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Castelli di sabbia

 di Enzo Ciaccio

Se è roba da matti l’assalto a Nisida, che come abbiamo scritto sta per essere distrutta dai “nuovi pirati” che vogliono costruirci Grand hotel e altre schifezze di cemento, è certo da manicomio anche la programmata “vandalizzazione” di tutta la linea di costa (spiaggia compresa) che da Coroglio arriva fino a Pozzuoli. Un lembo di costa che passa per Bagnoli e per l’area ex Italsider, tenuto in impasse per 30 anni e ora “consegnata” nelle mani di chi non se la merita e la tratterà malissimo. La spiaggia prigioniera e la sabbia inquinata

25 C’è chi sussurra, preoccupato: “Dopo il no al commissario, le sfide a Renzi, le parolacce, gli impegni solenni, vuoi vedere che Giggino su Bagnoli sta capitolando?…”

Insomma, in molti pensano che il premier Renzi sulla bonifica sia stato “più furbo del sindaco di Napoli”. E che “questa nuova Variante al piano regolatore che consente l’ingresso dei privati sull’area da bonificare ne costituisce la prova”.

Un giorno d’estate È stata approvata, in una riunione di giunta comunale tenutasi a fine luglio, ed è stata salutata “con favore” dal quotidiano Il Mattino di cui è proprietario il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone, che possiede anche la Cementir ed è fortemente interessato a quel che sarà costruito nell’area dopo l’operazione risanamento che per molti urbanisti “è e resta la più impegnativa e importante d’Europa”.

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Le slide di Renzi

Che cosa sancisce il documento, che spunta proprio mentre il Cipe – col Patto della Campania – ha concesso a Bagnoli (oltre che ai porti di Napoli e Salerno) il beneficio di diventare zona franca? Che – contrariamente a quanto imposto da un’altra variante firmata anni prima dall’urbanista Vezio De Lucia (autore del progetto di bonifica originario) – su quei suoli (etichettati zona gialla per il rischio vulcanico) non è più vietato l’intervento di soggetti privati ma anzi è consentito al fine “di realizzare le attrezzature di quartiere, cioè parcheggi, piscine, centri culturali e sportivi o scolastici o sanitari”.

Promesse, promesse La variante prevede che il privato possa investire, a patto che “di una quota delle attrezzature realizzate usufruiscano gratuitamente gli abitanti tramite una convenzione stipulata col Comune”. Tale metodo sarà realizzabile su un’area pari a 900 ettari, di cui una trentina adibiti alle attrezzature.

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Bagnoli scalpita. Teme l’ennesimo scippo. La Variante sgomenta. I militanti locali di sinistra riuniti nella “Assise” e il popolo che a maggio ha votato in massa per Luigi de Magistris sindaco azzerando – in nome del “no al commissario a Bagnoli” – una consolidata connotazione di quartiere legato al Partito democratico (e prima ancora al Pci), hanno detto chiaro che il sindaco sta deludendo, perché “ha fatto molte promesse condivisibili ma finora ne ha mantenuta neanche una”.

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Spiaggia libera Quali promesse? La spiaggia, per esempio. Doveva tornare a essere a disposizione di tutti, il Consiglio comunale – sull’onda di una raccolta di 13 mila firme – nel 2012 aveva approvato perfino una delibera in cui si impegnava a chiedere all’Autorità portuale una concessione per tutto il litorale. Perché non lo ha fatto? E perché, invece di garantire la spiaggia a tutti, il Comune nel Comitato portuale ha addirittura votato a favore del rinnovo delle concessioni balneari ai privati? E ancora: che fine ha fatto l’ordinanza sindacale 1/2013 firmata da de Magistris con cui si imponeva a Fintecna, Cementir e Città della Scienza di ripristinare a proprie spese lo stato dei luoghi in base al sacrosanto principio del “chi inquina paga”? Fintecna non ha neanche sfiorato con un dito la colmata di veleni che avrebbe dovuto smaltire. Caltagirone non ha toccato neanche una pietra della sua Cementir. E Città della Scienza continua a progettare imperterrita (si vocifera perfino di una nuova… birreria) lungo la linea di costa su cui – fino a prova contraria – è stato deciso che non potrà mai e poi mai ricostruire.

bagnoli-naples008Bagnoli confusa Commentano gli abitanti: “Non bastano più gli atti simbolici. Il sindaco contrasti nei fatti gli interessi grandi e piccoli che soffocano la bonifica a Bagnoli”.

