di Antonio Arricale
Buon ferragosto, un corno. È da ieri notte che ho il mal dell’algoritmo. E mia moglie più di me. Dal primo settembre, infatti, rischio di rimanere nuovamente solo. Anzi, a rigor di logica già lo sono. Mia moglie, non più giovanissima anche se ancora molto bella, con doppia abilitazione (Diritto ed economia alle superiori e Scuola elementari) e alle spalle una vita da precaria della scuola (soprattutto nelle paritarie, dove lo stipendio – come si sa – è un optional) e un anno e mezzo di insegnamento a Firenze, da quest’accidente di algoritmo è stata assegnata all’ambito di Venezia Orientale
Eppure, a novembre scorso era stata assunta a Capua, sul potenziamento, rientrando appunto da Firenze, dove aveva lavorato invece nelle elementari.
Dunque, l’algoritmo ora me la rimanda all’estero. Perché di questo si tratta. Non a Firenze, dove pure già era stata e dove, in qualche modo, nella peggiore delle ipotesi temevamo potesse ritornare, ma a Venezia.
Domando: ma che cos’è st’algoritmo? E, di grazia, è possibile sapere chi ha elaborato questo programma di calcolo? Potremmo avere il piacere di farlo testare da un bravo informatico, considerato il pianto greco che si ascolta in giro? Insomma, siamo proprio sicuri che ha girato bene e, soprattutto, con oggettività, al riparo da manipolazioni ministeriali e da insospettate complicità, magari, di papaveri sindacalisti? A pensar male…
Perché più di una cosa, a dire il vero, non torna in questa farsa tutta italiana. Intanto, che fine ha fatto il potenziamento? E come mai i docenti del concorso 2012 (presumibilmente più giovani e senza impegni di famiglia) hanno beneficiato della mobilità interprovinciale, mentre quelli abilitati da vent’anni sono stati dispersi per l’Italia?
E ancora: come mai, in moltissimi casi, l’algoritmo ha premiato i docenti con punteggio basso e punito quelli più anziani? Ma nel punteggio, venivano o no considerati anche gli anni di lavoro svolti nelle paritarie? E se no, l’algoritmo ha tenuto conto di questo elemento?
A mia moglie, per dire, insegnante di Diritto e dunque persona rispettosa delle regole, alla fine di una procedura volutamente – sospetto – farraginosa e complessa, non sono stati conteggiati ben 85 punti. Appunto, gli anni di lavoro maturati con le paritarie.
Dunque, l’algoritmo ha saputo secernere il grano dal loglio? E se no, qualcuno vi porrà rimedio o i furbi saranno sempre premiati a scapito degli onesti?
Ma, poi, a dire il vero: perché, sulla carta, lo Stato ha deciso di non computare più gli anni di anzianità nelle scuole paritarie, dopo averle foraggiate per anni?
Mi piacerebbe tanto avere risposte convincenti, per tirarmi fuori da questo stato depressivo. E magari in tempi rapidi e senza la necessità di adire le vie legali. Incrocio le dita…