dc879eb87586ca7e29e18d079f41f96c

Immortale Usain

di Ernesto Santovito

Ma che razza di atleta è uno che vince i cento, duecento e la staffetta quattro per cento per tre Olimpiadi consecutive? Il triplete del triplete, solo il vento può correre può sfidare Usain Bolt, il giamaicano con le ali

Imprendibile, insuperabile, incontenibile, imbattibile. Il figlio del vento. Ormai non ci sono più parole per raccontare questo ragazzo del raggae che non conosce il passare del tempo, che non conosce limiti, che non conosce la sconfitta.

usain-bolt-vince-il-terzo-oro-di-seguito-a-rio-100-metri-5-827588_tn

Una volta scrivemmo, credendo di raccontare l’epilogo di una favola incredibile che c’era qualcosa che ci sfuggiva in Usain Bolt, che poi non era neanche un fatto personale, perché bisognerebbe allargarlo ad un paese, la Giamaica, predestinato, benedetto inspiegabilmente da lassù, due milioni e mezzo di abitanti con le ali ai piedi sempre pronti a correre verso il traguardo, verso il successo, verso il cielo.

Ragazzi che se si guardano indietro vedono frecce umane, la leggenda di un popolo evidentemente nato per correre e per vincere. Predestinati. Da Ben Jhonson a Linford Christie, il più veloce ai Giochi di Barcellona 1992. Da Donovan Bailey, la freccia di Atlanta 1996 a Asafa Powell a Don Quarrie, il proiettile di Kingston, che vinse la medaglia d’oro nei 200 metri alle Olimpiadi di Montreal 1976. Una storia col cronometro.

usain-bolt-vince-il-terzo-oro-di-seguito-a-rio-100-metri-6-827589_tn E corrono forte, terribilmente forte anche le donne giamaicane, evidentemente per non perdere di vista i loro uomini, per non farseli scappare. Ricordiamo fra le altre Merlene Ottey che ha partecipato a sette Olimpiadi nelle e Veronica Campbell Brown, “appena” cinque. Ricordiamo ShellyAnn Fraser Pryce la prima donna giamaicana a vincere i 100 metri olimpici (Pechino 2008) e che l’anno dopo si e laureata campionessa mondiale sulla stessa distanza. Oppure Melanie Walker che visto che correre era troppo facile ha pensato di metterci qualche ostacoli, ed è stata così campionessa olimpica dei 400 ostacoli.

filepicker_cB7LfqxGRfqNVG60woPs_Bob_Marley

Bob Marley

Si, lo confessiamo, deve esserci qualcosa che ci sfugge, di magico o di fatato in questo pugno di terra nel mare caraibico a est di Haiti, a sud di Cuba nell’arcipelago delle Grandi Antille, là dove fioriscono  fiori tropicali e sprinter, gente abituata a buttarsi dietro lo sparo e correre contro il tempo. E più del vento.

La Giamaica (che nella lingua araba degli indigeni Taino, significa “terra delle primavere”), raccontammo, è isola di alligatori e squali, di colibrì e tucani e, soprattutto, della Farfalla Omero, gialla e nera, dalle larghe ali e dalle lunghe “code”, così grande da sembrare un uccello. La Giamaica, per tanti di noi, è sempre stata l’isola del reggae, il sound caraibico che narra i problemi di ogni giorno e della filosofia rasta. La terra Bob Marley, il leader con le treccine e la chitarra. “No woman, no cry”, (“no donna non piangere”) la canzone che ha fatto il giro del mondo, la trasformammo in “No Usain, no cry” (“No Usain, non piangere”) perchè ingenuamente credevamo di raccontare una leggenda, non una vera e propria favola con il tempo passa, il fisico deteriora, la concentrazione viene meno, la voglia finisce con l’essere sommersa dalle medaglie, dai successi dai soldi, dai trionfi.

bolt-come-b827870

 

C_29_fotogallery_1010955__ImageGallery__imageGalleryItem_5_image

La storia già scritta di tutti i grandi campioni che ad un certo momento devono fare i conti la realtà , gli anni che passano, i velocisti, fosse anche l’uomo più veloce del mondo, costretti a guardare la schiena degli avversari, ma si sa, lo sport è impietoso tutto finisce, muoiono anche le leggende.

Ed invece eccoci qua, di nuovo a parlare increduli di lui di Usain Bolt, al terzo triplete, nove medaglie d’oro nella velocità pura, la disciplina che fa battere forte il cuore.  Con tre triplete “si diventa immortali” disse una volta Bolton.

E chi può dargli torto? Noi non scriviamo la parola fine. La lezione ci è bastata.

 

CondividiShare on Facebook0Tweet about this on TwitterPin on Pinterest0Share on Google+0Share on LinkedIn0Email this to someone

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Altri post dello stesso Autore