Forti critiche vengono riservate anche al bando chiuso il 6 luglio con cui il premier Renzi intende “mettere in sicurezza” gli arenili a Bagnoli. Settecentomila euro per sostituire la sabbia inquinata e ripristinare le cosiddette “difese spondali”.
Insomma, ci risiamo. E poco importa se un identico intervento era già stato effettuato (ma non ultimato, visti i risultati pari a zero) tra il 2006 e il 2008. Allora fu il vicecommissario regionale Arcangelo Cesarano a dichiarare che, “in assenza di bonifica dei fondali marini, sostituire la sabbia è totalmente inutile”. Ora la boutade si ripete. In realtà, secondo i più malevoli, il nuovo tentativo (inutile) di sostituire la sabbia non sarebbe il frutto di una boutade ma il modo furbesco di consentire l’accesso agli arenili (altrimenti vietato) e garantire le attività commerciali dei privati che operano in zona.

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De Magistris e Renzi, Bagnoli

Mani, manine e manone Illazioni. Critiche. Veleni. Delusione diffusa. Per tranquillizzare gli animi, l’assessore comunale Carmine Piscopo (il papà della nuova Variante) ha provato a spiegare che “sì è vero, a Bagnoli si apre ai privati, ma sotto la forte regia del pubblico (cioè del Comune) in un regime di convenzione”. La “forte regia”? Ma quale, si chiedono i bagnolesi, visto che il premier Renzi ad agosto 2015 con il suo decreto Salva-Italia ha modificato l’articolo 33, ha indicato Invitalia come soggetto attuatore del progetto Bagnoli e ha fatto fuori il Comune da ogni seria capacità decisionale?
Di quale “forte regia” del pubblico si può mai parlare – aggiungono a Bagnoli – se proprio quel decreto di Renzi ha inserito i soggetti privati nella cabina di comando che affiancherà il commissario Nastasi con poteri fortemente condizionanti?

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Eppure, solo un anno fa il sindaco Luigi de Magistris sul decreto di Renzi aveva commentato sarcastico “vedo troppe mani, manine e manone…”, inimicandosi ancor di più le simpatie de Il Mattino, il quotidiano di Caltagirone che non gli risparmia critiche aspre.
Ma quel che rende ancora più surreale la vicenda Bagnoli è il fatto che tutto ciò avviene mentre – in un contesto di totale incertezza giuridica – l’8 settembre è entrato nel vivo il processo in atto al Tribunale di Napoli per decidere sulla presunta bonifica che avrebbe inquinato i suoli invece che risanarli.

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Tribunale e bonifiche C’è chi si chiede: come fa il commissario Salvo Nastasi ad assumere decisioni e a impegnare addirittura fondi pubblici mentre il sequestro dell’area è ancora in atto, il perito non si è ancora espresso e il quadro dei possibili sviluppi appare così vago e indefinito?
Per alcuni, Nastasi si comporta come una mina vagante che mette le mani dove capita, cioè alla cieca, visto che anche il Tribunale – in pieno agosto – ha ritenuto di rigettare la richiesta di dissequestro dei suoli nonché l’accesso permanente temendo il rischio di inquinamento delle prove. Significativa la risposta attribuita al giudice Sergio Aliperti (che presiede il tribunale) al sottosegretario (renziano doc) Claudio de Vincenti che aveva annunciato l’esistenza di un presunto «dialogo costruttivo tra la struttura commissariale e i giudici»: “Il Tribunale”, ha puntualizzato Aliperti, “non fa accordi con  nessuno. E parla solo con provvedimenti scritti”.

(Enzo Ciaccio, Lettera 43)

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