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“Valle rosso sangue”

di Carlo Paolo Visconti

La storia rievocata da Angelo Vaccariello parte da un fatto di cronaca che è realmente accaduto in Valle Caudina tantissimi anni fa, il 1958. Un uomo mite,  Agostino Izzo , in un impeto di follia o di lucida cattiveria, uccide la moglie, il figlio e la giovane nuora incinta di tre mesi…

“Valle Rosso Sangue” è il nuovo libro di Angelo Vaccariello, giornalista professionista esperto di economia e marketing. Il libro è edito da Graus. Il romanzo è disponibile nelle librerie e sugli store on line.

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Angelo Vaccariello

La storia rievocata  parte da un fatto di cronaca che è realmente accaduto in Valle Caudina tantissimi anni fa. Il 1958 è un anno cruciale per la storia del mondo: il presidente Eisenhower guida gli Stati Uniti d’America con pugno di ferro; in Russia, Nikita Cruscev fronteggia i conservatori interni e i nostalgici di Stalin; in Italia, invece, vengono definitivamente mandate in pensione le “case chiuse” e Domenico Modugno, a febbraio, vince il festival di Sanremo con un motivetto che nessuno dimenticherà più: “Nel blu dipinto di blu”.

Intanto un mistero aleggia sulle abitazioni di Tufara, un borgo in Valle Caudina spaccato a metà dalla strada Appia e diviso in ben cinque Comuni: dal 15 gennaio non si hanno più notizie di Filomena, di suo figlio Francesco e sua moglie, Iolanda. Le circostanze sospette instillano nella mente del maresciallo Giuseppe D’Amara, alla guida della Caserma di Montesarchio, moltissimi dubbi. Le sue scoperte porteranno alla luce problemi irrisolti e scomode faccende che sarebbero dovute restare nel chiuso di una famiglia.

Quella che ha raccontato è una storia vera che lascia con il fiato sospeso fino alla fine. Come nasce l’idea di questo romanzo? E’ successo lo scorso anno. Alcuni amici mi hanno raccontato la storia di Agostino Izzo il quale, in un impeto di follia o di lucida cattiveria, uccide la moglie, il figlio e la giovane nuora incinta di tre mesi. Da allora la frazione di Tufara Valle diventa per oltre tre mesi la capitale della cronaca nera italiana.

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Come mai? Tutti i principali quotidiano inviano un giornalista esperto di cronaca nera che resta sul territorio fino a quando non vengono ritrovati i cadaveri scomparsi.

Quali sono state le fonti? I giornali dell’epoca ma soprattutto le carte processuali. Il lavoro di archivio è stato preponderante e io ho cercato di fare un lavoro giornalistico lasciano poco spazio al romanziere.

Perché questa scelta? Perché la storia già era scritta: la follia, la passione, la morte presente in ogni personaggio. Non serviva aggiungere altro.

Come mai hai deciso di raccontare questa storia? Perché è una storia estremamente attuale. Non solo per la strage ma per come i media allora lo hanno trattato. Una storia di giornalismo in senso stretto.

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