di Eduardo Palumbo
“S’hanno fatto a Bin Ladèn…” Il passaparola nella terra dei fuochi è stato repentino, simultaneo. Quel tunisino con la doppia faccia lo conoscevano quasi tutti nella zona, San Marcellino, patate e pistole, terra dei casalesi, le mani del clan di Zagaria, l’ultimo capozona, Arturo Pellegrino, “’o Papaccione” è stato arrestato un po’ di tempo fa.
Mohamed Khemiri, si faceva chiamare Bin Ladèn, era uomo da mille loschi traffici. Viveva in una casa attigua alla moschea, era il custode della moschea del Paese, anche se ora già tutti fanno finta di non sapere, smentiscono, cadono dalle nuvole.
L’imam di San Marcellino, Nasser Hidouri, si è preoccupato subito di prendere le distanze. “ Non svolgeva alcun compito, non era nessuno all’interno della Moschea…” Un copione già letto. Il giorno dopo tutti cadono dal pero…
Trafficante di migrante e di documenti falsi Mohamed Khemiri era un soldato dell’Isis. In tutto e per tutto. “Saró dell’Isis finché vivo e se muoio vi invito a farne parte” questo sua frase registrata ha fatto scattare l’allarme. Un pericolo, pronta ad un’azione di terrorismo.
Secondo la Procura svolgeva da tempo “condotte finalizzate a incoraggiare sentimenti di acceso antisemitismo ed anti occidentalismo attraverso svariate pubblicazioni di scritti, filmati e fotografie apparsi sui profili di Facebook e Twitter”. Mohamed Khemiri svolgeva attività di proselitismo in favore delle organizzazioni islamiste inducendo alla radicalizzazione religiosa alcuni immigrati di fede musulmana. Le indagini sfociate nella retata sono state dei carabinieri del Ros di Caserta, coordinate dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone e dall’aggiunto Antonio D’Amato.
Il tunisino, è stato arrestato con altre sette persone, oltre che per i reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e del falso documentale, è accusato anche di attività eversiva da parte della procura distrettuale antiterrorismo di Napoli, sostituto procuratore Luigi Alberto Cannavale.
Tra gli atti sequestrati anche una sorta di vademecum del terrorista solitario. “Era un potenziale attentatore solitario, Kemiri parlava del modo in cui colpire lontano da eventuali telecamere e poi scappare”, ha spiegato D’Amato”.
Non è certo la prima cellula del terrorismo islamico scovata a Napoli e dintorni. Sono molti i gruppi militanti islamici che hanno agito su Napoli: il gruppo Jamail Tal islam, il gruppo Gcim ( gruppo combattente islamico marocchino) e i militanti del Gia, gruppo islamico algerino. Ed un gran movimento c’è anche intorno alla moschea di piazza Mercato.
Del resto in alcuni documenti del Viminale si legge che “la regione Campania è un centro nevralgico per i flussi migratori e per la logistica e l’organizzazione dei centri paramilitari mediorientali. In alcuni quartieri, non è difficile entrare in contatto col sottobosco criminale nordafricano che unisce alla fede per Allah la religione del denaro facile. Napoli è la più grande agenzia di contraffazione di documenti d’Europa. Qui è possibile acquistare di tutto. E organizzare di tutto”.