di Ernesto Santovito
Il Sassuolo che fuori casa navigava in piena tempesta e nel buio più assoluto, dopo la vittoria a Palermo nella prima di campionato, nelle restanti sei trasferte aveva racimolato solo un punticino e che perdeva da ben quattro partite consecutive a Napoli è riuscito a non perdere senza rubare niente a nessuno, nonostante una lista di infortunati che sembrava quella di una tac al Cardarelli. Un gol (Insigne) ed un palo (Callejon) per il Napoli, un gol (Defrel) ed una traversa (Missiroli) per il Sassuolo
Non è bastato un gol di Insigne (non segnava in casa da aprile 2016 contro il Verona. Per Lorenzino terzo gol in due gare, aveva segnato lo stesso numero di reti nelle precedenti 28 partite) con il suo colpo migliore, pallone a giro dal limite dell’area, per regalare il successo al Napoli che vive un periodo di involuzione ormai conclamata, checché ne dica Sarri, profeta sempre più annebbiato.
La squadra vive di sprazzi, le folate di Hamsik, le invenzioni di Insigne, l’imprevedibilità di Mertens ma fatica da morire a creare occasioni da gol vere, un gran possesso di palla che però molto spesso si rivela vacuo, improduttivo, inutile.
Al centro dell’attacco continua ad esserci un grande vuoto, Gabbiadini continua ad essere impiegato in un ruolo che non è il suo e, chiuso nella morsa di Acerbi e Cannavaro finisce praticamente quasi col non toccare palla.
La squadra continua maledettamente a soffrire senza avere un punto di riferimento centrale, il falso nueve, il trio della banda bassotti può essere una situazione d’emergenza, non si può pensare di andare avanti così.
Sarri è sempre più prigioniero di se stesso. Del suo modulo e della sua mancanza di fantasia. E dei suoi post partita sempre sbagliati. Non ha le idee quale sia il ruolo del tecnico di una squadra di vertice. “Siamo una squadra di adolescenti. E ci comportiamo da tali? Il mercato invernale? Non me ne importa una pippa…”.