalla Costituzione che divide la Repubblica in Regioni, Province e Comuni, la Provincia non era e non è un Ente Locale a “ competenza generale” come il Comune né un ente di “ legislazione” come la Regione ed allora tutte le parti politiche hanno cercato di disegnare un ruolo per l’ “ ente intermedio” non riuscendo a trovarlo. Quel ventennio contiene una quantità enorme di leggi e leggine – statali e regionali – per attuare un  democratico disegno “ autonomistico”.  Alla metà degli anni ‘ 70  si prospettava un superamento della Provincia con i “  Comprensori” mentre la legge 142/90 di riforma degli enti locali prevedeva per le aree metropolitane del Paese la “ città metropolitana” che avrebbe dovuto prendere il posto sia della Provincia e sia del Comune di Napoli e delle aree limitrofe.

Il pesce piccolo avrebbe dovuto  mangiare quello grande. Poi c’è stata la legislazione regionale della Campania con due leggine degli anni ‘ 80 che “ delegavano” funzioni amministrative alla Provincia ma non ne assegnavano né il personale né i fondi.

AMATO LAMBERTI , BASSOLINO E LOSCO

Lamberti, Bassolino e Losco

Lamberti divenne presidente della Provincia nel 1995 nel momento più basso della “ credibilità politica ed istituzionale” dell’Ente Intermedio. Rilanciare un ruolo “ politico” della Provincia, trovarne uno spazio istituzionale tra il” gigante regionale” e 92 Comuni dell’ area metropolitana, fra i quali il “mega-Comune di Napoli”, gelosi della loro autonomia. Era una impresa titanica.

Lamberti ci provò forte del suo carisma di studioso dei fenomeni sociali ed economici dell’ area napoletana con la competenza del “ grande comunicatore” e dello studioso di scienze sociali.

STEFANO CALDORO , RIVELLINO , AMATO LAMBERTI

Caldoro, Rivellini e Lamberti

Quel primo mandato di Lamberti – 1995-1999 – fu pieno di iniziative per ridare alla Provincia un protagonismo nella materia difficile e controversa che era ed è quella della Pianificazione Territoriale e della Programmazione Economica  ed Egli profuse un impegno enorme affinché lo strumento dei Patti Territoriale segnasse la svolta nello “ sviluppo locale” con nuova occupazione e nuovi modelli di crescita economica. Ma già il secondo mandato – 1999-2004 – fece emergere le resistenze della Regione a delegare i poteri di Pianificazione mentre la partitocrazia, che Lamberti detestava, ricominciò  la risalita dopo il crollo di “ tangentopoli”.

La “ Nuova Società Napoletana e Campana” che Lamberti sognava era difficile a realizzarsi. Eppure era necessaria. Bisognava partire dalle “ piccole illegalità” – ricordo la campagna contro le “ piccole illegalità” diffuse per arrivare alle grandi. Se il fenomeno non si stradica alle radici l’illegalità si diffonde a macchia d’ olio in tante piccole cose.

CONVEGNO DS : AMATO LAMBERTI

Lamberti fu sempre un esponente della “ società civile” non del sistema dei partiti della prima e seconda Repubblica. La sua stagione politica si chiuse troppo presto. Ma è stato l’ultimo fra i Grandi Presidenti della Provincia .

L’Ente Provincia ebbe un ruolo decisivo per la ricostruzione dal 1952 al 1970 con grandi personaggi impegnati nel suo prestigioso  Consiglio Provinciale che si riuniva nella monumentale aula del complesso di Santa Maria La Nova che aveva visto le presenze di  esponenti come Maurizio Valenzi, Gomez d’ Ayala, Francesco Bonifacio, Guglielmo Waschimps, Antonio Gava ed altri della classe dirigente napoletana.

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Aver partecipato con lui all’ultimo tentativo di” rinascimento”  dell’ Istituzione-Provincia dopo un dibattito così estenuante ed umiliante sull’utilità di un terzo livello di potere locale miseramente fallito e assurdamente concluso nel 2014 con la leggina  Del Rio – un articolo e 151 commi che ha trasformato la Provincia in “ Città Metropolitana” abolendo l’elezione diretta del presidente e popolare dei 45 consiglieri e facendo del “ sindaco-metropolitano”,che è quello della città capoluogo Napoli,una specie di “ podestà” di serie B, resta uno dei ricordi più entusiasmanti della mia vita. Resta un esempio di impegno civile da imitare, da seguire, per il tempo che abbiamo ancora da vivere perché abbiamo sbagliato tanto – come generazione sessantottina – ma abbiamo indissolubile lo spirito auto-critico ed ancora la capacità di disegnare un nuovo percorso.

Lamberti è stato l’ultimo dei grandi  Presidenti della Provincia che – per dirla con il poeta Nazim Hikmet – si è portato  nella tomba la “ malinconia per un canto inconcluso” di un “ Maestro silenzioso” che però ha lasciato nei suoi allievi e nei suoi collaboratori un segno incancellabile.

 

 

 

 

 

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