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Go home

di Emiddio Novi

 Giusto 26 anni dopo la caduta del comunismo, crolla il turbocapitalismo finanziario. Il primo fu giustiziato da Reagan e Papa Wojtyla. Il secondo è caduto sotto i colpi della travolgente vittoria elettorale di Donald Trump. Il grande imprenditore che ha impugnato le insegne del nazionalpopulismo e ha sfidato e sconfitto l’establishment, il potere senza volto della grande finanza mondialista e globalizzatrice

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Aveva contro il sistema: dal suo partito, a tutti i media, al presidente Obama, alle banche e naturalmente anche la gerarchia cattolica. Il Papa nella sua escursione in terra americana gli aveva preferito l’abortista Hillary Clinton, e avviava l’epurazione di quei settori della chiesa americana che seguivano il magistero di Wojtyla e Ratzinger.

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Emiddio Novi

Le primarie e la campagna elettorale sono state condotte da un uomo instancabile, animato da un senso di ribellione contro la grande menzogna di un sistema che non esitava a impegnare migliaia di miliardi per salvare i banchieri e condannava alla miseria decine di milioni di cittadini.

Negli Stati Uniti hanno distrutto la classe operaia trasferendo le industrie dove i lavoratori guadagnano sessanta euro al mese. Hanno annientato i ceti medi, quelli delle casette con giardino e la bandiera piantata all’ingresso col cane che fa buona guardia e i bambini che giocano sul prato.

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Hanno varato una riforma sanitaria che ha arricchito le compagnie di assicurazione e le case farmaceutiche. Obama in prima persona è intervenuto in difesa degli evasori che avevano sottratto al fisco un migliaio di miliardi di dollari. Hanno privatizzato l’esercito. Appaltando persino operazioni di combattimento a mercenari definiti contractors pagati anche mille euro al giorno. Hanno armato e finanziato i terroristi dell’Isis. E hanno immiserito i neolaureati che non riuscivano a pagare i debiti contratti per laurearsi. La Clinton pagava le spese del matrimonio della figlia con i soldi raccolti dalla loro fondazione per costruire ospedali e scuole.

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Obama era stato votato per frenare la sciagurata protervia del capitalismo finanziario. E i suoi elettori dopo qualche mese avevano capito che alla Casa Bianca avevano insediato un complice del sistema finanziario che aveva intascato un miliardo di dollari per la sua campagna elettorale.

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Hillary Clinton e Michelle Obama

La Clinton ha perso anche perché Obama e la moglie si sono mobilitati allo spasimo in una campagna elettorale che negli ultimi giorni era stata trasformata in una sfida del presidente al candidato Trump. Non era mai avvenuta una cosa del genere in passato. I banchieri, però, non fanno sconti. Quando si sono accorti che la Clinton era in difficoltà, hanno costretto Obama e la moglie a rastrellare consensi. Ma i due inquilini della Casa Bianca i voti glie li hanno fatti perdere.

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Con Obama gli Stati Uniti sono stati invasi da 16 milioni di clandestini latinoamericani, le fabbriche sono state chiuse e gli impianti trasportati nei Paesi dove un operaio guadagno 60 dollari al mese. Si spendevano migliaia di miliardi per finanziare programmi ambientalisti fantasiosi e inutili. E gli americani tra i quaranta e i cinquanta anni in tutto questo caos vedevano ridursi le loro aspettative di vita. Vivevano di meno investiti da una crisi che gli aveva fatto perdere il lavoro, la casa pignorata dalle banche che rivendicavano rate non pagate del mutuo, sfasciato le famiglie, e li aveva declassati dalla loro condizione di lavoro e reddito.

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Questa era l’America che in un colpo solo ha eletto Trump, ha bocciato la Clinton, s’è liberata degli Obama, della moglie e delle due figlie, ha reso orfani i banchieri che non hanno più gli Stati Uniti al loro servizio, ha disposto lo sgombero dei salotti i della Casa Bianca dove i lobbisti delle multinazionali fornivano idee e altro agli estensori di quegli accordi internazionali che assestavano colpi micidiali alle filiere produttive provocando la chiusura di fabbriche, il trasferimento in India di uffici, società di servizi e persino industria medicale.

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A questo punto la gente esasperata chiedeva alla politica un po’ di protezionismo, un minimo di autonomia dagli interessi delle multinazionali, la difesa delle piccole e medie aziende e un alleggerimento fiscale in un Paese in cui la mafia dell’industria digitale le tasse le paga dove gli conviene di più. Semmai in Austria o Lussemburgo. Gli americani chiedevo o un minimo di impegno della classe politiche nella difesa degli interessi nazionali. Questo è il Paese che si è ribellato e ha eletto Trump presidente degli Stati Uniti.

 

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