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Se le corna hanno la toga

 di Manuela D’Alessandro e Frank Cimini

 Non risulta pendente alcun procedimento penale o disciplinare a carico di componenti del Csm”. Giovanni Legnini prova a smentire la vicenda del magistrato fedigrafo  (la moglie, si è saputo, è una sua collega) svelata da giustiziami.it inviando una  nota ai consiglieri dell’organo di autogoverno della magistratura. Nessuno sembra però credergli e anzi molti deridono i toni ambigui del comunicato

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Legnini ha dovuto emergere dal silenzio pressato dalle centinaia di magistrati che chiedono da giorni chiarezza nelle mailing list di corrente. “Se davvero è andata così, questo signore non può continuare a sedere nel Csm”, scrivono in molti. Altri manifestano livore contro la stampa: “Quando si vuole eliminare un concorrente si prega un giornalista (è un termine improprio) e si da’ origine alla notizia”.  Nei bar attorno al Tribunale di Milano all’ora di pranzo capannelli di toghe si confrontano sul nome (lo sanno tutti) e sui risvolti della vicenda.  E lo stesso accade a Roma,  da dove il presidente del Csm Legnini si è sentito in dovere di riportare “un clima sereno e proficuo” tra i magistrati.

Corte di Cassazione - Inaugurazione anno giudiziario

Giovanni Legnini, vicepresidente Csm

Ma la sua difesa non ha convinto proprio nessuno stando alla mailing list di Anm. “E’ uno scialbo comunicato parasovietico del tipo in Urss non ci sono furti”, azzarda uno.

Legnini scrive ‘non è pendente alcun procedimento’ – osservano altri – parlando al presente. Questo significa che in passato lo era e magari è stato definito con un patteggiamento?”. E ancora: “Se non fosse per lo sputtamento, ci sarebbe da ridere”; “Chiediamo a Signorini come sono andate le cose”.

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Il Consiglio Superiore della Magistratura

Chissà se il giornalista re del gossip sa se il Csm ha mai aperto un’inchiesta sul magistrato fedigrafo, esercitando quell’azione penale che dovrebbe essere il pane della magistratura, oppure se ora sta insabbiando un’indagine conclusa con un patteggiamento o in altro modo che avrebbe dovuto portare alla rimozione dall’incarico, peraltro importante, rivestito dal magistrato fedigrafo.

 

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