Soccer Euro 2016 Germany Italy

Italia-Germania 4-3. Rigori sbagliati

 di Ernesto Santovito

Ci sono storie che non finiscono mai. Storie che ti rimangono dentro e che non potranno cambiare mai. Ci sono storie come Italia-Germania che non finiscono, che rappresentano la favola del calcio, e non importa se a volte giocano gli angeli dalla faccia sporca ed i panzer dai piedi di velluto ed altre soltanto piccoli campioni come nel catino di Bordeaux, cambia lo spettacolo ma l’anima della supersfida è sempre la stessa. E’ finita ai rigori, siamo usciti sbagliando l’impossibile dagli undici metri. Italia-Germania finisce di nuovo 4-3. Peccato che siano i rigori sbagliati. Abbiamo messo dentro Zazà all’ultimo secondo per fargli tirare il rigore. Ha tirato al cielo. E noi siamo finiti all’inferno. Siamo usciti con le lacrime agli occhi

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Un sortilegio, uno scherzo del destino, un semplice tabù; eppure la Germania quattro volte campione del mondo, esattamente come noi, non era mai riuscita a batterci in una partita del campionato del mondo o dell’Europeo. Otto partite tra gironi, semifinali e finali 4 vittorie e 3 pareggi dell’Italia. Ora c’è questo piccolo grande successo dagli undici metri tedesco.

E’ svanita una leggenda. Quella di essere la bestia nera, Deutschland über Alles, con noi era sempre il contrario. E  rotolavano appresso a questa bizzarria del pallone le teorie più disparate, quelle calcistiche (fantasia contro prevedibilità) quelle filosofiche (il cinico pragmatismo di Guicciardini e Macchiavelli contro la visione della vita di Hegel e Kant), quelle di modello di vita (l’arte di arrangiarsi contro l’organizzazione teutonica). Abbiamo perso di testa, noi che la testa non la perdiamo mai. Pellè irride Neuer dal dischetto mimandogli il cucchiaio e poi mira la bandierina del calcio d’angolo…

Quarter final Germany vs Italy

Duello Kimmich – Di Sciglio

Quarter final Germany vs Italy

Contrasto Gomez – Chiellin

Italia-Germania è la madre di tutte le emozioni legate ad un pallone (e neanche questa volta ha deluso le aspettative) immortalata con una lapide (Jahrhundertspiel, Game of the Century, El partido del siglo) allo stadio Azteca, chissà per quale ragione divina prescelto fra i tanti templi pallonari più prestigiosi e ricchi di storia, ad ospitare la partita della vita, lassù più vicino alle nuvole ed al paradiso   duemilacinquecento sopra il livello del mare.

Usciamo a testa alta ma usciamo. Poi alla fine conta solo questo, è la fine dell’avventura azzurra di Antonio Conte, il tecnico più odiato che amato, che ha inventato dal niente una squadra, leggevi i convocati e ti mettevi le mani fra i capelli.

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Antonio Conte

Ed invece alla fine ha avuto ragione lui, con le sue testardaggini, le sue convinzioni, la sua rabbia e le sue antipatie (Insigne). I tedeschi campioni del mondo hanno ostentato sicurezza sino al fischio d’inizio poi ci hanno temuto, rispettato, guardato sempre  con circospezione: attaccavano ma non tanto, senza mai lasciarci un pezzo di campo libero, perché avevano paura, si che avevano paura.

E facevano bene perché dopo un’ora di gioco quando sono riusciti a passare in vantaggio con Osil si sono ritrovati un’Italia ferita, rabbiosa, vogliosa di recuperare. Ed il pareggio è arrivato grazie ad un incredibile Boateng che si è messo a fare un muro stile pallavolo in area, concedendoci il più incredibile dei rigori (trasformato da Bonucci, che però poi sbaglierà nella serie).

Conte se ne va in Premier League nella Londra fuori dall’Europa, guiderà la rinascita del Chelsea. Per l’Italia comincia l’avventura di Ventura.

 

 

 

 

 

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