di Emiddio Novi
Su un popolo di otto milioni di abitanti Fidel Castro ne ha fatti fucilare 44.700. Nel 2001 a Miami si tenne un convegno da cui emersero dati che contraddicevano la grande menzogna della rivoluzione non violenta
I detenuti a Cuba furono 475.000. I morti annegati nel tentativo di scappare dall’isola furono 30.000. I cubani spariti nel nulla, i desaparecidos 80.000. Due milioni gli esuli.
Il reddito pro capite è inchiodato attorno ai 10 dollari al mese. Unica fonte di reddito è ancora la monocoltura della canna da zucchero e il turismo. Quello sessuale è tollerato anche se il governo finge di contrastarlo. Sono soldi che servono ad alleviare il livello miserabile della vita di tante famiglie che altrimenti dovrebbero rassegnarsi di nutrirsi una volta al mese.
Sessanta anni di comunismo, di repressioni, di fughe negli Stati Uniti non sono riusciti ad assicurare una vita decente ai cubani. Il regime li drogava con la propaganda, faceva credere che era un popolo di eroi che resisteva al gigante americano.
La realtà era un’altra. Cuba faceva parte del blocco sovietico e la sua indipendenza era garantita da Mosca. Caduto il comunismo per gli americani liberarla dalla famiglia Castro non sarebbe stato impossibile. Ma tanto costoso. Bisognava pur mantenerli questi cubani.